Per AsiaNews è più facile gridare al complotto che fare penitenza?

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Per AsiaNews è più facile gridare al complotto che fare penitenza?

17 Aprile 2010

Un problema reale, il verificarsi di casi di pedofilia tra i sacerdoti cattolici, è diventato il pretesto per lanciare una violenta campagna contro Papa Benedetto XVI guidata dal quotidiano New York Times. Nel mondo cattolico, tuttavia, c’è anche chi dietro queste evidenti strumentalizzazioni vuol vederci fantasiosi complotti che di certo non giovano alla causa della Chiesa stessa. Come Maurizio d’Orlando, autore dell’articolo intitolato Venti di guerra e crisi economica dietro gli attacchi al Papa che in questi giorni figura tra i ‘Top 10’ dell’agenzia di stampa AsiaNews. Secondo d’Orlando, l’obiettivo degli attacchi è minare l’autorità morale del Pontefice e della Chiesa cattolica per neutralizzarne l’influenza e poter sferrare senza ostacoli, da parte di Israele, un devastante attacco contro l’Iran, probabile primo passo verso una terza guerra mondiale, il che a sua volta ha lo scopo di nascondere l’imminente fallimento globale dell’attuale sistema economico.

Proprio l’importanza dell’organo di stampa che ospita l’articolo rende indispensabile prestare attenzione alle parole di d’Orlando. AsiaNews infatti, nata nel 1986 per iniziativa del Pime, Pontificio istituto missioni estere, e on line dal 2003 in italiano, inglese e cinese, è un’autorevole e consultatissima fonte di notizie sull’Asia.

Secondo d’Orlando non è una coincidenza casuale che numerose accuse di pedofilia rivolte a sacerdoti siano spuntate “tutte insieme, all’improvviso, come funghi, un po’ dappertutto” proprio mentre Stati Uniti e Francia stanno cercando il consenso internazionale per imporre all’Iran nuove sanzioni che probabilmente preludono a un intervento militare dagli effetti catastrofici. Gli Stati Uniti infatti – spiega d’Orlando – completeranno entro uno o due mesi un dispositivo d’attacco situato nell’atollo di Diego Garcia, loro base nell’Oceano Indiano, in grado di colpire 10.000 obiettivi in Iran in poche ore e distruggere completamente il paese. Dal canto suo Israele “minaccia di usare le proprie armi nucleari tattiche, se gli Stati Uniti non si decidono a fare quanto Israele desidera”.

Perché impedire all’Iran di disporre di armi atomiche?– si domanda allora d’Orlando: “l’Iran non è il solo paese che potrebbe aver violato gli accordi di non proliferazione nucleare. A esempio Israele, in barba a tutti i trattati, dispone di ben 200/400 testate atomiche. Anzi ne minaccia l’impiego” mentre “l’Iran starebbe (forse) per dotarsi di alcuni, pochi, ordigni nucleari”.

D’Orlando sottolinea quindi il “forse” sostenendo che non esistono prove certe che l’Iran si stia armando e che inoltre il precedente di Saddam Hussein consiglia cautela nel credere alle notizie date dai servizi segreti: “l’Iraq è stato invaso, circa 1,3 milioni di iracheni sono morti eppure le armi di distruzione di massa non sono state trovate”.

“Certo il regime iraniano è inquietante, a dir poco – prosegue d’Orlando – ma è davvero poco credibile che per bloccare il possibile approntamento di alcuni ordigni nucleari, che vanno ad aggiungersi ai tantissimi già stoccati negli arsenali di tutto il mondo, si rischi d’innescare un conflitto mondiale di proporzioni inimmaginabili”

La spiegazione, sempre secondo d’Orlando, è che in realtà “la guerra dovrebbe servire a nascondere un grande fallimento economico” che sta per travolgere il mondo intero: “come insegna la storia, una guerra ha il ‘pregio’ di coprire tutto con l’iperinflazione. È una soluzione semplice e geniale, ben collaudata da millenni”.

Ma la sua realizzazione trova un ostacolo nella Chiesa: “chi potrebbe avere qualcosa da ridire” – si interroga ancora d’Orlando ed ecco la sua risposta – “la Chiesa Cattolica e il Papa. Per questo, occorreva ed occorre colpirne l’autorità morale ad ogni costo”.

Due sono le più ovvie contestazioni agli argomenti esposti. Innanzi tutto, dal punto di vista occidentale e quindi anche italiano, la buona ragione per impedire all’Iran di armarsi, mentre dell’arsenale di altri stati non ci si preoccupa al momento, è che quelle “poche armi nucleari” di cui quel paese si sta per munire (senza forse!) serviranno per distruggere Israele e i suoi alleati, Italia inclusa. Non fa che dirlo, da anni, il presidente iraniano Ahmadinejad, fiero della cultura della morte di cui si fa portavoce: dunque lui, non Israele e l’Occidente, rischia di scatenare una nuova guerra mondiale.

La seconda è che d’Orlando sposa l’idea di un diabolico complotto mondiale, ma evidentemente oscillando tra la tentazione di accusare Israele di esserne l’ideatore, con il resto dell’Occidente al suo servizio, e quella di attribuire invece il complotto all’Occidente, responsabile di un modo di produzione fallimentare, che per rimediare alla bancarotta scatena una guerra usando come pretesto la causa israeliana.

Per finire, spiace leggere su un mezzo di comunicazione stimato e finora consultato con fiducia un così imbarazzante esempio di ‘ossessione del grande complotto’, per dirla con Daniel Pipes: ossessione che tante vittime ha già mietuto, soprattutto dopo l’11 settembre.