E’ Gianfranco Fini l’erede naturale del Cavaliere

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E’ Gianfranco Fini l’erede naturale del Cavaliere

29 Maggio 2007

Il dibattito aperto dall’articolo di Quagliariello sulla leadership del centro-destra pone nei termini corretti una questione non più rinviabile e sottolinea il dato, difficilmente contestabile, che al momento attuale non esiste altra candidatura alla guida del centro-destra oltre a quella di Berlusconi. Lo stesso Berlusconi ha tuttavia osservato recentemente, sebbene in modo informale, che quanto è certo oggi potrebbe non esserlo più se si andasse a votare tra tre o quattro anni (con il governo Prodi – ciò che sembra sempre più difficile – o magari con qualche altra soluzione oggi non prefigurabile).

La questione della leadership s’intreccia perciò inevitabilmente con la sorte del governo e della legislatura, ponendo un problema di non facile soluzione: è chiaro infatti – questo è il punto che vorrei sottolineare – che un eventuale cambio alla guida del centro-destra, specie dopo una leadership così marcata, direi “epocale” come quella di Berlusconi non può essere effettuato in breve tempo, ma deve essere adeguatamente preparato. Questo significa però che il problema della “successione” va posto fin da oggi: i tempi e i modi in cui questa dovrà avvenire possono mutare, in funzione di variabili politiche (crisi di governo, elezioni anticipate) non preventivabili, ma il cammino politico che dovrà condurre alla successione e il nome del successore devono essere definiti al più presto, indipendentemente dalle contingenze politiche. Tale percorso consta chiaramente di due momenti: individuazione delle tappe di avvicinamento al partito unico del centro destra e definizione del metodo per la scelta del leader (le primarie?).

La tentazione di affidare la soluzione di questi problemi ad un emulo di Berlusconi, magari in gonnella, è comprensibile, ma occorre resisterle, così come occorre opporsi alle lusinghe dell’antipolitica, per cavalcare la quale si presentano sempre nuovi concorrenti. Il vuoto aperto da una sinistra allo sbando deve essere coperto – come nei principali paesi europei – da una destra di governo capace di interpretare il bisogno diffuso di autorevolezza che sale dal profondo del paese.

Quagliariello dice giustamente che il carisma non si inventa. Non molto tempo fa, tuttavia,  Berlusconi ebbe a dire – cosa che a molti apparve ragionevole – che il suo successore naturale era Gianfranco Fini, l’uomo che tutti i sondaggi indicano da tempo come tra i più popolari d’Italia. Ora: non sono certo i sondaggi a fondare il carisma, ma indicano una base di popolarità (confermata anche dall’accoglienza al Family day) che, unita ad una visione politica che nelle scelte fondamentali appare chiara e prossima ai programmi originari del centro-destra (democrazia maggioritaria, elezione diretta del capo dello Stato, europeismo e atlantismo, riforma del Welfare) continuano a fare di Fini il più plausibile candidato alla successione di Berlusconi, l’unico che oggi sembra in grado di coniugare il necessario salto generazionale con l’esperienza e la competenza di un politico puro. Ed è di politica nuova che c’è bisogno, non di antipolitica.