Il piano dell’Occidente per correre ai ripari sui semiconduttori

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il piano dell’Occidente per correre ai ripari sui semiconduttori

Il piano dell’Occidente per correre ai ripari sui semiconduttori

25 Luglio 2022

L’Unione Europea si è accorta dell’ennesimo segreto di pulcinella. Dopo l’eccessiva dipendenza energetica dalla Russia, è il turno dei semiconduttori. A quanto pare, nell’UE siamo quasi del tutto dipendenti dall’Asia. Contestualmente, gli Stati Uniti hanno diminuito negli la produzione propria, demandando il compito a Corea del sud e Taiwan. Intel, un tempo leader del settore dal centro della Silicon Valley, ora è scivolata alle spalle della taiwanese Tsmc e della coreana Samsung.

Semiconduttori made in USA

A Washington stanno per approvare definitivamente un pacchetto di aiuti a dir poco cospicuo: 76 miliardi di dollari. Parliamo di sussidi per un totale di 52 miliardi di sussidi, destinati a chi produce semiconduttori negli Stati Uniti. Inoltre, il pacchetto include un credito d’imposta del 25%, per ulteriori 24 miliardi di dollari.

Il Chips Act dell’UE

È di due settimane fa la notizia che STMicroelectronics e GlobalFoundries stanno collaborando per costruire una fabbrica di semiconduttori in Francia. Questa operazione rientra nel Chips Act dell’Unione Europea, che prevede sovvenzioni per un totale di 43 miliardi di euro. L’obiettivo è aumentare cospicuamente la produzione e garantire l’approvvigionamento dei semiconduttori.

Il blocco occidentale non è silente

Nei prossimi mesi scopriremo se la strategia di USA e UE è stata utile e strategica, oppure se era meglio lasciare al mercato la soluzione del problema. Una sola cosa è certa: stavolta non si può accusare il blocco occidentale di immobilismo, anche se si è mosso in ritardo.