
Il Papa fa incontrare Oriente e Occidente

08 Novembre 2022
È il bianco, il colore forte, dominante ad accompagnare il viaggio di Papa Francesco in Bahrein. La prima volta di un Pontefice in questo Paese. Il bianco è quello dei due vestiti, quello di Francesco e quello del Re Hamad Bin Isa. Leader e capo del piccolo Stato, porta d’entrata verso il mondo Arabo. Il bianco delle suore della scuola del Sacro Cuore che ospita mille e duecento studenti e studentesse di 29 nazioni del mondo dove il Papa si è recato nell’ultimo giorno della sua breve, intensa visita. Il bianco, infine, quasi accecante dei marmi dei saloni immensi, dei grandi edifici, che solo il mondo e la cultura araba sanno realizzare.
Hanno ospitato gli incontri che via via si sono succeduti per il rappresentante del mondo cattolico venuto da Roma. Un colore, simbolo di purezza che ha circondato, che ha fatto da contorno a due uomini tanto diversi che si sono sorrisi, incontrati in diverse occasioni. Seduti su due grandi poltrone al centro del salone del palazzo reale. Papa Francesco è stato accolto dal re, dal principe ereditario, dal primo ministro. I più alti rappresentanti del piccolo stato appendice della penisola arabica. Solo un milione e settecentomila abitanti. Quasi il 20 per cento rappresentato dai lavoratori provenienti da altri paesi. Un’economia basata sul petrolio e sul commercio di perle preziose di cui è ricco. Religione musulmana, sciiti e sunniti, senza per questo conoscere le tensioni di altri paesi arabi. Anche in questa realtà tanto diversa dal mondo occidentale e cristiano l’anziano ma, vigile, attento Papa non si è tirato indietro.
Ha parlato… Qualche commentatore, o per meglio dire cronista ha osservato come i concetti, le parole sono state efficaci, essenziali, semplici. Diversi infine, come la politica attuale viene rappresentata dai mass media nel mondo. Dialogo, rispetto. Papa Francesco ha bussato ad una porta lontana, da dove era partito. Qualcuno con cultura, storia diversa ha aperto quella porta. E si sono parlati. Con schiettezza, non poteva essere altrimenti con Francesco. Il Bahrain è un giovane Stato. Al centro nella sua storia di mercati tra oriente e occidente. Spezie, tessuti, oggetti preziosi. Stavolta, invece, a distanza di tanti anni il Papa e il Re non si sono scambiati merci, ma valori, idee, punti di riferimento in un mondo che fa fatica a comprendersi. Ad affrontare sfide sempre più difficili da vincere.
La cronaca di quei giorni racconta al di là dell’ufficialità di una giornalista che ha esclamato sorridendo: “Sembra di stare in un altro mondo, dove i leader, i capi tanto diversi alla fine si parlano, sanno dialogare”. Peccato, verrebbe da aggiungere, che la maggior parte dei mass media sempre pronti a commentare e giudicare, non abbiano saputo afferrare quello che stava accadendo sotto il cielo limpido nel piccolo, ma importante paese arabico.
La drammatica realtà della guerra. Il Papa ha definito i conflitti: “Una realtà mostruosa e insensata”, ed ha implorato affinché: “ovunque tacciano le armi”. Ha affermato: “Rifiutiamo la logica delle armi e invertiamo la rotta tramutando le ingenti spese militari in investimenti per combattere la fame, la mancanza di cure sanitarie, di istruzioni”. Ha anche rivolto un pensiero al vicino Yemen: “martoriato da una guerra dimenticata che come ogni guerra non porta a nessuna vittoria”. Non pensieri banali, lontani. Sulla guerra in Ucraina ha detto, nella seconda giornata del suo viaggio: “No a visioni distopiche, imperialiste, nazionaliste e populiste”. Ha concluso ripetendo il suo accorato appello: “Perché si ponga fine alla guerra in Ucraina e vengano avviati seri negoziati di pace”.
