Come al solito all’estero c’è qualcuno che non ha capito niente di quello che accade in Italia. Oppure fa finta di non capire.
Così, dopo anni di frontiere aperte a tutti i disperati del mondo, in Italia si comincia a far rispettare le leggi, si controlla qualche passaporto e si rispedisce a casa appena l’1% di quei clandestini che costringono tanti cittadini a non uscire più la sera o a vivere rintanati in case blindate come galere, piene di antifurti e porte di sicurezza per evitare di essere aggrediti e derubati.
E subito cosa dice l’attenta – si fa per dire – vicepremier del governo spagnolo Zapatero? Dice che la Spagna è contro le politiche xenofobe, facendo trasparire che quei pochi controlli fatti in Italia possono essere paragonati ai campi di sterminio o alle leggi razziste.
Il governo Zapatero, uno dei pochi baluardi socialisti rimasti in Europa, ha poi rettificato, si è scusato con la Farnesina e ha riconosciuto di aver preso fischi per fiaschi.
Ma l’episodio è l’indice più evidente di quanto in Italia si sia presa, finalmente, la strada giusta. Una strada della fermezza e della legalità che altri paesi in Europa e nel mondo hanno preso da anni. Strada della fermezza che – è evidente – ha fatto comodo in tutti gli anni in cui è stata disattesa, facendo dell’Italia il muro basso da scavalcare per tutti quegli immigrati in cerca di un ingresso nel più ricco occidente.
Gli immigrati sono una ricchezza per l’Europa, ma i clandestini e chi delinque sono un’altra cosa. L’Italia vuole i primi e tutti quanti coloro che si integrano e rispettano le leggi. Gli altri no.
Se Zapatero li vuole, che vadano in Spagna
(G.P.)