Gli architetti di tutto il mondo a Irpin per ricostruire l’Ucraina

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Gli architetti di tutto il mondo a Irpin per ricostruire l’Ucraina

Gli architetti di tutto il mondo a Irpin per ricostruire l’Ucraina

13 Novembre 2022

Ricostruire l’Ucraina. Irpin. Ro3kvit è un gruppo di architetti, urbanisti e artisti che si è costituito quest’anno dopo la invasione russa. Il loro obiettivo è ricostruire l’Ucraina distrutta dalla guerra. Il gruppo è formato da competenze ucraine e straniere in parti uguali. Tra gli altri piani che hanno in mente c’è anche quello del riuso, utilizzare scarti e macerie di guerra per la ricostruzione.

Il collettivo è una delle tante presenze, comprese le archistar, esperti e volontari della cooperazione internazionale che lavorano a Irpin. Questa piccola cittadina fu una delle ultime conquistate durante la prima offensiva russa nel febbraio scorso, quando sembrava che le truppe di Mosca dovessero prendere Kiev. Per evitare la caduta della capitale e la capitolazione, gli ucraini fecero saltare il ponte di Irpin, una grande infrastruttura che avrebbe spianato la strada ai russi verso Kiev.

“È come se ci fossimo tagliati un braccio per salvare il resto del corpo,” dice un architetto ucraino al New York Times che ha dedicato un fantastico reportage a questa vicenda. Sappiamo come è andata a finire. La controffensiva ucraina, appena un mese dopo, a marzo, permise di riprendere Irpin. Una città fantasma, distrutta come tutto quello che i russi si sono lasciati dietro ritirandosi progressivamente negli ultimi mesi.

Edifici inceneriti, quartieri residenziali in rovina, scuole date alle fiamme. 300 residenti di Irpin sono stati ammazzati dai russi, 200 di loro non sono ancora stati ritrovati. Poco tempo dopo la liberazione, a Irpin e nei territori riconquistati sono arrivati architetti e progettisti un po’ da tutto il mondo per gettare le basi della ricostruzione di questo martoriato Paese. Grazie a una azienda turca, ora gli ucraini stanno ricostruendo il ponte di Irpin.

Il ponte dovrebbe diventare anche un memoriale per ricordare la guerra. I progetti per la ricostruzione infrastrutturale e urbanistica fioccano, i fondi umanitari iniziano ad arrivare da tutto il mondo per finanziare le opere. Ma l’impressione è che manchi una visione di insieme sulla rinascita di questa città. Architetti e urbanisti si stanno lanciando in idee visionarie e futuribili, ma più che con la creatività dei rendering bisogna fare i conti con la realtà.

Il 70 per cento degli edifici a Irpin è stato distrutto o danneggiato. I servizi elettrici, idrici, la rete dei trasporti locali funzionano a stento. Servono 50 milioni di euro per affrontare l’inverno e almeno un miliardo per ricostruire completamente la città. Per chi ricorda la storia della Bosnia, l’obiettivo è che la industria della ricostruzione non si concentri solo su opere costose e simboliche. E permetta invece ai cittadini di tornare a vivere decentemente nelle loro comunità.

Tenendo conto del contesto storico e sociale nel quale si interviene. Una sfida fondamentale, perché il modello Irpin dovrebbe poi essere esteso ad altre grandi città come Kharkiv, Kherson o Mariupol. (Ricostruire l’Ucraina, fine della seconda puntata. Continua…)