Covid, la Cina non comunica più contagi e decessi

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Covid, la Cina non comunica più contagi e decessi

Covid, la Cina non comunica più contagi e decessi

27 Dicembre 2022

Li Liansheng ha 64 anni e vive a Pechino. Pensa di aver preso il Covid mentre faceva esercizi nel verdeggiante parco del Tempio del Cielo. Nel centro della capitale. Ai reporter di AP dice di essersi ammalato dopo la prima dose di vaccino, dieci giorni di tosse e febbre. Vuole fare il richiamo ma spiega che che la maggior parte dei suoi amici, sessanta, settantenni, non si è vaccinata neppure una volta né lo rifarà.

Circolano storie di febbri, sangue coagulato e altri effetti collaterali sui vaccini. Molti hanno paura di farlo. “Finché sappiamo che il vaccino non causerà grandi effetti collaterali, dovremmo prenderlo,” dice Li Liansheng. “Dicono anche che il virus continui a mutare”, aggiunge Li. “Come facciamo a sapere se i vaccini che prendiamo sono utili?”. Alcuni dei suoi amici sono riluttanti a farlo, perché hanno il diabete, problemi cardiaci e altre complicazioni di salute. Eppure li hanno avvertiti.

Per loro è ancora più urgente essere vaccinati perché i rischi di COVID-19 sono più gravi dei potenziali effetti collaterali del vaccino. A tre anni di distanza dall’inizio della pandemia, la Cina è travolta di nuovo dal Covid. La commissione sanitaria ha smesso di contare ufficialmente i morti, nel giro di un mese, a dicembre, i nuovi casi stimati sono oltre 250 milioni. Il numero delle vittime potrebbe arrivare a un milione.

Il regime comunista che si presentava come un modello di contenimento della pandemia per il resto del mondo sbanda vistosamente. Tra politiche restrittive e aperturiste. Sembra di tornare indietro a prima dell’arrivo dei vaccini occidentali, quando nella urgenza di non far collassare la economia e sotto le spinte degli aperturisti le classi dirigenti mondiali oscillavano tra riapriamo e chiudiamo. Poi, appunto, sono arrivati i nostri vaccini.

Gli anziani in Italia sono alla quarta, pure quinta dose, per chi lo fa. La campagna vaccinale, incrociando le dita, sembra aver funzionato. Invece in Cina no. Dopo la repressione dei manifestanti che chiedevano la fine del lockdown più lungo del mondo, il regime di Xi ha riaperto. Tolto le quarantene e lasciato che il virus circolasse. E i casi hanno ripreso a salire vorticosamente perché gli anziani non si vaccinano, e muoiono, mentre il sistema sanitario è incapace di reggere.

Per i cadaveri ci sono i crematori. Ora Xi chiede una “campagna sanitaria più mirata” e una “linea di difesa comunitaria” di fronte alla “nuova situazione”. Il presidente cinese, riporta la tv di Stato, ha rivolto le sue indicazioni ai funzionari di tutto il Paese nel suo primo intervento pubblico dopo l’allentamento delle restrizioni. La gestione militarizzata della politica dello ‘zero Covid’ ha fallito, esasperando la popolazione. Le riaperture senza un vero piano vaccinale pure.

Ora è il caos. I farmaci scarseggiano nelle farmacie per l’esplosione delle richieste. Le strutture sanitarie sono al collasso per l’enorme afflusso di malati in maggioranza anziani e non vaccinati. I crematori non riescono a smaltire la grande quantità di cadaveri. La quarantena è stata ridotta e poi tolta per dare nuovo impulso all’economia penalizzata dalle restrizioni. A questo punto non si capisce cosa accadrà.

Il tracciamento dei nuovi infetti in Cina è saltato, chi fa il tampone fai da te a casa non denuncia di essere positivo. E il 21 gennaio ci sarà il Capodanno cinese. L’appuntamento più importante dell’anno, che muove milioni di persone.