Chi vince nella sfida demografica tra India e Cina

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Chi vince nella sfida demografica tra India e Cina

Chi vince nella sfida demografica tra India e Cina

19 Agosto 2025

Con oltre un miliardo di abitanti ciascuna, Cina e India – i due Paesi più abitati del pianeta – offrono uno sguardo privilegiato sulle grandi trasformazioni demografiche in atto. Nel 2023, l’India ha superato la Cina in termini di popolazione assoluta, affermandosi come la nazione più popolosa del mondo. Se da un lato il tema del declino demografico è tradizionalmente associato alle società occidentali, l’evidenza empirica dimostra come processi analoghi siano in corso anche nei sistemi asiatici, seppur con tempistiche e modalità differenti.

La popolazione cinese, pari oggi a circa un miliardo e cinquecentomilioni di individui, ha raggiunto il proprio massimo storico nel 2021. Da allora, la curva demografica ha assunto un andamento negativo, con un tasso di crescita che si attesta intorno al – 0,2%. Le proiezioni delle Nazioni Unite stimano una riduzione a 1,3 miliardi entro il 2050 e sotto gli 800 milioni entro il 2100.

Questo scenario si innesta in un contesto segnato dalle conseguenze della politica del figlio unico, introdotta nel 1979 e rimasta in vigore fino al 2015: oltre ad aver determinato squilibri di genere e un invecchiamento accelerato della popolazione, ha comportato pratiche coercitive, tra cui aborti forzati e sterilizzazioni obbligatorie, i cui effetti sociali e psicologici sono ancora evidenti.

La fine della politica restrittiva ha, paradossalmente, inaugurato una fase di sostegno alla natalità e, dal luglio 2025, il governo centrale ha avviato un piano nazionale che prevede un sussidio di 3.600 yuan annui (circa 430 euro) per ogni figlio di età inferiore ai tre anni, misura destinata a oltre 20 milioni di famiglie. Alcune realtà locali, come la città di Tianmen, hanno sperimentato pacchetti di incentivi ancora più consistenti (fino a 49.107 dollari per il terzo figlio) e bonus abitativi fino a 16.500 dollari. Queste misure hanno prodotto un incremento del 17% del tasso di natalità locale nel 2023, evidenziando la potenzialità degli interventi economici, ma anche la loro difficile sostenibilità su scala nazionale.

Tuttavia, il calo demografico cinese appare irreversibile nel medio e lungo periodo. Le difficoltà derivano sia dall’innalzamento dell’età media al matrimonio, sia dalla crescente riluttanza delle giovani generazioni a conformarsi agli obiettivi demografici promossi dallo Stato. A ciò si aggiungono le criticità strutturali legate al mercato del lavoro e al sistema pensionistico, che rischiano di aggravarsi nei prossimi decenni in assenza di un adeguato ricambio generazionale.

Diversamente dalla Cina, l’India si trova in una fase ancora espansiva, con una popolazione che supera quella cinese di circa 50 milioni di individui. Il primo ministro Narendra Modi, nel discorso per il Giorno dell’Indipendenza, ha sottolineato come entro il 2047 – centenario della nascita dell’India indipendente – il Paese miri a raggiungere lo status di nazione sviluppata, facendo leva su tre pilastri: demografia, democrazia e diversità.

La dinamica demografica indiana ha tuttavia conosciuto una significativa trasformazione. Il tasso di fecondità, pari a circa 6 figli per donna negli anni Cinquanta, si è progressivamente ridotto fino a 2,0 nel triennio 2019-2021, scendendo al di sotto del livello di rimpiazzo. Già nel 2000, la National Population Policy (NPP) aveva fissato l’obiettivo di stabilizzare la popolazione entro il 2045; le più recenti proiezioni delle Nazioni Unite spostano questo traguardo al 2062, con una popolazione stimata intorno ai 1,701 miliardi di abitanti, rispetto agli attuali 1,464.

La riduzione della fertilità ha assunto caratteri omogenei, con valori compresi tra 1,7 e 2,4 figli per donna nei principali stati federali. I divari religiosi si sono ridotti, in particolare tra le comunità musulmane e induiste, ma continuano a persistere gli squilibri territoriali: il nord del Paese (ad esempio Bihar e Uttar Pradesh), più povero e meno urbanizzato, registra tassi di natalità più elevati, mentre il sud, economicamente più sviluppato, presenta valori ben al di sotto del livello di rimpiazzo.

L’India si caratterizza oggi per un marcato bonus demografico: possiede la più ampia popolazione giovane al mondo, con potenziali benefici in termini di forza lavoro, capacità di consumo, imprenditorialità e innovazione, una dinamica che sostiene la crescita economica interna e pone le basi per il consolidamento di un’India più forte e influente sul piano economico mondiale.

Insomma, la traiettoria di Cina e India dimostra che anche le nazioni più popolose non sono immuni ai processi già osservati in Occidente: calo della natalità, innalzamento dell’età media e trasformazioni profonde del tessuto sociale. La Cina, ex “one child nation”, ora promuove attivamente la natalità, ma si scontra con i limiti culturali ed economici imposti dal passato. L’India, invece, vive ancora una fase espansiva, pur con segnali di rallentamento demografico.

Se la Cina ha già imboccato il sentiero, l’India sembra poter trasformare la sua forza numerica in un vantaggio economico e politico globale. Ma anche per Nuova Delhi, nel lungo periodo, la sfida sarà la stessa: trovare un equilibrio tra sviluppo, equità sociale e sostenibilità demografica.