Il silenzio di Trump sulla Guerra in Ucraina

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Il silenzio di Trump sulla Guerra in Ucraina

Il silenzio di Trump sulla Guerra in Ucraina

26 Novembre 2024

Il conflitto in Ucraina non si ferma e il mondo assiste a un momento cruciale: la Russia, che potrebbe essere messa in difficoltà dalle capacità missilistiche di Kiev, minaccia ritorsioni che vanno ben oltre il teatro di guerra. Una parte degli Alleati della Ucraina, Stati Uniti (almeno fino a gennaio quando si insedierà Trump), Regno Unito, Francia, Polonia e Stati Baltici, mostra coesione e sembra deciso a dimostrare che la capitolazione di Kiev non è un’opzione. Ma dietro questa fermezza si annidano esitazioni che potrebbero compromettere il futuro dell’Ucraina e, con essa, dell’intero ordine liberale.

Biden, Putin e la nuova escalation

La decisione dell’amministrazione uscente americana di autorizzare l’utilizzo di ATACMS per colpire in profondità il territorio russo rappresenta un punto di svolta nel conflitto. Per anni, Mosca ha approfittato delle regole di ingaggio occidentali, giocando sul timore dell’escalation. Ora, la NATO potrebbe dimostrare che negoziare con chi usa il ricatto nucleare come strumento politico è un errore. Putin del resto comprende solo la forza. Ogni esitazione da parte dell’Occidente verrebbe letta come un invito a continuare la sua espansione imperialista.

La reazione del Cremlino dopo la decisione di Biden non si è fatta attendere: il lancio di missili balistici russi e le nuove minacce contro gli Stati che sostengono militarmente Kiev dimostrano che Putin è disposto a tutto pur di mantenere il controllo. Ma un’aggressione contro i Paesi NATO, come la Polonia o le repubbliche baltiche, non sarebbe solo un atto di guerra: sarebbe il segnale definitivo che Mosca vuole demolire l’architettura di sicurezza costruita dall’Occidente dopo la Guerra Fredda. La risposta non può che essere chiara, deterrenza massima, senza compromessi.

Il ruolo di Trump nella Guerra in Ucraina: l’America continuerà a guidare?

L’assenza di dichiarazioni ufficiali di Donald Trump, nonostante i proclami elettorali, solleva dubbi tra gli alleati europei. Difficile che il presidente in pectore degli Usa intenda davvero risolvere il conflitto guidando una coalizione che sostenga l’Ucraina, imponendo costi non più sostenibili a Mosca. Trump potrebbe mostrare un approccio accomodante verso Putin, anche se questo sarebbe un tradimento dell’impegno e della funzione degli Usa come guardiani del mondo libero.

Trump ha recentemente discusso con il cancelliere tedesco Scholz la possibilità di esplorare possibili vie diplomatiche per porre fine alla guerra e riportare stabilità nel continente europeo. A pochi mesi dal suo insediamento, il Don potrebbe svolgere un ruolo di mediatore internazionale, puntando a trovare una soluzione pacifica al conflitto. Secondo il quotidiano Welt, il colloquio con Scholz si è tenuto domenica scorsa, e i due leader hanno convenuto sull’importanza di collaborare per la pace in Europa.

Durante la sua prima presidenza, Trump aveva più volte criticato la Germania per la sua dipendenza energetica da Mosca: mentre l’America garantiva la sicurezza dell’Europa, questo il ragionamento del Don, Berlino manteneva stretti legami commerciali con la Russia. L’invasione russa dell’Ucraina e il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream hanno avuto un impatto sull’economia tedesca e sull’approvvigionamento energetico europeo. La debolezza politica di Berlino e Parigi in questa fase storica potrebbe facilitare gli sforzi di Trump per portare avanti il suo piano di pace per l’Ucraina.

Il piano di pace di Trump

Secondo il Wall Street Journal, Trump starebbe lavorando a un piano di pace che prevede il congelamento delle linee di conflitto attuali, con la cessione a Mosca dei territori ucraini attualmente occupati dalle forze russe. Il piano prevederebbe la creazione di una zona demilitarizzata di circa 800 miglia, sotto la supervisione di un paese terzo, per garantire una separazione tra le due nazioni. L’Ucraina si impegneremo a non aderire alla NATO per almeno i prossimi 20 anni, in cambio del continuo sostegno militare statunitense, per garantire che il paese mantenga una capacità difensiva sufficiente a scoraggiare future aggressioni russe.

Secondo il Washington Post, Trump avrebbe avuto una conversazione con il leader russo Putin, sollecitandolo a evitare ulteriori escalation del conflitto, accennando alle potenziali conseguenze della forte presenza militare americana in Europa. Ad ogni modo Trump potrebbe spingere l’Europa verso una posizione di negoziazione e compromesso. Questo forse potrebbe porre fine a uno dei più sanguinosi conflitti in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Ma congelare i confini e costringere Kiev a cedere i suoi territori e legittimerebbero l’aggressione russa

La NATO: un’alleanza da rafforzare

L’Occidente deve comprendere che il supporto all’Ucraina non è un atto di altruismo, ma una necessità strategica. Ogni chilometro di territorio ucraino difeso è una linea che impedisce a Putin di avanzare verso Varsavia o Vilnius. La NATO dovrebbe anche essere pronta ad assumersi rischi maggiori, inclusa la possibilità di dispiegare truppe sul terreno per garantire una sicurezza duratura. La riluttanza ad affrontare questa realtà è ciò che ha permesso a Mosca di spingersi così lontano.

