Ho sempre preso in giro quelli del Liceo Classico spiegando la superiorità dello Scientifico, dove ti dimostrano che se un esperimento dà per venti volte un identico risultato, anche alla ventunesima il risultato sarà uguale.
La giornata parlamentare di mercoledì ha viceversa dimostrato che ha ragione la cultura umanistica a sostenere che il caso e le malizie umane possono ridicolizzare ogni certezza di pronostico. Se riavvolgiamo il nastro infatti vediamo che mercoledì mattina il premier Draghi si è ripresentato davanti al Senato dove la settimana prima, diversamente dalla Camera dove aveva avuto la fiducia di tutta la maggioranza, si era fermato a 172 voti per la non partecipazione al voto dei 5 stelle.
Salito al Colle per rappresentare al Capo dello Stato la situazione che si era creata, Draghi era stato invitato a non dimettersi ma a presentarsi di nuovo al Senato per una verifica della situazione. Risultava chiaro a tutti che Draghi poteva eventualmente recuperare i voti dei 5 Stelle o prendere atto di una loro reiterata presa di distanza dal Governo e continuare con chi la settimana prima gli aveva garantito i 172 voti, principalmente Lega, Forza Italia e Pd.
Nel momento in cui Conte ha confermato di non votare la fiducia, addirittura definendo di destra il discorso del leader, il Gruppo delle autonomie del Senato (Volskpartei, Union Valdotaine, ecc), tradizionalmente il meno schierato di tutti, ha presentato a firma di Casini, che di quel gruppo fa parte, una mozione totalmente asettica “Il Senato, udita la comunicazione del Presidente del Consiglio, la approva”.
Il Pd non ha presentato mozioni, ma a sorpresa Lega e Forza Italia ne hanno presentata una, chiaramente provocatoria nei contenuti e senza numeri per essere approvata. Inevitabilmente il Presidente del Consiglio non poteva che far votare sulla mozione Casini, che in mala fede troppi media hanno attribuito al Pd.
Il risultato è stato che i 172 voti della settimana prima sono diventati 92, per la non partecipazione al voto non solo dei 5 Stelle ma anche di Lega e Forza Italia, che si sono resi i veri responsabili della caduta del Governo e di avventurose elezioni anticipate, di cui giorno dopo giorno sarà possibile verificare la follia.
Ma quello che è ancora peggio sono le balbettanti giustificazioni di questo salto nel buio: abbiamo fatto un favore a Draghi che era stanco, ha parlato male di balneari e taxisti, ha cercato prima Letta che noi, Casini è stato eletto a suo tempo nella lista nel Pd…
Di certo riappare la inquietante ombra del governo giallo verde e delle comuni posizioni filo putiniane di Conte e Salvini, legittime ma certamente non condivisibili con una guerra di aggressione russa in corso, alla quale si è accodata Forza Italia, al costo del doloroso addio di ministri come Gelmini, Brunetta e forse Carfagna e l’ex Direttore del Resto del Carlino On Andrea Cangini.
Un gruppo di senatori di Noi di Centro con Gaetano Quagliariello ha votato la fiducia a Draghi: il mio auspicio è che questo voto si traduca in un vasto rassemblement che sia punto di riferimento alle prossime politiche di tutti coloro che hanno sostenuto Draghi e non si ritrovano nè con i partiti sovranisti nè con il Pd della legge Zan e della liberalizzazione della Cannabis.