Da oggi i bambini testimoni di violenze hanno un’arma in più per difendersi
18 Gennaio 2010
Una notizia davvero importante per tutti; si aspettava da tempo. Il primo protocollo in Italia fra tribunali, procure, ospedali e forze dell’ ordine per proteggere i bambini testimoni di violenze. Finalmente due grandi novità: l’aver considerato la gravità dell’assistere alle violenze da parte dei minori, come pari nel danno, all’averle subite; e la novità di un lavoro di squadra, di rete che vede coinvolte le istituzioni che dialogano e collaborano tra loro. Infatti, spesso, la mancanza di dialogo e di collegamento tra le istituzioni, crea situazioni paradossali. Si vedono a volte genitori segnalati dalla scuola o dalle usl per condotte non lineari e, magari, gli stessi sono preferiti come affidatari per i figli rispetto all’ altro genitore, in cause di separazione.
Si è partiti con questo progetto, grazie alla ricerca svolta dall’associazione, Differenza Donna, condotta da Emanuela Moroli in 30 uffici giudiziari. I dati allarmanti emersi hanno dato corpo al rapporto d’intesa che è stato siglato fra l’associazione, il tribunale ordinario, il tribunale dei minori, i carabinieri, le rispettive procure, e gli ospedali: policlinico Tor Vergata, Bambin Gesù, San Gallicano e Umberto I. L’iniziativa è divenuta operativa grazie all’ intervento del Csm con il consigliere Fabio Roia. La Mennuni, del PDL, assicura che, anche il Campidoglio, sarà d’accordo, quasi sicuramente, nel far partire questo progetto-pilota.
Dai risultati dello studio condotto dall’associazione Differenza Donna, sono emerse quelle notizie agghiaccianti, che per gli “addetti ai lavori” sono ipotizzabili, anche se poi le statistiche sconcertano lo stesso. Infatti, si parla di circa mille donne all’anno che si rivolgono nei centri antiviolenza per denunciare di aver subito violenza dai mariti, e si indica come il 75% la percentuale di bambini che ha assistito direttamente alle violenze. Questi bambini che assistono ai soprusi sono bambini facilmente individuabili; ad esempio nelle scuole; poiché i loro comportamenti parlano chiaro. Aggressivi, depressi, incapaci a relazionarsi, facili ad ammalarsi e con problemi nell’apprendimento. Spesso per loro si può fare poco, poiché c’ è omertà, dettata dalla paura della mamma, ma anche della scuola. Queste leggi di intesa tra le istituzioni rendono tutti più forti ed efficienti, nell’ aiuto. Se si sente che c’è una “sponda”, una tutela vera, si dà più coraggio e motivazione alle mamme e agli operatori. Questo accordo diviene la possibilità di favorire la scoperta, la denuncia, di tutte quelle situazioni sommerse e non, ma che finora sono state sottovalutate.
Si è data voce finalmente, in modo più organico, al disagio e alla violenza psicologica che i bambini subiscono in quelle famiglie, dove apparentemente va tutto bene; oppure lì dove, poiché il problema è dei genitori, si è spesso sottovalutato cosa accadeva ai figli. Questi bambini vivono nell’ incertezza, nel terrore di vedere la propria mamma picchiata o violentata; assistono muti, temendo per la propria vita e per quella della loro mamma, all’ orrore dell’ abuso. Bambini che spesso “devono dimenticare” per farsi forza e non impazzire, ma che lotteranno per tutta la vita con ciò che hanno visto e udito. Bambini e bambine ai quali finora non è stata spesso riconosciuta e legittimata la loro “ferita”, come se fosse diversa da quella di chi ha subito l’abuso personalmente. Tragedie, entrambe, che segnano i piccoli in modo a volte irreversibile. Ma oggi c’è una speranza in più, di poter esserci, di poter aiutare questi bambini a recuperare una serenità, anche se pesantemente compromessa.
Questo protocollo è pensato per far si che sia immediata l’informazione da parte della procura ordinaria, verso quella dei minori. In tal modo il minore potrà essere sottratto in modo tempestivo all’essere testimone di violenze e abusi che si consumano in sua presenza nella famiglia. Saranno accelerate anche tutte quelle cause di separazione e divorzio che presentano notizie di violenza. Le mamme e i loro figli potranno essere accolti nelle strutture protette. Negli ospedali sarà istituito un codice rosa, per connotare la violenza psicologica, fisica e sessuale, rivolta a donne e bambini. Un grande passo avanti, che dà informazione e consapevolezza alle vittime, ridando loro dignità e diritti, calpestati e disconosciuti. Nessuno, e nessun patto potrà mai cancellare i segni di queste ferite; ma venire alla luce, essere accolti, difesi, curati, può far rinascere a una nuova vita.