
Altro che scostamento, Draghi sui conti tiene la barra dritta

21 Aprile 2022
Ieri Camera e Senato hanno approvato una risoluzione presentata dai partiti di maggioranza sul DEF del 2022. I numeri del Documento di Economia e Finanza sono chiari, è previsto che il deficit si attesti al 5,6% e che il rapporto debito-PIL raggiunga il 147%. Prima della pandemia questi numeri sarebbero stati scabrosi, ora sono considerati accettabili: c’è una crisi da superare. Tuttavia, era importante non cadere nell’eccesso opposto e Draghi ha evitato che lo scostamento diventasse una frana.
Le pressioni dei partiti
La pressione dei partiti sul Presidente del Consiglio è stata molto intensa. Sin dai primissimi giorni di gennaio, appena dopo l’approvazione di una legge di bilancio non frugale, erano iniziate le richieste a Draghi per finanziare un nuovo scostamento di bilancio il prima possibile.
Il debito pubblico del nostro Paese è alto, lo spread è stabilmente sopra i 160 punti base. Il PIL è frenato dalle conseguenze della guerra, mentre l’inflazione corre. Non abbiamo tutto il margine che i partiti desiderano per iniziare la campagna elettorale, proprio mentre frenano sulle riforme per tutelare le proprie constituency elettorali. L’asse tra Draghi e Franco ha permesso, almeno al momento, di evitare una deriva pericolosa nel lungo periodo, nonostante, in termini assoluti, il risultato non sia esaltante…chissà cosa accadrebbe se non ci fossero!
La spending review che servirebbe
Sarebbe il momento di tornare a parlare di debito buono e cattivo, come auspicato da Draghi ormai nel 2020, quindi di qualità della spesa. Probabilmente dovremmo anche smettere di considerare la spending review come una chimera, anziché uno strumento che rende più efficiente la spesa pubblica. Draghi ha tenuto la barra dritta sullo scostamento di bilancio, forse riuscirà a imporre ai partiti difensori dello status anche un cambio di passo anche nella gestione della spesa, quindi delle tasse dei cittadini.