E’ ora di passare alla Terza Repubblica anche senza passare per la Seconda

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E’ ora di passare alla Terza Repubblica anche senza passare per la Seconda

14 Febbraio 2008

La transizione politica italiana, apertasi nel 1993 con il crepuscolo
della Prima Repubblica, e che ha corso negli ultimi mesi il serio rischio di concludersi
con un fallimento di portata storica, ha invece conosciuto, nelle ultime
settimane, una rinascita forse decisiva. Essa potrebbe condurci, nella prossima
legislatura, ad un cambiamento davvero epocale della nostra vita politica, se
questa volta si saprà condurre la trasformazione sino alla sua logica
conclusione istituzionale.

Con un’accelerazione improvvisa, certo dettata dalla necessità, ma
nondimeno portentosa, Berlusconi e Veltroni  sono riusciti, in poche settimane, quanto meno
a creare le condizioni per la realizzazione di quella grande trasformazione del
sistema politico italiano, che era in incubazione da quindici anni, e che aveva
dovuto (e certo ancora dovrà) scontrarsi con le inevitabili resistenze
frapposte da chi, al vecchio quadro politico e culturale della Prima
Repubblica, restava e resta tenacemente abbarbicato.

La decisione di Pdl e Pd di correre da soli alle prossime elezioni ha
infatti prodotto un risultato, il cui significato è chiaro e inequivocabile: a
restare fuori, ad essere perciò costretti a presentarsi da soli e con poche
speranze di poter incidere, sono infatti democristiani, comunisti e nostalgici
missini. Con un’espressione brutale, ma veridica, si tratta dei rottami della
Prima Repubblica, dei sopravvissuti di un passato che loro vorrebbero non
passasse mai, a costo di condannare l’intero Paese all’immobilità e al declino.

Sin dal 1993 il confronto vero, al di là delle polemiche di basso profilo
e degli interessi di bottega, è stato ed è tra due visioni diverse della
democrazia, entrambe degne, ma incompatibili. Da un lato, la concezione della
democrazia che i politologi anglosassoni chiamano ‘consociativa’ e che noi –
dato il significato negativo che questo termine ha assunto in Italia – possiamo
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