È sembrato che il filo conduttore degli interventi del Pontefice fosse rappresentato dall’attualità. Non si è tirato davvero indietro nel parlare dei diritti civili. Ha ribadito la sua posizione contro la pena di morte. In un paese come il Bahrain che non ha certo sul tema la cultura, la tradizione e le leggi che conosciamo nei paesi occidentali. Ha richiamato nei suoi interventi il valore del lavoro, in un paese che attira, ospita molti immigrati. Senza dimenticare gli squilibri Nord-Sud, la catastrofe della disuguaglianze, la vergognosa piaga della fame e dei cambiamenti climatici”. Ma, non solo denuncia. Il Papa ha fatto riferimento al “Documento sulla fratellanza umana per la pace e la convivenza comune”.
Si è rivolto anche ai musulmani sciiti per un discorso di riconciliazione “a cuore aperto”. Da ricordare che nel Bahrain è presente una realtà, circa il 10 per cento, della popolazione totale, di religione cristiana. Il principio della convivenza tra le diverse confessioni religiose tanto cara a Francesco. Parole chiare che ben rappresentano concetti, idee e pensieri. Rispetto, dialogo. Le immagini raccontano di volti di etnie, culture lontane, riunite in grandi spazi per ricevere, ascoltare e far propria l’umanità che trasmette Papa Francesco. Così nell’incontro con i ragazzi della scuola del Sacro cuore. Palestra di fraternità. Ragazzi e ragazze raccoglitori di futuro di decine di diverse nazionalità. Oltre un migliaio di giovani. Srilankesi, filippini, libanesi, giordani, bahnreniti. Tutti riuniti dalle suore del carmelo apostolico.
È stato un ultimo incontro al termine della sua vista. E, non poteva essere altrimenti perché il Santo Padre ha incontrato i giovani parlando di futuro. “Dialogate, confrontatevi, fate rumore”. Ha affermato di Papa rivolgendosi ai giovani. E ancora: “Ascoltate i buoni consiglieri genitori, insegnanti, nonni e… il Signore. E affrontate le sfide del futuro”. Quei volti attenti, quegli occhi di ragazzi davanti al vecchio Papa hanno trasmesso un messaggio di voglia di vivere per affrontare il futuro che le parole fanno fatica a descrivere e raccontare.
Forse c’è ancora una immagine che rimarrà impressa del viaggio di Francesco in Bahrein. Il suo sguardo verso l’alto, seduto, costretto su una sedia a rotelle. L’impossibilità di camminare. Un ginocchio lo condanna a un’impossibilità fisica. Ma, uno sguardo ancora lì fermo, vigile, che non perde la dimensione di dove si trova. Un contatto con quella realtà lontana, importante. Un altro viaggio, un’ altra sfida per affrontare le tante sfide attuali e future. Francesco accetta le sfide in Bahrain come ha sempre fatto.
Da uno dei primi viaggi storici, all’inizio del suo pontificato a Cuba con i diversi rappresentanti delle diverse confessioni del mondo non cattolico, a oggi. E il viaggio in Bahrein si è svolto così, velocemente. Quell’abito bianco che stavolta ben si intonava con il colore che lo circondava. In tutto quel bianco i suoi occhi hanno finito per esaltare la sua presenza anche quando è stato in silenzio. Ascoltando attentamente. Nelle funzioni religiose. Verso i rappresentanti del governo locale del paese che l’hanno accolto.
E ancora le immagini di Francesco che dialoga con i giornalisti sull’aereo durante il volo di ritorno al termine del viaggio verso la città eterna mentre ribadisce i tanti, importanti temi che gli stanno a cuore. I pilastri del suo Pontificato da non dimenticare. Un viaggio che qualcuno ha definito il luogo d’incontro, nel senso più nobile della parola, tra occidente e oriente. Di certo tornano di nuovo le parole della giornalista: “Sembra di stare in un’altra realtà”. Una realtà che per Francesco si è conclusa , almeno per il momento, come sempre, al termine di ogni viaggio del suo Pontificato, davanti a Maria, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, in preghiera. .