Le voci di un possibile negoziato, alimentate da un sondaggio che mostra il 52% degli ucraini disposto a trattare per un cessate il fuoco, rappresentano una minaccia per la coalizione occidentale. Qualsiasi accordo che lasci anche un centimetro di territorio ucraino sotto il controllo russo sarebbe una sconfitta per l’ordine liberale internazionale, e questo anche Trump lo sa. Putin non si fermerà al Donbass o a Zaporizhzhia: la sua ambizione è ricostruire l’impero sovietico. L’unica pace possibile dovrebbe essere una vittoria dell’Ucraina, sostenuta da una NATO determinata e da un Occidente unito. Ma un esito del genere al momento appare lontano.

Quali scenari geostrategici della Guerra in Ucraina?

Quali scenari possono delinearsi nei prossimi mesi? La decisione occidentale di fornire a Kiev armi a lungo raggio ha indotto Mosca a minacciare ritorsioni non solo contro l’Ucraina, ma anche contro i Paesi che sostengono militarmente Zelensky. Pur restando improbabile un attacco diretto alle capitali europee, la possibilità che il conflitto travalichi i confini ucraini non può essere esclusa. La Polonia e i Paesi Baltici, in prima linea, rimangono particolarmente vulnerabili. Un’escalation di questo tipo porterebbe il rischio di un coinvolgimento diretto della NATO e, con esso, l’ombra di un confronto nucleare.

La discussione sull’invio di truppe e di compagnie militari private occidentali in Ucraina si è riaccesa alla luce della nuova fase di escalation del conflitto. Secondo il quotidiano francese Le Monde l’eventuale invio di truppe occidentali in Ucraina, il cui dibattito è stato avviato dal presidente francese Emmanuel Macron lo scorso febbraio, aveva sollevato l’opposizione di Paesi come la Germania. Le Monde ha segnalato che la discussione avrebbe ripreso slancio dopo la visita del premier britannico Keir Starmer in Francia lo scorso 11 novembre.

“Sono in corso discussioni tra Regno Unito e Francia in tema di cooperazione nella difesa, in particolare per quanto riguarda la creazione di un nucleo duro di alleati in Europa con un focus sull’Ucraina e la sicurezza europea piu’ in generale”, ha riferito una fonte militare britannica al quotidiano francese. Lo stesso ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha dichiarato all’emittente “Bbc” durante una visita a Londra il 23 novembre che gli alleati dell’Ucraina non dovrebbero “fissare linee rosse” al loro sostegno. A domanda sull’eventuale invio di truppe francesi, Barrot ha risposto che Parigi “non esclude nessuna opzione”.

La guerra in Ucraina, un conflitto congelato

Una ipotesi più probabile è che il conflitto scivoli in uno stallo prolungato, con scontri limitati lungo le attuali linee del fronte. Mosca potrebbe consolidare il controllo sui territori occupati, evitando ulteriori offensive per non alimentare un’escalation diretta con l’Occidente. In questo scenario, l’Ucraina rimarrebbe un Paese diviso, dipendente dal sostegno occidentale per sopravvivere economicamente e militarmente.

Il ruolo di Trump aggiunge ulteriore incertezza. Il tycoon, che in campagna elettorale ha promesso di risolvere la crisi in 24 ore, come abbiamo detto potrebbe adottare un approccio negoziale diretto con il Cremlino, segnando una svolta rispetto alla politica di Biden. Ma un suo eventuale disimpegno dal supporto all’Ucraina rischierebbe di compromettere l’unità del blocco occidentale e rafforzare le ambizioni di Putin.

Una Forza Internazionale per Kiev?

Per garantire una sicurezza duratura, potrebbe riemergere l’idea di una forza internazionale di deterrenza, composta da contingenti multinazionali. Tuttavia, la realizzazione di una simile iniziativa appare improbabile, data la mancanza di consenso tra gli alleati su modalità e mandato della operazione di peace keeping. Senza un piano concreto di protezione militare, il futuro dell’Ucraina rimarrebbe precario e vulnerabile a nuove offensive.

Tra le tante incognite, due questioni emergono come centrali. La prima riguarda la volontà di Putin di accontentarsi del 20% di territorio ucraino già occupato, un’ipotesi tutt’altro che certa. La seconda è come garantire una protezione efficace a Kiev senza provocare un conflitto diretto tra NATO e Russia. L’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica, al momento, sembra ancora molto lontano, ma non si può immaginare una pace duratura senza un sistema di difesa robusto e allargato

La guerra in Ucraina continua quindi a rappresentare un banco di prova per gli equilibri globali. La strada verso una risoluzione appare impervia: ogni scenario, dall’escalation alla negoziazione, comporta rischi elevati. La sfida per la diplomazia internazionale sarà trovare un punto di equilibrio che garantisca sicurezza a lungo termine, senza precipitare il mondo in una nuova guerra globale

La guerra in Ucraina non è solo una battaglia per la libertà di un popolo, ma una lotta per il futuro dell’ordine mondiale. Ogni concessione, ogni segnale di debolezza, rafforza non solo Putin, ma anche gli altri avversari strategici dell’Occidente, dalla Cina all’Iran. Verrà il momento di mostrare che il mondo libero è disposto a battersi, senza ambiguità, per i suoi valori? Continuare a sostenere Kiev non può essere un’opzione ma l’unico esito accettabile dopo anni di invasione russa.