
Bim-bum-bonus o riforme per combattere l’inflazione?

14 Maggio 2022
In Italia ci sono tante tasse, troppe. Sicuramente nessuno sentiva il bisogno dell’ennesima stangata che ormai aleggia da più di qualche giorno: l’inflazione. Proprio quando molti, forse troppo ottimisti, la davano per morta, la tassa sui poveri è tornata più forte di prima. Dalle colonne dell’Economist l’avvertimento è chiaro: non passerà in fretta, in Italia come nel resto d’Europa. Con la differenza che gli osservatori internazionali attribuiscono al nostro Paese una maggiore fragilità, quindi, l’attenzione da parte delle nostre istituzioni dovrebbe essere doppia. Ma quindi, che fare?
L’inflazione non si combatte coi bonus ma con le riforme strutturali
In questa legislatura c’è qualcosa che ha proliferato più del Covid: i bonus. Non che prima del 2018 i governi di ogni colore fossero ligi sostenitori del pareggio di bilancio, tutt’altro. Eppure, dal Conte I qualcosa è cambiato, i bonus sono diventati il mezzo attraverso cui la politica strizza l’occhio ai diversi gruppi di interesse e finge di risolvere i problemi più disparati. Mettere qualche soldo nelle tasche dei cittadini non può risolvere nessun genere di problema, soprattutto in una crisi inflattiva come questa. Anzi, rischia di aggravarla e di penalizzare ulteriormente i destinatari dei bonus.
L’idea che stampare moneta e applicare politiche redistributive siano la panacea di ogni male è dura a morire, lo stesso Draghi si scontra contro questa radicatissima impostazione ideologica di molti nella sua maggioranza. Un’alternativa, tuttavia, c’è ed è nota a tutti da tempo: vanno realizzate le riforme strutturali che permettano alla produttività di crescere. Non è un caso che, almeno in teoria, l’erogazione dei fondi per il PNRR da parte dell’UE siano vincolati anche e soprattutto a queste riforme.
A chi interessa la competitività
È chiaro che queste riforme favorirebbero la competitività delle imprese, perché migliorerebbero il contesto entro cui operano e permetterebbero loro di trainare la crescita del Paese. La produttività stagnante è uno dei motivi della stasi dell’economia italiana durante la seconda repubblica, è il perenne convitato di pietra di cui però nessuno, inspiegabilmente si occupa.
L’elenco di cose da fare sarebbe lungo: industria 4.0, sgravi su ricerca a sviluppo, liberalizzare il mercato del lavoro, realizzare una riforma della giustizia civile, costruire infrastrutture fisiche e digitali. Si potrebbero elencare altre decine di interventi, a partire dello snellimento della burocrazia e dal taglio strutturale del cuneo fiscale, ma non cambierebbe la sostanza. Queste riforme non possono essere rinviate ancora e subordinate alle necessità di bottega del partito di maggioranza di turno. Riusciremo a cambiare paradigma, quindi a rilanciare la crescita dell’Italia nonostante l’inflazione?