Covid in Cina, di nuovo il mondo con il fiato sospeso

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Covid in Cina, di nuovo il mondo con il fiato sospeso

Covid in Cina, di nuovo il mondo con il fiato sospeso

Pochi giorni fa su diverse piste d’atterraggio due aerei, a poca distanza di tempo, toccano terra all’aeroporto milanese di Malpensa. Provengono da due città della Cina. Si segnalano alcuni casi sospetti di Covid tra i passeggeri. Si effettuano i tamponi di rito. I dati poco dopo danno i primi risultati che fanno riflettere. Nel primo volo su 92 passeggeri 36 risultano positivi al virus del Covid. Nel secondo volo proveniente dal paese asiatico su 120 passeggeri 63 sono positivi.

Quasi un passeggero su due risulta positivo al Covid. Il virus torna così a riprendersi le prime pagine dei giornali e le aperture dei tg nazionali. Il ministro della salute Orazio Schillaci firma un’ordinanza in cui impone l’obbligo dei tamponi antigenici. E il relativo sequenziamento del virus dei passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia.

Era ormai da giorni che il mondo sui mezzi di informazione e tra gli addetti ai lavori in Occidente seguiva quello che stava accadendo, che accade in Cina. E’ come se il virus del Covid fosse tornato in maniera prepotente a riprendersi di nuovo la scena mondiale, partendo ancora una volta da Pechino. Sull’onda di una nuova paura mai superata del tutto, di questa pandemia che non vuole scomparire, farsi da parte.

Sono soltanto di poche settimane fa le scene, le immagini delle proteste di cittadini e operai esasperati dai prolungati lockdown in diverse zone della Cina. Proteste, scontri con la popolazione. Restrizioni durissime durate per anni. Vittime, arresti. Mentre il resto del mondo si era lasciato alle spalle praticamente del tutto la minaccia del coronavirus. La Cina sembra tornare indietro. Tre anni passati inutilmente. Una politica fallimentare. Restrizioni che hanno lasciato tutto tale e quale.

I vaccini cinesi che non sono stati efficaci come quelli Occidentali. Una nuova ondata di Covid che percorre drammaticamente tutte le immensi città e le infinite campagne del gigante asiatico. Il regime, questa volta, sull’onda delle proteste non impone altre restrizioni. Non può più farlo. Ma censura del tutto in termini di numeri e dati quello che sta accadendo in Cina. Nessun contagiato. Nessuna vittima. Ma la realtà è ben diversa.

La tecnologia viaggia veloce, più delle censure. Immagini e testimoni raccontano di ospedali al collasso. Obitori che non sono più in grado di ricevere morti per il Coronavirus. Una nuova ondata. Forse nuove varianti che resistono ai vaccini attuali. Il mondo torna con il fiato sospeso. E, in epoca di veloci comunicazioni, di facili spostamenti, tutto si complica.

Dal 26 dicembre, giorno dell’atterraggio dei due aerei provenienti dalla Cina nel nostro paese, si torna a parlare della minaccia del Covid. La commissione europea da parte sua ha convocato il comitato per la sicurezza sanitaria. Il tutto, come si legge in una nota, per un approccio coordinato per quello che sta accadendo, per fronteggiare la nuova lotta al coronavirus.

Da parte loro le autorità sanitarie americane hanno già lanciato l’allarme per il pericolo che il virus torni a circolare con nuove sconosciute varianti in grado di rendere meno efficaci i vaccini esistenti. La ricerca negli Usa è di nuovo ripartita con nuove sovvenzioni. Come dire che in Cina non si è stati in grado e non si sarà in grado, da parte delle autorità del regime di Pechino, di fronteggiare la nuova situazione. Di conseguenza il virus tornerà a circolare con il pericolo di nuove varianti.

In Italia già da qualche giorno il direttore dell’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, il professor Francesco Vaia, ha parlato di una nuova fase. Dando il via a dei lavori con coordinatore uno dei massimi esperti nella lotta alla pandemia, il professor Guido Silvestri, prorettore dell’università americana di Atlanta. L’Occidente è così tornato a prendere in considerazione la minaccia del Coronavirus.

Ma la domanda è cosa farà il potente impero Cinese partendo ovviamente dai fallimenti che hanno riportato indietro le lancette del tempo a tre anni fa. Le restrizioni così prolungate e dure non hanno funzionato nelle città cinesi. Hanno prodotto tanta rabbia e frustrazione. Chiusi in casa. Con problemi di cibo e medicine, milioni di cinesi non hanno avuto la possibilità di creare anticorpi efficaci.

Inoltre cosa ancora più grave i vaccini asiatici Cansino e Sinovac non sono stati efficaci per non dire del tutto inutili. Una campagna di vaccinazione gestita ancora peggio ha fatto il resto. Alcune settimane fa gli Usa hanno proposto a Pechino di inviare i vaccini occidentali americani. Ovviamente le autorità di Pechino hanno rifiutato l’offerta americana. Ma non è solo la parola aiuto a far muovere Washington. C’è anche la consapevolezza che il virus del Covid è già in parte mutato.

All’aeroporto di Malpensa il vero timore era di trovare accanto alla possibilità dell’essere positivi la sottovariante denominata XBB.1.5, chiamata più comunemente Sinovac. Fortunatamente non è stato così. Ma il pericolo continua e continuerà al momento ad esistere. Ad essere una possibilità concreta. Mentre si attendono nuovi esami e analisi. La vera domanda senza risposta è quanti sono i contagiati in Cina? Quante sono le vittime?

Ancora quante persone sono ricoverate negli ospedali? In sostanza qual è, in assenza di informazioni, la situazione reale del coronavirus in Cina? In un Paese occidentale queste sono domande che la libera informazione fa sue per rispondere in maniera adeguata. Vigilare, intervenire, denunciare. Ma a Pechino vige una ferrea dittatura con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Fornire dati certi, informazioni adeguate, lo abbiamo già visto, è fondamentale nella lotta al virus. Già tra anni fa le autorità di Pechino diedero comunicazioni di quello che stava avvenendo in Cina con reticenza e con molto ritardo. Risultato: si perse molto tempo nell’organizzare nel mondo una efficace lotta al Covid e a prendere provvedimenti per fronteggiare l’emergenza. Stesso discorso nel creare i vaccini efficaci contro il diffondersi del virus.

Abbiamo vissuto polemiche e tante discussioni inutili ma i vaccini americani e inglesi hanno funzionato alla luce del sole. Quelli russi e cinesi no. Bisogna ricordarsi che qualche regione italiana aveva pensato tre anni fa, in piena pandemia, di prendere in considerazione la possibilità di utilizzare i vaccini prodotti dalla Russia. Si è visto come è finita. E, ancora, le informazioni, i dati per i regimi dittatoriali sono il più delle volte qualcosa da bloccare, censurare.

Purtroppo per la Cina i virus non si possono censurare. Viaggiano veloci e incontrollabili. E questo è un danno anche per paesi democratici come il nostro se non fa tesoro delle recenti esperienze. Se non si affida alla scienza e alla libera informazione. Alle idee vincenti delle singole persone. I veri valori che ci hanno permesso nel nostro mondo democratico di affrontare le sfide più difficili e impegnative, come quella del coronavirus.