Bonus cultura, ma non era la destra quella populista?

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Bonus cultura, ma non era la destra quella populista?

Bonus cultura, ma non era la destra quella populista?

12 Dicembre 2022

“Ma tuo figlio quanti libri legge? E ai concerti ci va?”. Fra un brindisi prenatalizio e il ticchettio di collane di ambra, nei salotti dai velluti scarlatti frequentati dalla gente che piace alla gente che piace, non si fa che parlare del Bonus cultura e della maggioranza di governo che ha tentato di abolirlo. “Ma che cialtroni ignoranti”, dicono. “Ma che schifo, ma quale idea di Italia hanno in mente?”, si domandano.

Tra i firmatari dell’emendamento incriminato alla legge di bilancio, infatti, c’è anche il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, ed è la vittima sacrificale perfetta da offrire in pasto ai militanti di sinistra, da un bel po’ minoranza nel Paese. Un modo facile e veloce per ripulire le coscienze. Ha definito inaccettabile lo stop di Miss Italia nella programmazione della Rai con tanto di interrogazione parlamentare per andare a fondo su l’altolà al concorso di bellezza nazional popolare. E ha addirittura chiesto che non venisse trasmessa una puntata di Peppa pig, un cartone animato in voga, che a suo dire propagandava l’ideologia gender.

Abolire il bonus cultura

Ci si può divertire a cercare su internet altre sue dichiarazioni e immaginare l’effetto che hanno fatto. Quando la maggioranza ha pensato di abolire il bonus App 18, quella legge voluta nel 2016 da Renzi che eroga 500 euro da spendere in prodotti culturali al compimento di 18 anni di età. Figli dei Ferragnez compresi al compimento della maggiore età. Quindi il labbro superiore del ceto medio riflessivo ha cominciato ad arricciarsi e il fiato è stato dato alle trombe.

La Stampa di domenica ospita due interventi sul tema. Quello di Veronica de Romanis, economista liberale, che dice, state attenti voi che difendete il bonus per tutti, anche ai Baby Ferragnez, non certo poveri: quanti asili nido con i soldi dati ai più ricchi si potevano costruire (l’Italia ne ha una carenza vergognosa), quante scuole si potevano mettere in sicurezza con i soldi dati ai più ricchi? Insomma, si chiede quale potesse essere un uso alternativo migliore che non quello di dare soldi a tutti a pioggia, sperando che nel buio della cabina elettorale si ricordino di chi ha fatto loro un bel regalo.

Poi arriva Lagioia, ex Premio Strega e intellettuale da casamatta. Dice che se si guardano i dati in Italia si legge solo tra i più ricchi (quindi sei anni di Bonus ai diciottenni non hanno fatto leggere chi ne avrebbe più bisogno). E tutte le belle cose che sappiamo, che con la cultura si mangia, che leggere fa bene e fa crescere sani e responsabili. Solo che l’ex direttore della fiera del libro di Torino (per una multinazionale o per Berlusconi avrebbero urlato in coro al conflitto di interessi) non fa proseguire logicamente il suo ragionamento. Dice che il bonus cultura va invece rafforzato.

Radiografia della politica italiana

Ecco, nella reazioni al tentativo di abolire il bonus, poi diventata a ragione una modifica per eliminare le storture, abbiamo la radiografia delle due parti politiche. A destra c’è incapacità a comunicare, anche perché non hanno mai governato e forse anche perché non è che ci pensino molto a quello che fanno. Cercano un po’ l’effetto, materiale da social. Ma non è la destra che la sinistra chiama “becera” a preoccupare, governando si impara e il loro andare contro la politica dei bonus senza saperne il motivo potrebbe diventare più informato.

E’ la sinistra dei maitre a penser che preoccupa seriamente. Non è in grado di farsi delle domande serie sul perché i meno abbienti non leggano, non vadano a scuola e non accedono ai livelli superiori di istruzione, pregiudicando così le possibilità di migliorare la loro condizione sociale ed economica. Per loro però basta prendere un po’ di soldi, anche dei più poveri, e darli a pioggia anche a chi potrà permettersi di non leggere, tanto è ricco. Per loro che inseguono Giuseppe Conte, un politico che sui Bonus ci ha costruito una campagna elettorale, il popolo è bue, non c’è possibilità che si elevi, e allora quello che c’è da fare è semplicemente distribuire soldi. Panem et circenses. Ma non era la destra a essere populista?