Green bubble, Elly Schlein si dimentica del compagno Putin
24 Luglio 2022
Davvero una curiosa intervista quella rilasciata dalla vicepresidente di Regione Emilia Romagna Elly Schlein all’Espresso. Schlein spiega che la transizione green non può attendere. Denuncia la ‘sindemia’, cioè il combinato disposto della crisi del 2008 con la pandemia e i suoi effetti sulla popolazione italiana ed europea. Difende il Green deal europeo.
Dice anche alcune cose condivisibili, ricordando che una generazione di under 30 mediamente senza coscienza politica perlomeno si è risvegliata sull’ambiente. Che i sindacati non rappresentano i nuovi lavori. Che la politica dovrebbe sostenere gli investimenti green e di industria verde chiesti da Confindustria. Ma l’aspetto curioso nella intervista della Schlein è il convitato di pietra che la vicepresidente di Regione Lombardia riesce a non citare mai in due paginate di Espresso.
Vladimir Putin. Se il green deal ora bisogna ripensarlo è perché per anni la Ue, ostaggio di una malintesa idea di ambientalismo, ha creduto di diventare verde mentre si metteva il cappio al collo nero di Putin su gas e petrolio. Se le imprese quest’anno pagheranno 106 miliardi di euro in più e il Governo per il disbrigo degli affari correnti deve ingegnarsi contro il caro bollette è soprattutto perché il criminale di guerra del Cremlino ha invaso l’Ucraina e usa il gas per ricattare l’Europa.
Dunque è comprensibile che, essendo entrati in campagna elettorale, Elly Schlein coltivi la sua fetta di consenso sbandierando gli slogan green. Ma la transizione energetica non sta rallentando perché manca consapevolezza nella classe politica. Se mai perché la classe politica ha mentito raccontandoci che l’Europa stava diventando verde mentre c’è e continuerà ad esserci bisogno del mix energetico. Per anni, non per qualche mese.
Perché? Perché di combattere contro il compagno Putin ormai non interessa più a nessuno. Tanto da farlo addirittura sparire dalle cause che hanno provocato la crisi energetica che stiamo vivendo.