
Ecco quanto vale lo shipping, tra mercato e transizione ecologica

06 Ottobre 2022
Quanto vale lo shipping nel nostro Paese? Non poco, anzi. I dati antecedenti alla pandemia indicavano che in questo settore ci fosse un giro d’affari di 12,7 miliardi di euro, che garantiva 48mila posti di lavoro. Ampliando lo sguardo su tutto il ramo marittimo le cifre in questione continuano a essere notevoli: 36 miliardi di euro e 408 mila occupati. Ugo Salerno (in foto), Presidente e AD di RINA, il Registro italiano navale, ha spiegato a Il Bollettino quanto il comparto possa diventare strategico nei prossimi anni.
“Credo che la strada della transizione ecologica non sia tracciata da una sola tecnologia”, la ricetta per la sostenibilità è quindi il mix energetico. Salerno parla apertamente di idrogeno, idroelettrico, fotovoltaico ed eolico, ma anche di carbon capture use and storage e nucleare. “Sarà poi il mercato a scegliere la strada migliore […] per intraprendere la transizione ecologica non possiamo affidarci totalmente alle fonti rinnovabili”, argomenta con piglio pragmatico.
Il nucleare di nuova generazione è un punto cruciale del ragionamento dell’amministratore delegato, che ne contempla lo sfruttamento nel settore dello shipping. Il settore navale è molto difficile da decarbonizzare – spiega – e dipende completamente dagli sviluppi terrestri. Infatti, per avere fonti di energia pulita a bordo delle navi è necessario che a terra vengano prodotti combustibili a emissioni zero e si sviluppi la catena logistica perché questi siano disponibili nei porti”. Salerno non si ferma qui ed elogia i rigassificatori, definiti “una soluzione rapida, sicura e a costi limitati per assicurare all’Italia il gas che serve”. Le contraddizioni degli ambientalisti no-nuke e no-tutto sono sempre più evidenti agli occhi di tutti.