Ecco cosa davvero interessa ad un elettore del centrodestra
20 Febbraio 2008
di Carlo Meroni
Spero questa settimana mi riservi un po’ più di
tranquillità rispetto alla precedente.
Abbiamo gustato ogni portata del luculliano menù propostoci da stampa e
tv: il primo confronto pre-elettorale da Vespa fra Berlusconi e Veltroni, lo
sbocciare della “rosa bianca”, l’accordo palindromo del PD (che infatti ora si
può leggere anche DP, Di Pietro), la rivoluzione di Ferrara e della sua lista
“pro-life” che prima va da sola ma poi si accasa nel PdL in cambio del
ministero della salute o sanità che dir si voglia, le teatrali ire pannelliane
alla tivù la mattina presto in fascia protetta, Casini che dopo il lungo
corteggiamento, come deve fare la più bella del reame, decide di non darla a
nessuno (l’alleanza) e di fare pro domo
sua. Per non parlare del sempre
prodigo di sorprese Gianfranco Fini, che in quattro e quatto otto indietreggia
dal 28 (nel senso di ottobre, 1922) al 18 (febbraio, 2008) spegnendo la fiamma
come fosse la candelina della torta di compleanno: puf, chiusi ottantasei anni
di storia come chiudere un libro noioso, senza chiedere niente a nessuno, senza
un congresso, senza nemmeno un po’ di Fiuggi (nel senso della minerale) per
digerire la botta.
Da domani, siamo tutti un “Popolo della Libertà”.
Ma torniamo alla nostra settimana di fuoco. Passate tutte queste
bufere, un po’ di sereno clima politico spero aiuti tutti quelli che come me
faticano ancora ad orientarsi in uno scenario davvero confuso.
Lo confesso, ho un difetto: non mi piace comprare a scatola chiusa, e
lavorando nel settore pubblicitario, l’ultima cosa che posso fare è abboccare
ai prodotti venduti mediante raffinate strategie di marketing.
Visto che ormai andare a votare è come scegliere se far compere nell’ipermercato
A o in quello B, io non ci sto.
Preferisco ancora il salumaio di paese, e voglio scegliermelo da me.
Perché, si chiederà giustamente il lettore, tanto pessimismo e relativa
acidità di rimando?
Spiego subito. Le prime ulcere sono iniziate con la visione delle due
puntate di “Porta a Porta” che hanno ospitato Berlusconi e Veltroni.
Su Veltroni, non ho molto da dire. Si tratta chiaramente dell’ennesima
metamorfosi di quei sessantottini che sono allegramente transitati dal libretto
rosso, dalla falce e martello, dalla quercia, dall’arcobaleno, dall’ulivo ed
ora scimmiottano le compagini salottiere e radical-chic dei “liberal” di stampo
anglosassone. Un po’ dalla parte
dell’operaio sfigatello, ma guai a stare senza l’industrialotto che ci
foraggia. Un po’ catto, e un po’ comunisti, ma mai troppo né dell’uno né
dell’altro. La faccia impegnata del qualunquismo moderno, che legge molti
libri: dal “Codice Da Vinci” a “Senza Patricio”.
Non avranno mai né il mio scalpo né il mio voto; anche se Veltroni da
Vespa ha enunciato un programma che, a video spento e letto da una voce fuori
campo, avrebbe potuto essere tranquillamente quello di un “centrodestra”
qualsiasi. Ma non ci credo. Questa è gente che ha un ben preciso dna, e non
saranno quattro paciosi sorrisi e una mano tesa a farmi convincere della loro
conversione.
E poi a che serve richiamarsi così pervicacemente ai grandi paesi
democratici anglosassoni, quando si tralascia con preciso calcolo l’aspetto etico-religioso?
Negli Stati Uniti l’identità religiosa dei candidati non solo è un aspetto del
quale i candidati stessi non fanno mistero ed anzi tendono ad enfatizzare e ad
esserne fieri, ma i temi etici fanno
assolutamente parte di ben definite scelte programmatiche e politiche che
puntano ad attirare a sé un certo tipo di elettorato piuttosto che un altro. E
invece l’Obama de noantri che fa? Ci
dice che i temi etici devono essere affrontati in dibattiti, in discussioni, in
tavole rotonde….ma devono restare fuori dalla competizione elettorale. Bravo
Walter. Problemi così attuali e spinosi meglio levarseli dalle palle, ed
affidarli a qualche “dibbattito”, piuttosto che rischiare di scottarsi, vero? L’asino di Buridano, domani chi accontenterà,
Binetti o Melandri?
Tutto secondo vecchio copione già messo in scena da Romano Prodi. Ma il
mio stomaco, seppur nauseato, reggeva ancora.
Ma il colpo da ko, l’uppercut letale mi è stato dato da Berlusconi. Mi
spiace terribilmente dirlo, ma è proprio così.
Ma come, Cavaliere?…Veltroni fugge come un coniglietto davanti ai temi
etici e lei che fa? Invece di prendere la palla al balzo, anziché nei
“dibbattiti” dice di voler spedire le questioni cruciali per il futuro della
nostra società all’ONU…ancora più lontano?!?! Che razza di inciucio è mai
questo? Capisco Veltroni, ma come fa Berlusconi, leader di uno schieramento in
larga parte composto da moderati conservatori e cattolici, ad affermare che
certi temi devono restare fuori dall’agone politico? Se non lo fa Berlusconi,
chi garantirà i nostri valori?
