Considerazioni su Pd, Pdl e sulla leadership crescente di Mario Monti
05 Marzo 2012
Il Centrodestra e il Centrosinistra tentano come possono di arginare la frana che sta travolgendo la loro rappresentatività. Rispetto all’arresto dell’on. Papa il rifiuto opposto dal Senato ai domiciliari di Tedesco seppe subito di trucco svelato, il suo effetto è stato però quello di consentire al Centrosinistra di incassare un bonus contaminato e di sacramentare la sconfitta di Silvio Berlusconi da parte della Magistratura. L’Ordine Giudiziario non è stato infatti ricondotto entro l’alveo fisiologico e addirittura ha strabordato. Prima o poi però il primato del suo giudizio finirà per pesare anche sul PD e in quel momento tutti saranno costretti a concordare che alcuni giacobinismi andavano evitati.
Le responsabilità vengono comunque da lontano e sono domestiche ad ambedue gli schieramenti perché addebitabili alla mancata riforma della composizione del Consiglio Superiore della Magistratura dopo la soppressione dell’immunità parlamentare.
Intendiamoci, di fronte all’insensibilità del Parlamento rispetto ai privilegi di cui godono i suoi componenti e alcune pratiche che questi hanno coltivato per lungo tempo, il rigetto di alcune iniziative giudiziarie avrebbero assunto i toni dello sberleffo agli italiani, rimane però che il mancipium del Parlamento è oggi evidente.
Poi ci sono le responsabilità proprie di Silvio Berlsusconi. Troppo concentrato su questioni sollevate strumentalmente contro di lui, l’ex Presidente del Consiglio non ha ascoltato chi gli suggeriva di recuperare la separazione dei poteri istituzionali nel suo aspetto organizzativo e si è fatto coinvolgere in crociate che ne hanno offuscato l’immagine addebitandogli il perseguimento di interessi personali.
Il PDL paga invece con il Governo tecnico altre colpe: il timore nel 2010 di stressare i rapporti con il Quirinale; di aver accettato la pleonaxia della sua classe dirigente infine il tramonto della stella di Bossi, oggi in minoranza nella Lega maronicentrica.
Le fibrillazioni naturali o indotte nel PD confermano d’altro lato l’indispensabilità del governo tecnico in una situazione di completa abulia politica. Ma se la palla non torna a PDL e PD assisteremo all’ennesima mitosi partitica a danno del bipolarismo.
Tra poco più di un anno sapremo poi se gli Italiani sono oltre Berlusconi e oltre il PD e se hanno creduto nella ricetta del CFR (Casini Fini Rutelli). Di certo in pochi si riconoscono in molti degli attuali dirigenti del PDL e del PD; nei loro ex Ministri. Tanto meno negli ex dirigenti dello Stato e manager pubblici che hanno ambedue nominato o nei presidenti di regioni e province che grazie a PDL e PD sono stati eletti.
Gli italiani sono ancora tanti popoli divisi: il 150enario appena festeggiato non ha nulla dell’ 8 maggio 1995/1945 tedesco. Però tutti gli Italiani sembrano chiedere, con una sola voce, due cose: primo che si dica loro per che cosa devono fare i sacrifici; secondo che si recuperi il valore individuale come criterio di selezione della classe dirigente del Paese. E sopratutto mostrano il desiderio di una leadership autorevole al punto da imporre loro i sacrifici che si rendono necessari. Nessun dubbio in proposito: a testimoniarlo sta il consenso crescente che il Presidente Mario Monti sta conquistando.