Vendere preservativi a scuola rende davvero il sesso più facile e banale?
12 Marzo 2010
Nel liceo scientifico Keplero di Roma si potranno comprare i preservativi ad un costo più basso della farmacia. I ragazzi potranno comprare i profilattici a scuola. Questo istituto avrà le macchinette che saranno messe nei bagni sia maschili che femminili. La realizzazione di questa iniziativa aveva già sollevato, come si può immaginare, molte perplessità e reazioni contrastanti nel mondo della politica e in quello ecclesiastico. E’ ovvio che le perplessità sono più che lecite, soprattutto rispetto alla chiesa che vede il pericolo della facile banalizzazione della sessualità, esercitata con sempre più superficialità dai nostri ragazzi. Certamente la questione è delicata. Ma se proviamo a fare delle ipotesi di ragionamento, forse possiamo vedere in questa soluzione, che parte da una proposta dei giovani, degli aspetti che possono essere costruttivi e non banali.
Consideriamo i ragazzi di oggi: sono spesso soli, tornano a casa e non sempre trovano genitori disposti o capaci di comprendere i loro tormenti, le loro difficoltà, i loro dubbi. Lo studio, l’amore, gli amici, l’aspetto fisico, cosa faranno da grandi: insomma, ce ne sono tanti di argomenti di cui discutere. Figuriamoci con il sesso. Argomento difficile e spinoso da trattare con i propri genitori. Del resto lo è stato per tutte le generazioni.
I ragazzi di oggi, rispetto a quelli di qualche anno fa, sono più propensi a parlarsi tra pari. Gli adulti sono sempre più sullo sfondo, e non solo perché con le varie community si è stabilito un continuo dialogo tra ragazzi e ragazze che prima non esisteva ma anche perché gli stessi adulti in questo momento storico e sociale sono sicuramente più in difficoltà a gestire i figli. Combattuti tra l’essere amici, confidenti, hanno paura di scegliere e di sbagliare e spesso decidono di delegare per sfuggire alla responsabilità. Se i figli se la vedono tra di loro o si fanno consigliare da qualcun altro, i genitori, nella maggioranza dei casi, sono contenti e tirano un sospiro di sollievo. Se sanno che c’è la scuola a cui delegare l’educazione sessuale ben venga!
Genitori un po’ vigliacchi, un po’ infantili, un po’ in affanno, un po’ indietro rispetto alle informazioni che sommergono i loro figli. Genitori, che, anche se vogliono esserci, hanno una reale difficoltà a gestire la pressione “educativa” che la società impone. Parole, immagini soffocano e mettono in discussione pensieri ed emozioni del singolo, che stenta a farsi strada in questo caos di input. Dunque questi genitori hanno forse gioito nel vedere che la scuola ha preso un’iniziativa. Che, se sarà affiancata, come sembra, da un’ educazione alla sessualità, penso che possa essere molto utile.
Alla luce delle maternità, degli aborti, delle malattie a trasmissione sessuale, in aumento tra i giovanissimi, mi viene da pensare che poi non è così terribile questa proposta. Forse si può immaginare che quel ragazzo o ragazza che non sa con chi parlare e si vergogna può essere incoraggiata a parlare della propria sessualità, a cercare un confronto, un’informazione e sentirsi meno sola.
La scuola con questa proposta ha lanciato un messaggio: si può parlare di sesso. I professori forse si sentiranno un po’ più “autorizzati” a poterne discutere. Potranno prendere l’occasione per ricordare che il sesso non è una performance scissa dai sentimenti, dalle emozioni e, se viene vissuto così, sarà solo una perdita per la propria persona. Molti sono i ragionamenti educativi che si possono fare in una scuola con i ragazzi, e questo è solo un grande vantaggio nell’ottica della prevenzione e della sensibilizzazione verso un sesso che non umili. I ragazzi sono pressati dai media con l’ idea di un sesso eclatante nel quale passa solo il messaggio estetico e non c’è nessuna attenzione alle emozioni, all’etica, alla persona. La scuola può essere chiamata, giustamente, ad occuparsi di questi temi che rientrano nell’ educazione dei ragazzi. Riportando il sesso ad un aspetto dell’uomo che non può essere visto come una pratica scissa dalle emozioni.