
Il Pil che cresce rafforza Meloni in Europa

01 Novembre 2022
Il dato positivo del Pil sul terzo trimestre arriva al momento giusto per Giorgia Meloni. Prima dell’incontro di giovedì con la presidente della commissione europea von der Leyen. Incontro che a sua volta anticipa la presentazione della manovra di bilancio italiana a Bruxelles a fine novembre.
Dati Istat alla mano, Meloni mostrerà alla von der Leyen che per ora l’Italia, la terza economia più grande in Europa, non è ancora cascata in recessione. Non solo abbiamo smentito le previsioni che ci volevano già in territorio negativo. Ma precediamo come crescita sia la Germania che la Francia. Naturalmente questo non vuol dire sottovalutare i tempi carichi di incertezza che abbiamo davanti.
Quello zero virgola cinque in più di Pil deriva dal buon risultato fatto dal turismo interno in una stagione climaticamente mite. Industria e settore agricolo invece sono in frenata. Dovremo fare i conti con un inverno duro, la guerra che prosegue, il caro energia, i tassi di interesse in rialzo, l’inflazione che morde il carrello della spesa.
L’inflazione, 11,9 per cento a ottobre, forse è il peggiore avversario. Se sale ancora sarà un disastro per le famiglie. Se scende sarà un disastro per il Governo che per adesso ci fa affidamento per incrementare le entrate fiscali. In ogni caso il tempo stringe, la manovra va presentata di qui a poche settimane, pena l’esercizio provvisorio.
Ieri il ministro della economia Giorgetti ha confermato l’impianto della legge di bilancio. Tre quarti delle risorse a imprese e famiglie per affrontare la crisi energetica. Un intervento per sostenere l’economia che però va fatto con prudenza, senza sballare i conti pubblici, seguendo la traiettoria di progressiva riduzione di debito e deficit impressa al nostro Paese dal governo Draghi. Una “corsa contro il tempo”, l’ha definita Meloni.
Le prime misure contro il caro energia potrebbero rientrare già nel cdm di venerdì prossimo. 4-5 miliardi dei 10 lasciati in eredità da Draghi per dare un segnale non sono proprio spiccioli. Così l’esercizio è quello dell’equilibrio nelle politiche economiche, invocato da Bankitalia. Tra l’assicurare liquidità alle imprese, garantire “la dignità e l’operosità dei cittadini e non la logica del debito e del sussidio”, come dice Giorgetti. E confermare che il governo “nei prossimi anni” sarà in grado di “ridurre il deficit della PA e il rapporto debito/Pil”. Il Pnrr, sempre secondo Giorgetti, ci permette di guardare “con ottimismo” alle prospettive di crescita del Pil.
Il problema per Giorgia Meloni resta quello di tenere i conti in ordine mantenendo nello stesso tempo le costose promesse elettorali del centrodestra. A Bruxelles tengono gli occhi addosso al nuovo governo. Fratelli d’Italia è stato per lungo tempo un partito euroscettico, ma il nostro Paese è anche il primo beneficiario del pacchetto di stimolo UE post-Covid. Meloni, leader di Fdi, ma in linea con Draghi, ora va in Europa a dire che la Ue deve essere unita nel mettere un tetto all’aumento dei costi energetici. Quella stessa Ue a cui l’Italia chiede di mettere a disposizione circa 4 miliardi di fondi di coesione per l’emergenza energetica.
Meloni ha dalla sua di aver detto già dalla campagna elettorale che non intende gonfiare troppo il bilancio dello Stato considerando il debito pubblico enorme che abbiamo. Ma Roma punta ad alzare l’asticella del disavanzo. Un deficit del 4,5 per cento, ovvero altri 21 miliardi di euro da finanziare con a debito. Forse anche di più, considerando i dati positivi sulla crescita del terzo trimestre, +3,9 per cento sul 2022 se tutto andrà per il verso giusto. Questo risultato consentirebbe al governo di allargare lo spazio di intervento della manovra. Il conto complessivo della legge di bilancio potrebbe salire fino a circa 40 miliardi.
Le entrate possono arrivare dalla norma rivisitata sugli extraprofitti, dalla revisione del superbonus, da una cura dimagrante del reddito di cittadinanza. Dalla tassa green sull’e-commerce, che però potrebbe spaventare chi vuole investire in Italia.
Tutto questo non servirà solo a pagare le misure energetiche. Bisogna evitare il ritorno dello scalone Fornero e pagare la rivalutazione delle pensioni. Dare continuità al taglio del cuneo fiscale. Ampliare la platea dell’Iva al 5% facendo rientrare i prodotti per l’infanzia. Estendere la flat tax del 15 per cento fino a centomila euro di reddito. Aumentare la soglia del contante da due a cinquemila euro.
In tante di queste partite si incunea Matteo Salvini, che ha proposto di congelare il reddito di cittadinanza per sei mesi a circa un milione di percettori, ‘girando’ quelle somme sulle pensioni. Su questa proposta l’ultima parola spetta a Meloni.
“Mi aspetto lealtà,” dice il premier ai partner di coalizione. Salvini prova a smarcarsi, insegue ancora una logica elettorale anticipando il governo su tanti temi, in modo da riguadagnare consenso. La nomina del leghista Rixi come suo vice alle infrastrutture gli dà agio per comunicare e saltellare da una questione all’altra, siano i rave o la immigrazione, per dare agli elettori la impressione che lui c’è ancora, e parla da quasi premier.
Meloni cerca il sostegno di quella parte della Lega che ha compreso quanto sia necessario in questa fase mostrare una immagine di serietà e di responsabilità sui temi economici e nelle relazioni internazionali, in Italia e all’estero. Idem per Forza Italia. Conservare quella immagine di autorevolezza che, insieme al Pil cresciuto per 7 trimestri di seguito, il presidente del consiglio non può permettersi di perdere. Dopo che Draghi glieli ha serviti su un piatto d’argento.