E se i primi a dover essere bocciati fossero gli insegnanti e non gli alunni?
23 Giugno 2009
In questi giorni, le ultime prove per i ragazzi delle terze medie. Tutti con il fiato sospeso ad aspettare i risultati. Il nuovo rigore si è già fatto sentire, sono aumentate in modo esponenziale le bocciature, sia alle medie sia alle elementari. Pietosi sei rossi e in alcuni casi verdi hanno riempito le pagelle dei ragazzi delle medie. In molti casi la promozione, data per voto di consiglio, ha mostrato un volto ambiguo: che vuol dire essere promossi con più di cinque sei rossi? Che l’alunno era da bocciare. Ma quando in una classe di casi così ce ne sono sei o sette, oltre ad uno o due bocciati veri, allora viene da pensare che qualcosa non abbia funzionato. Qualcosa non ha funzionato se su diciotto alunni la metà deve ripetere l’anno.
Siamo tutti contenti del nuovo rigore che è stato applicato, poiché, il lassismo nella scuola era evidente e i dati parlavano chiaramente dello stato culturale dei nostri ragazzi; sicuramente un cambiamento e un segnale era giusto darlo. I ragazzi, l’hanno incassato. Volti ignari, lacrime stupefatte di fronte ai quadri di fine anno. Tutti i ragazzi e le famiglie hanno subito l’inconsueta severità dei professori che hanno visto per la prima volta i limiti dei loro alunni (solo quest’anno? perché l’anno scorso i loro alunni erano bravi?) In questi voti, dati a mio avviso in modo inconsapevole sia prima sia dopo, c’è tutta la triste realtà della scuola italiana.
Il ministro Gelmini potrebbe ricavare da questi dati molte notizie interessanti, sia sulla preparazione degli insegnanti sia sull’incapacità nel valutare: grande nodo della scuola, che non ha mai voluto finora né valutarsi né valutare i propri alunni. Non è un caso che sono sempre fallite le valutazioni d’istituto. In tutti questi anni si è combattuta ogni eventualità di valutare e controllare il lavoro degli insegnanti, i quali hanno sempre affermato l’importanza della libertà di insegnamento, confondendo la libertà, con la possibilità di non sapere e non considerando il danno fatto agli alunni per la loro incompetenza.
Quest’anno la scuola più severa è stata quella dell’obbligo. In questa età, evolutiva e di passaggio, proprio perché dell’obbligo la scuola dovrebbe portare tutti gli alunni agli obiettivi minimi indispensabili dell’apprendimento. In particolare in questa fascia di età si dovrebbero trovare tutte le strategie utili per far arrivare, ognuno con le proprie capacità, ad acquisire la cultura di base. Se questo non accade neanche in scuole dove il livello socio culturale è alto, dove non ci sono casi difficili, non ci sono ragazzi extracomunitari, con difficoltà legate alla scarsa conoscenza della lingua, bisogna chiedere allora agli insegnanti, e ai genitori, quali sono “le forze che hanno messo in campo” per questi ragazzi. Li hanno aiutati a capire l’importanza dello studio? Li hanno resi consapevoli delle loro eccellenze e delle loro difficoltà? Li hanno motivati all’amore per lo studio? Gli hanno fatto capire come si pianifica lo studio in una giornata? Li hanno affiancati nella loro crescita? Oppure li hanno solo giudicati e abbandonati, nel caso della scuola; protetti, ma contestualmente dimenticati, poiché non seguiti nei loro veri bisogni, nel caso dei genitori? Genitori distratti. Convinti che basta sopperire a tutti i capricci e alle necessità materiali per sentirsi di aver assolto il loro compito.
Allora ben venga il rigore, ma non commettiamo l’errore di far pagare il prezzo a chi è la vittima di un sistema che non funziona. Mettiamo in mora anche gli insegnanti, con esami e controlli, con bei voti finali. E poi richiamiamo le famiglie al compito genitoriale, non è obbligatorio fare i figli, ma una volta fatta la scelta è indispensabile seguirli. Peccato che nessuno, neanche la volenterosa Gelmini, possa dare un bel voto alle famiglie.