Gazprom is the new Wagner? La Russia vuole la guerra infinita
18 Febbraio 2023
Il 7 febbraio scorso il Ministero della Difesa ucraino ha lanciato l’allarme sulla formazione di una “compagnia militare privata” da parte di Gazprom Neft. Il governo ucraino ha avvertito che l’unità sarebbe paragonabile ai mercenari di Wagner Group. Il primo ministro Mishustin ha firmato il dispositivo creando una “organizzazione di sicurezza privata” grazie a una legge che consente alle società energetiche di dotarsi di gruppi privati per difendere le proprie infrastrutture.
Gazprom Neft, che produce e raffina petrolio in Russia e all’estero, è una sussidiaria della società energetica Gazprom. Il Cremlino è il maggiore azionista di Gazprom, una azienda strategica per l’economia russa. Parliamo della più grande società del paese, il maggiore produttore di gas naturale a livello mondiale nel 2021. Oltre al suo valore economico, tuttavia, la Russia ha utilizzato da tempo il petrolio e il gas di Gazprom come strumento politico all’estero. La Russia ha utilizzato la promessa di contratti o oleodotti per forgiare relazioni o esercitare pressioni politiche. Minacciando, ad esempio, di aumentare il prezzo del gas per l’Ucraina del 80% dopo il rovesciamento del presidente ucraino filorusso Yanukovich nel 2014.
Potenza Gazprom
La minaccia dell’influenza russa ha reso controversa la costruzione di oleodotti da parte di Gazprom. Un esempio sono i gasdotti Nord Stream, una rete che va dalla Russia alla Germania. Nord Stream 1 è stato completato nel 2011, mentre Nord Stream 2 nel 2021. Nel settembre 2022, entrambi i gasdotti sono stati danneggiati in quello che molti esperti hanno definito atti di sabotaggio. Da allora, paesi occidentali e Russia hanno contestato la responsabilità dell’accaduto.
Emily Holland, assistente professore presso il Russia Maritime Studies Institute presso l’US Naval War College, sottolinea che Gazprom Neft si concentra particolarmente sulle risorse naturali nell’Artico. Un’area cruciale in quanto gli interessi economici russi si rivolgono agli affari con l’Asia. “L’Artico si sta sviluppando rapidamente in termini di infrastrutture energetiche, trivellazioni e strutture militari, con un numero di stati coinvolti… tra cui la Cina”, afferma.
Altri esperti ritengono più concretamente che Gazprom potrebbe costruire un’organizzazione di sicurezza per rafforzare il potere militare della Russia. “Gli obiettivi di Gazprom non sono solo il business del gas. Devono, essenzialmente, sostenere gli interessi nazionali della Federazione Russa e, in particolare, mantenere e sostenere il regime di Vladimir Putin”. Lo dice Agnia Grigas, autrice di The New Geopolitics of Natural Gas e senior fellow presso l’Eurasia Center dell’Atlantic Council. “Penso che Vladimir Putin abbia chiarito che si tratta essenzialmente di una guerra per la sopravvivenza del suo regime e che non è disposto a fare marcia indietro”.
La guerra del gas
In questo senso esistono due possibili ragioni per la formazione di questa organizzazione, scrive su Amear.News l’analista Robert Stone. Da un lato la decisione degli Stati Uniti di classificare il Wagner Group come organizzazione criminale internazionale. Dall’altro l’inasprimento delle sanzioni statunitensi sulle esportazioni russe di petrolio e prodotti petroliferi. Secondo Pavel Baev, professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo, ”L’azienda ha buone ragioni per presumere che i rischi per le sue attività all’estero stiano aumentando. Ma l’assunzione di strutture di sicurezza esterne diventa problematica, perché Prigozhin (oligarca fondatore della Wagner) domina sempre più questo mercato in Russia”.
E allora è possibile che questa sia una mossa di Putin per dare una svolta alle sorti della guerra? Del resto il Cremlino fatica a contare i morti e anche la cerchia dei fedelissimi di Putin comincia a prendere consapevolezza che si rischia “una nuova Palestina”. Con tempi biblici per chiudere la guerra e conseguenze inimmaginabili sugli affari (spesso sporchi) dei russi. Non è da escludere, allora, che la Russia possa decidere di intensificare la sua presenza militare (più o meno esplicita) nel Mar Nero. Qui l’Ucraina ha importanti riserve offshore di petrolio e gas, così come nel Baltico, attorno all’oleodotto Nord Stream.
Del resto la protezione delle infrastrutture critiche di Gazprom potrebbe offrire alla Russia un pretesto per una serie di interferenze militari mirate nei paesi che ospitano gasdotti Gazprom. Il Kirghizistan e la Bielorussia, per esempio. E potrebbe non essere da sottovalutare la recente visita del ministro Lavrov in Iraq. Appare quindi evidente che qualunque paese che abbia a cuore la propria integrità dovrebbe cercare di stare alla larga dalle infrastrutture di Gazprom. La comunità internazionale, forse, dovrebbe cominciare a porsi – anche – questo problema.