Il paese non può attendere: serve un’Assemblea Costituente per le riforme

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Il paese non può attendere: serve un’Assemblea Costituente per le riforme

29 Gennaio 2008

Il quadro politico attuale non consente di fare previsioni sull’immediato futuro,
ma, a prescindere dai possibili esiti della crisi politica che si è aperta con
il ritiro dell’Udeur dall’alleanza di centro-sinistra, è evidente che quasi
tutte le forze politiche condividono la necessità di avviare una grande
stagione delle riforme. L’aggiornamento della Costituzione italiana, che ha
appena compiuto sessant’anni, diviene un passaggio ineludibile per tentare di
superare la delicatissima fase che il Paese sta attraversando.

Non
si può trattare, peraltro, di interventi di revisione sporadici e di limitata
portata; occorre, invece, apportare modifiche tali da incidere sul complessivo
assetto ordinamentale.

Non
è un caso che siano miseramente falliti tutti i grandi tentativi di aggiornare la
Carta costituzionale avviati negli ultimi venti anni dagli attori politici che,
contemporaneamente, continuavano a fronteggiarsi in Parlamento e nel Paese,
secondo la normale dialettica tra maggioranza-opposizione (Commissione Bozzi nel
1983, Commissione De Mita-Iotti nel 1992, Commissione D’Alema nel 1997).

Analogamente,
il disegno di legge costituzionale recante la modifica della II parte della
Costituzione,  approvato nella scorsa
legislatura dalla coalizione del centro-destra, ha ricevuto la bocciatura della
maggioranza dei cittadini chiamati al referendum
costituzionale; scelta influenzata pesantemente dalla posizione di netta contrarietà
assunta dal centro-sinistra e da una parte consistente dei media e del mondo
accademico, che liquidarono la proposta con prese di posizioni spesso
aprioristiche e talvolta velate da pregiudizi ideologici.

La
proposta di un’Assemblea Costituente da eleggere esclusivamente al fine di riscrivere
le regole costituzionali ed approvare una nuova legge elettorale risponde alla
esigenza, avvertita non solo dai partiti ma anche dall’opinione pubblica, di
separare idealmente la sede istituzionale del confronto politico da quella
destinata a ridiscutere il modello costituzionale. Un tavolo inedito che,
di certo, potrebbe favorire un dialogo costruttivo con l’apporto di tutte le
forze politiche, formando un consenso il più ampio e trasversale possibile. Si
potrebbe pensare ad una Assemblea Costituente, che combinando insieme componenti
di democrazia rappresentativa e strumenti di democrazia diretta, sarebbe in
grado di restituire il potere sovrano al popolo.

Un organismo eletto con il
metodo proporzionale favorirebbe una maggiore rappresentatività e restituirebbe
ai cittadini la decisione su un’organica ed articolata riforma istituzionale,
volta ad adeguare le scelte fondamentali alle mutate condizioni storiche,
sociali e politiche dell’Italia di oggi. Per l’altra metà la designazione dei
componenti la Costituente
potrebbe essere attribuita al Parlamento riunito in seduta comune, prevedendo
una maggioranza qualificata, al fine di evitare la eccessiva politicizzazione
delle scelte e garantire la selezione di soggetti, sulla base del prestigio,
dell’equilibrio e della comprovata preparazione tecnica. Un’occasione da non
sprecare per coinvolgere nel nuovo patto costituzionale tutte le forze
politiche, non solo quelle nate successivamente alla Costituzione repubblicana,
ma anche quelle considerate allora fuori dall’arco costituzionale, sì da
caricare di significato il monito del Presidente Napolitano,  secondo cui nessuno degli attuali partiti può
rivendicare l’esclusività dei valori costituzionali, ma tutti possono guardare
ai principi in essi espressi per affrontare le sfide del domani.