Berlusconi corruttore? Mills smentisce la Gandus ma il Corsera non lo riporta
23 Maggio 2009
di Daniela Coli
I giornali italiani non vendono, si sa, e potrebbe essere diversamente? Si limitano a riportare sul cartaceo notizie già date dalla tv o dai siti web. Vedi il caso Mills: il 19 maggio il Corriere riporta solo le motivazioni della sentenza di condanna di David Mills e “l’ira del premier”. Mills è stato condannato, perché accusato di essersi fatto corrompere da Silvio Berlusconi, nonostante il 20 gennaio 2009 abbia scritto un memoriale, pubblicato dal Guardian, nel quale porge “profondissime scuse” a Silvio Berlusconi, che definisce “vittima dei miei errori”. “Ho fatto degli errori, ho condotto male i miei affari e ho causato molti fastidi a delle persone che non hanno in nessun modo meritato un tale guaio. Ma non sono stato corrotto da nessuno”, conclude nel memoriale. E’ possibile che un grande quotidiano come il Corriere non sia in grado di inviare un giornalista a intervistare David Mackenzie Mills? L’avvocato – come dichiara il Guardian del 18 febbraio – abita da cinque anni nel Warwickshire nella casa di campagna di cui è comproprietaria l’ex moglie, Tessa Jowell, ministro del governo Blair e ora del governo Brown. I giornali brit, l’Independent e il Guardian, diversamente da quelli italiani, hanno dato fin troppe notizie su Mills, il quale il 2 febbraio del 2004 scrisse una lettera singolarmente confidenziale al suo commercialista e amico Bob Drennan per inserire 600.000 dollari nella denuncia dei redditi. Scrisse che erano un regalo ricevuto da Carlo Bernasconi, per mostrargli la riconoscenza di Silvio Berlusconi, “per averlo tenuto fuori da un mare di guai”. Hercule Poirot si chiederebbe come mai un tipo navigato come Mills abbia scritto una lettera così privata al suo amico commercialista, invece di parlare a voce della faccenda, magari di fronte a un bicchiere di whisky. Hercule si chiederebbe anche perché Bob Drennan abbia consegnato una lettera personale dell’amico e cliente David Mills al National Criminal Intelligence Service (NCIS) britannico. La tesi della deontologia professionale non convincerebbe le celluline grigie di Poirot e forse neppure quella che Drennan fu costretto a farlo dalla legislazione antiriciclaggio brit, approvata anche dall’UE.
Come è arrivato Mills in Italia? Ce lo dice il solito Guardian, il cui direttore, come vedremo, è cognato della cognata di Mills, una signora molto importante per chi fa la denuncia dei redditi in Inghilterra. L’amicizia con Carnelutti, il grande avvocato e giurista italiano, che fu anche un fervente monarchico nel dopoguerra, gli aveva procurato un gran numero di clienti italiani. Mills parla lo spagnolo come l’inglese, ci dice l’Independent, perché è figlio di Kenneth Mills, una spia dell’MI5 che ha operato a Gibilterra, in Giamaica e a Cuba. Qui entra in scena John Le Carré, che di doppiogiochisti ne ha conosciuti e descritti tanti nei suoi romanzi, ma in Italia, ahimè, questo genere letterario non ha autori. Però, anche in Italia, si sa che il punto di forza di un servizio segreto è costruire notizie false e saperle divulgare attraverso i media nella forma più attendibile e meno sospettabile. Cosa desiderava di più la sinistra italiana se non qualcuno che confermasse dalla patria del liberalismo che Berlusconi era non solo unfit, ma anche un corruttore globale?
David Mills è cognato di Barbara Jean Lyon Mills, moglie di suo fratello. Barbara, è anche la cognata di Alan Rusbridger, il direttore del Guardian. Insieme a John Lloyd, direttore del Financial Times, il Guardian ha sempre proposto l’Italia berlusconiana come l’avanguardia del nuovo fascismo contemporaneo, oltre al paese della corruzione, della mafia, dell’illegalità. Con articoli di Paul Ginsborg, esibito come il leader degli storici dell’Italia contemporanea e con recensioni dei suoi libri sull’Italia attuale con titoli come In Fascism’s shadow (All’ombra del fascismo) o Mob rule and dirty money (Governo della folla e soldi sporchi), si presenta un’Italia sporca e cattiva dominata dal caimano totalitario.
Il nostro Hercule, ex ispettore della polizia belga, si trasferisce, com’è noto, in Inghilterra durante la guerra, diventa detective privato e ci mostra come i brits se ne facciano di tutti colori tra loro e come dietro l’esibizione di fair play possano esserci rivalità, gelosia, ambizioni, intrighi di ogni tipo. Barbara Mills, cognata di Mills e del direttore del Guardian, è stata fino al 1992 il direttore del Serious Fraud Office (SFO), la guardia di finanza britannica, che curiosamente si troverà poi a indagare proprio sul cognato Mills, marito del ministro Tessa Jowell. Una guerra in famiglia nella Londra di Blair?, si chiederebbe Hercule. Metodico e riflessivo, Hercule ci penserebbe assai prima di classificare l’affaire Mills come il classico scontro familiare. In uno scontro di questo tipo c’è chi vince e chi perde. Ma Tessa Jowell, ministro di Blair è stata riconfermata da Brown, Alan Rusbridger da direttore dell’Observer, il settimanale del Guardian, è diventato direttore del Guardian, Barbara Mills è ora presidente del fisco e della dogana di sua Maestà, un’agenzia esecutiva del ministero della giustizia. Apparentemente David Mills è l’unico ad avere perso posto e moglie, ma vive tranquillamente in Warwickshire, nella casa di cui è comproprietaria Tessa Jowell. Magari, chissà, sta scrivendo un bestseller che toglierà il fiato a John le Carrè, un po’ in crisi dopo la fine della guerra fredda.
Per ora l’unico ad averci sicuramente rimesso è Berlusconi nel mirino da anni di un magistrato, Nicoletta Gandus, che è difficile immaginare fare indagini con lo stile di Poirot. Il Guardian ha per ora conseguito il risultato a cui tiene di più: macchiare l’immagine europea di Berlusconi. Il Cav. è avversato dai più importanti quotidiani britannici soprattutto per il ruolo che l’Italia potrebbe giocare in Europa, per i buoni rapporti con Israele, con la Libia e con la Russia. In un articolo del Guardian del 28 giugno 2003, intitolato He built a Milanese utopia but can Silvio Berlusconi be trusted with the future of the Eu?, si trova la ragione principale di tutti gli attacchi british a Berlusconi. È riassunta in questa frase che gli viene attribuita: “Anche noi possiamo avere una superpotenza con capacità militari, se l’UE, alleata con gli Stati Uniti, supera le divisioni con paesi come la Russia e Israele”. Nell’articolo è presentato il solito Berlusconi gaffeur, cafone, circondato da belle donne, ma il punto deciso dell’articolo, come riporta il titolo, è il ruolo che l’Italia può giocare in Europa e soprattutto una UE forte che ai brits proprio non va giù. Inutile raccomandarne la lettura al giudice Gandus, consiglierebbe Poirot, scuotendo la testa.