Beato Sarkò che può dire: l’Etat c’est moi!

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Beato Sarkò che può dire: l’Etat c’est moi!

Beato Sarkò che può dire: l’Etat c’est moi!

28 Agosto 2007

Prima
delle ultime elezioni, ai tempi dell’endorsement del Corriere per Prodi,
quando si prevedevano sfracelli, lo scioglimento del Polo in piena estate  e travasi 
vari un po’ qui e un po’ là nel centrosinistra,  Giuliano Ferrara si divertì un mondo. Se
Prodi avesse vinto, avrebbe vinto di poco, rassicurò tutti e previde che la
luna di miele del  Corriere con
l’Unione sarebbe stata breve. Gli editorialisti di Mieli avrebbero passato un
po’ di tempo a dare consigli all’Unione su come andare d’accordo, poi a
auspicare una grande coalizione moderata tra i poli, infine di fronte allo
stallo,  avrebbero ricominciato a
discutere su cosa c’era che non era andato nel Polo. A chiedersi  perché un governo durato perfino cinque anni
e con quella maggioranza di Berlusconi – da deriva plebiscitaria, come avevano
scritto preoccupati nel 2001-  non avesse
fatto la “rivoluzione liberale” e cosa si dovesse fare per salvare questo paese
cinico e ingrato. Adesso in Francia  ha
vinto Sarkozy, per cui tutti abbiamo tifato, e il Corriere ha scoperto
che Sarkozy può dire l’Etat c’est moi, fare filare dritta la maggioranza, e
anche farsi ritoccare le maniglie dell’amore per apparire nudo elastico e
tonico.  %3C/span>Abbiamo tifato Sarkozy, ha vinto
e siamo in piena sarkomania. Ma perché noi perdiamo sempre la testa per i
presidenti degli altri e nessuno si fila mai i nostri a cominciare da noi?
Perché nessun intellos francese viene  a
Roma o va a Londra a chiedere  aiuto
contro il fascistone Sarkozy? Perché, se lo fanno arrabbiare, Sarkozy basta
dica l’Etat c’est moi, come ci spiega Panebianco, e tutti filano. Sarkozy può
perfino chiamare a rilanciare lo sviluppo francese Mario Monti e Bassanini alla
faccia dei  grandi commis d’Etat e dei
funzionari dell’Ena, perché può dire l’Etat c’est moi. E a noi fa piacere
per  Mario Monti, sempre imbronciato
quando gli chiedevano di tornare in Italia, e anche per Bassanini, che è una
persona simpatica,  e soprattutto  per noi, perché evidentemente tra cervelli in
fuga, cervelli all’estero, cervelli inutilizzati, cervelli umiliati potremmo
mettere su un World Brain Center da sogno. Abbiamo tanti supercervelli da
imprestarli perfino agli altri, ma quelli del 
centrodestra, non si sa come, 
sono  cervelli improvvisati,  pasticcioni e,  insomma, 
cervelli da mettere in una vasca. Anche Panebianco come Galli della
Loggia è preoccupato che il Polo non sia capace se vince di fare la
“rivoluzione liberale”e poiché l’Italia con Prodi è ormai, secondo il politologo
bolognese,  il fanalino di coda delle
democrazie occidentali, in questa situazione innegabilmente tragica, l’unica
via di uscita sarà per il Corriere rivolgersi al professor Sartorius.
Male che vada ammazzeremo qualche mese  a
leggere articoli sulla riforma della costituzione, mentre Sarkozy potrà dire
ogni giorno l’Etat c’est moi.