Che m’importa del sistema elettorale, chi se ne frega del corridoio
Lisbona-Kiev, mi lascino anche l’ICI che tanto siamo abituati a pagare come dei
somari. A me interessa sapere se domani mia figlia potrà comprarsi allegramente
in farmacia la RU486 per organizzare un abortino assieme all’amichetta del
cuore, se mio nipote potrà essere legalmente soppresso solo perché in procinto
di nascere coi coglioni un po’ più piccini della norma, o se dopodomani quando
avrò l’alzheimer mio figlio dirà che era mia volontà quella di non soffrire e
mi staccherà la spina da gran farabutto! Questo mi interessa. Mi interessa sapere chi vorrà sul serio
diminuire le tasse a chi fa tanti figli, e se e come potrò essere libero di
mandare i miei figli ad imparare in una certa scuola di mia fiducia senza
spendere un capitale, e magari detraendo la retta dalle tasse. Questo m’interessa;
il resto, stavolta glielo dico io “mi consenta”, sono solo delle cazzate: sono
la pubblicità del detersivo che più bianco non si può o del gran biscotto che
si taglia col grissino.
Ecco perché sono incazzato nero: perché mi sento come la moglie fedele
e tradita. Dal 1994 firmo cambiali in bianco a Silvio, e lui mi ripaga così.
Ingrato. A che serve quest’ennesima
ammucchiata che scimmiotta quella del governo appena miseramente caduto?
Capezzone e Prestigiacomo al fianco di Giovanardi e Formigoni? Non si tratta di
“neoguelfismo”, ma qual è questo
benedetto fil rouge che lega il PdL? E perché imporre ogni diktat possibile a
Casini, quando si smania per imbarcare gente come Mastella e Dini che già in
passato hanno apertamente manovrato contro il conducente? Che sta facendo il
Cavaliere, una riedizione riveduta e corretta del megapartito laico garofanato
degli anni ‘80, arricchito da qualche cattolico qua e là per attirare i
consensi dell’area più moderata? Eh no, io non ci casco, mi spiace.
E poi si parla tanto di democrazia interna, di “maggior spazio ai
giovani”, di “basta ai parrucconi”. Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò.
Voglio vedere quanti “giovani” quante “novità” riusciranno a trovare spazio nel
listone che dovrà accorpare i candidati di FI, AN e qualche altro gruppo
parlamentare di minore caratura. Un paio di nomi in quota Brambilla (dopo tutto
il lavoro fatto…) e poi? Sarà più lunga la lista degli esclusi o quella dei mai
entrati?
A scanso di equivoci, sarei più che aperto a delle novità, ma che siano
serie e non semplici operazioni di marketing politico. Mi sta bene mettere i
vecchi simboli nell’armadio: scudi crociati, fiamme e quant’altro per giungere
alla costruzione di un unico partito del centrodestra. Mi sta bene che
Berlusconi parli di un programma unitario, da tutti approvato e da eseguire
pedissequamente. Manca solo un piccolo, essenziale punto: cosa dice questo
programma, oltre a voler abolire l’ici e ripristinare il ponte sullo stretto di
Messina?
Servirebbe volare un po’ più alto: una confluenza di identità che si
arricchiscono reciprocamente verso un unico fine, non un azzeramento paritetico
per catturare il massimo dei consensi. O siamo ancora fermi al “meno tasse per tutti”?
Berlusconi sostiene che questo è un partito “del popolo”, che è stato
chiesto a gran voce da quel popolo che affollò Piazza San Giovanni il 2
dicembre 2007. Vero, ma non capisce che si tratta più o meno dello stesso
popolo che fece fallire il referendum sulla legge 40, che si precipitò in
piazza al “Family day” e che all’invito di Ruini fece sentire tutto il suo
calore al Santo Padre dopo le vili accuse dei cattedratici della Sapienza.
C’erano anche molti politici, quel giorno in Piazza San Pietro. Ma sentendo
dire oggi che certi temi devono restare fuori dall’agone politico mi chiedo: ma
allora che ci siete venuti a fare? Il Papa è una cosa seria: si è liberi di
ascoltarlo o meno, ma non strumentalizziamolo, per carità!
Ancora una volta non ci resta che sperare in ciò che nessuno si
aspettava, nella voce a sorpresa, nella bomba che sconquassa lo stantio quadro:
Giuliano Ferrara. Sembra che il direttore de “Foglio” si stia aprendo un varco
all’interno del PdL con la sua lista per la vita. Mi chiedo come mai tante
figure politiche così esperte e scafate non si siano potute rendere conto di
ciò che Ferrara ha ben compreso. Si tratta di una questione di vita e di morte,
nel senso letterale del termine, di una vera battaglia di civiltà che riguarsa
il nostro futuro, di quelle cose che fanno tornare la voglia di politica ed
accendere la passione civile. Su questo la gente del centrodestra è veramente
reattiva: che non si tocchino vita, famiglia, matrimonio eterosessuale, educazione.
Il resto fa tutto parte di quel circo barnum che da sempre anima la politica ma
non cambia la nostra vita.
Preferirei certo anch’io il ponte, ma a Messina ci vado tranquillamente
anche col traghetto.
Vi prego, voi del PdL: avete ancora un mese e mezzo di tempo per
mettere in campo qualcosa di davvero concreto che risponda ai veri bisogni
della nostra malandata società. Non fatemi spegnere la passione, non costringete
un assiduo sostenitore del voto e dell’azione politica alla prima astensione
della sua vita.
Ho paura che per noi cattolici saranno Casini.