Ai romani dico: non pagate le multe ingiuste. E al Comune: difendici dai vigili
31 Luglio 2009
E’ arrivato il momento di discutere dell’operato dei vigili urbani di Roma, in tutti i sensi. In fondo è proprio da loro che nasce il problema. Fermo restando che considero quello del vigile un lavoro molto duro e difficile e che in ogni categoria di lavoratori ci siano persone più o meno oneste, considero quello che affligge la polizia municipale della mia città un problema endemico e allo stesso tempo, un sintomo di decisioni prese per vie “traverse” rispetto a quelle istituzionali.
Come spiegare altrimenti il comportamento assolutamente ipocrita che questa categoria tiene nei confronti di tutti i cittadini romani? Parlo di comportamento ipocrita per diverse ragioni:
1) Le norme stradali sono applicate soltanto in determinati momenti della giornata, soltanto per determinate categorie di persone e soltanto per determinati quartieri, in generale, quelli centrali.
2) Le multe sono comminate con discrezione del singolo vigile che si guarda bene dal sanzionare determinate categorie di persone e che allo stesso tempo sta ben lontano dalle vie in cui ci sono negozi.
3) Nella stragrande maggioranza dei casi i quartieri periferici di questa città sono completamente lasciati alla “legge della giungla”.
Voglio fare degli esempi concreti a supporto della mia tesi (peraltro verificabile da qualsiasi cittadino della capitale).
Provate a passare la mattina verso le nove e mezza/dieci in una qualunque via centrale in cui ci siano dei negozi, diciamo via Fabio Massimo, per esempio. Noterete che ci sono camion parcheggiati in doppia fila, di traverso e contromano. Questi “signori” stanno ovviamente servendo i negozi che si trovano sulla strada, eppure violano apertamente e sistematicamente le regole stradali. Sfido chiunque, però a trovare un vigile che si occupi di multare uno di questi camion. Ricordo a tutti che per superare l’ostacolo, le miriadi di automobili e motocicli che si trovano a passare in quella zona sono costretti a invadere la corsia opposta.
A questo punto mi sembra superfluo sottolineare i rischi impliciti di simili manovre. Stessa ora, stesso quartiere, provate a passare in una via così detta “non commerciale”, dove non ci sono negozi da rifornire di merci. Noterete con vostro grande stupore (si fa per dire) che i vigili sono proprio lì! Intenti ovviamente a rilevare la benché minima infrazione del codice della strada, come per esempio una macchina parcheggiata che occupa per tre centimetri le strisce pedonali o che abbia due ruote sul marciapiede. In questo caso, i solerti vigili urbani commineranno delle multe salatissime ai malcapitati.
Inutile portare prove: ogni romano intellettualmente onesto potrà confermare la mia tesi.
Ora faccio un esempio – tra i tanti che si potrebbere portare – che invece si può tranquillamente supportare con prove inconfutabili, tanto per smentire sul nascere qualsiasi possibile obiezione da parte degli “addetti ai lavori” (addetti al furto legalizzato, direi io).
Lavoro in una zona molto centrale, Via dei Lucchesi, che si trova dalle parti di Fontana di Trevi. Mi trovo per questo a passare tutte le mattine per via XX Settembre e Via del Quirinale. Per chi non lo sapesse questa è la zona dove si trova lo Stato Maggiore della Difesa, ufficio amministrazione.
Immediatamente dopo Piazza di San Bernardo, tutti i giorni, i dipendenti di questo ufficio parcheggiano le loro auto e i loro motocicli sul marciapiede, sulla strada (che è a una sola carreggiata) e ovunque ci sia un metro quadrato libero. L’ovvia conseguenza: in questa zona le carreggiate si restringono e tutti sono costretti ad invadere a turno la corsia opposta per poter proseguire il loro spostamento. Per non parlare, poi, del fatto che i marciapiedi vengono presi d’assalto da uno sciame di motorini, scooter e moto. Ora provate a indovinare: in più di due anni io non ho mai visto un vigile che sia uno comminare una multa a uno qualsiasi di questi “trasgressori seriali”, per forza: si tratta di dipendenti dello Stato Maggiore della Difesa e quindi di gente che gode di uno statuto speciale, giusto? O forse mi sbaglio? Mi sembrava di ricordare che la legge è uguale per tutti.
Insomma, loro sono liberi di trasgredire tutte le norme vigenti in materia di circolazione stradale, tanto al posto loro paga la gente comune. Qui vengo al dunque: in data 10/06/2009, alle ore 20.00 circa (orario in cui in quelle zone non c’è più nessuno e quindi la presenza di vigili urbani sarebbe superflua) mi viene comminata una multa per “parcheggio sul marciapiede”, l’ho ritrovata sul cruscotto della mia moto. In realtà avevo parcheggiato in zona Piazza della Pilotta, in un remoto angolo del piazzale antistante l’Università Gregoriana, il così detto “piazzale delle palle di ferro”. Si parla di 78.00 euro. Il vigile, come dicevo, deve averla fatta attorno alle venti di sera, quando ormai il traffico in questa zona è praticamente inesistente.
Quindi, alle ore dieci del mattino, mezzo chilometro più in là, parcheggiare la propria autovettura o il proprio motociclo su un marciapiede o direttamente in mezzo alla strada, anche per ore e ore, è perfettamente legale. Eppure in questo caso il disagio e il pericolo arrecati a tutta la circolazione e a tutti i cittadini sono altissimi. Si parla di pericolo di morte. Solo che non esiste un vigile che si azzardi a fare una multa che sia una. Cinquecento metri più giù invece, alle otto di sera, una moto parcheggiata in un punto remoto di un grande spiazzale dove non passa nessuno e che di conseguenza non può essere d’intralcio a chicchessia, viene multata.
Faccio presente che sono solito fare il giro della piazza un paio di volte per cercare parcheggio (nonostante abbia una moto!) e quando poi alla fine non lo trovo mi vedo costretto a contravvenire il codice della strada (seppur in maniera veniale), parcheggiando il mio motociclo in modo da recare il minor fastidio possibile alla circolazione e ai cittadini. D’altronde ho sempre tenuto anche in considerazione il fatto che fare sei giri dell’isolato per trovare un parcheggio equivale a inquinare sei volte di più e anche questo non mi pare giusto.
Sono pronto a fornire la prove di quello che sostengo in qualsiasi momento. So, però, che non ce n’è bisogno visto che qualsiasi utente della strada può confermare queste mie testimonianze.
Non pagherò mai la multa, e sono intenzionato a andare di persona a chiedere spiegazione in merito a tale immensa ipocrisia. Voglio guardare in faccia una persona che sta facendo il proprio lavoro e allo stesso tempo sa benissimo che si piega quotidianamente a una legge inesistente, che nessun codice della strada cita, quella dei favoritismi e delle convenienze. Voglio guardare in faccia una persona che sa di fare un lavoro non soltanto inutile, ma anche controproducente per la collettività e che per questo viene pagata. Non vedo l’ora.
Nel frattempo, però, i romani dovrebbero fare a meno di pagare le multe palesemente ingiuste. Il comune, dal canto suo, dovrebbe agire in difesa dei cittadini contro questi soprusi legalizzati.