Giù le tasse alle aziende che investono (e basta con la zombienomics!)

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Giù le tasse alle aziende che investono (e basta con la zombienomics!)

Giù le tasse alle aziende che investono (e basta con la zombienomics!)

14 Giugno 2022

E’ sostenibile per le aziende una pressione fiscale pari al 48%? Ed è sostenibile per l’Italia un abbassamento indiscriminato delle tasse, considerando le possibili sofferenze legate al debito pubblico?

La risposta è probabilmente no ad entrambe le domande, ma le soluzioni devono arrivare da scelte coraggiose, al di fuori delle dispute politiche ed elettorali.

Va chiarito subito un punto: la fiscalità gioca un ruolo fondamentale ed insostituibile per la crescita. Non si tratta di una provocazione. Nella fase di crisi post pandemica che il sistema economico italiano sta attraversando, infatti, le risorse pubbliche rappresentano uno strumento essenziale per stimolare le imprese a nuovi investimenti e quindi a generare più valore e occupazione.

Tuttavia vanno considerate le peculiarità dello scenario italiano, già segnalate dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni finali. Il nostro Paese si muove lungo un crinale complicato da più fattori. Prima di tutto un ingombrante debito pubblico, che rischia di “risvegliarsi” e dispiegare nuove potenziali criticità. Poi il possibile aumento dei tassi d’interesse, infine i segnali di rallentamento della crescita inevitabilmente causati dalla guerra e l’esistenza di aziende virtualmente “morte” e tenute in vita solo dai ristori erogati durante la fase pandemica.

Per promuovere la strada della crescita serve una riforma fiscale innovativa e coraggiosa. Il governo Draghi si sta muovendo proprio in questa direzione, in linea con l’obiettivo di disegnare un fisco del tutto nuovo. Il criterio fondamentale non è quello del taglio delle tasse indiscriminato, ma la previsione di meccanismi che, in base a comportamenti virtuosi delle aziende, prevedano degli strumenti specifici per stimolare crescita e investimenti, premiando le imprese che si comportano meglio.

Una riforma pienamente in armonia con la prossima Direttiva europea sul riequilibrio fra capitale di rischio e capitale di debito (Debra) che individua quattro comportamenti decisivi per far scattare meccanismi premianti per le aziende:

  • spingere imprese a raccogliere capitale di rischio;
  • attrarre nuovi investitori;
  • favorire percorsi d’investimento;
  • adottare strumenti per vincere la sfida legata ai fattori Esg (Environmental, Social and Governance).

Rispetto a queste necessità, i meccanismi fiscali italiani versano ancora in uno stato tra il confuso e il contraddittorio. La pressione fiscale al 48% è un elemento di squilibrio troppo grande ma la riduzione delle tasse va necessariamente legata a criteri e parametri più strategici e meno demagogici. Come per l’appunto lo stimolo e la propensione ai nuovi investimenti. I 4.800 miliardi di entrate tributarie devono diventare un altro strumento di crescita complessiva del paese e non il panno caldo al quale, di volta in volta, ricorrere per silenziare gli effetti del debito pubblico.