Il tetto al contante e quella battaglia europea per la liquidità
29 Ottobre 2022
Alzare la soglia dei pagamenti in contanti da 2 a 5 mila euro. Questo sembra l’orientamento del Governo Meloni che intende mantenere una delle promesse fatte in campagna elettorale.
L’Italia entrerebbe nel gruppo di testa dei Paesi europei con il tetto al contante più alto. In Croazia e Repubblica Ceca il tetto è a 10 mila euro. In Germania, il tetto non c’è. Ma l’opposizione in parlamento attacca.
L’ex presidente del consiglio e leader 5 Stelle, Conte, continua a ripetere che si tratterebbe di un regalo all’evasione. Uno studio di Unimpresa però dimostra che quando abbiamo utilizzato la soglia dei cinquemila, l’evasione è stata la più bassa del decennio trascorso.
Quella sul tetto al contante è senza dubbio una battaglia di libertà. Sarebbe opportuno però aprire una discussione parlamentare più ampia sul ruolo del contante e su quale sarà il suo futuro in Europa.
Alzare il tetto del contante vuol dire garantire la circolazione del denaro cash. Ma siamo in una fase storica europea in cui la liquidità si riduce.
In Europa ogni Paese fa storia a sé. Tradizionalmente italiani e spagnoli amano di più il contante. Rispetto ai Paesi del Nord Europa dove i governi puntano apertamente a sostituirlo con pagamenti elettronici.
Dunque se il governo italiano percorrerà la strada dell’aumento del tetto, dovrebbe al tempo stesso esercitare un ruolo in Europa. Per garantire la circolazione del cash. Bisogna tornare a investire sul cash. Non limitarne l’uso o pensare addirittura di eliminarlo.
Un ruolo fondamentale da questo punto di vista lo gioca il sistema bancario. Le banche sono l’altro attore che insieme a governi e comunità può garantire il mix di pagamenti – cash, carte, provider digitali – oggi disponibili.
Le banche dovrebbero conservare il loro ruolo centrale nella fornitura di contante. L’innovazione tecnologica e le ristrutturazioni profonde del sistema bancario però tendono a ridurre progressivamente i servizi di cassa.
ELTEG è il gruppo di esperti che a livello europeo si occupa del corso legale dell’Euro. “È opinione diffusa,” si legge in uno dei report di ELTEG, che vi sia “un calo delle infrastrutture ATM” nei Paesi europei. Gli sportelli bancomat si riducono.
Nella gestione del contante entrano anche soggetti terzi. Entità che pur non occupandosi direttamente del “cash management” si trovano a gestirlo. Si pensi ad esempio ai minimarket che forniscono servizi di cassa alle comunità.
ESTA è la associazione europea che riunisce le aziende del cash management. ESTA offre una testimonianza preziosa sullo scenario che stiamo descrivendo. La liquidità tende a ridursi nelle aree europee poco densamente popolate o nelle periferie metropolitane.
È improbabile che il settore bancario rinunci completamente a gestire il cash. Le commissioni che le banche ottengono sulle operazioni finanziarie dei loro clienti rappresentano ancora un margine profittevole. Ma occorre capire qual è l’indirizzo europeo.
Nei Paesi del Nord Europa, il “phase out” del cash è un obiettivo che si cerca di raggiungere da anni. In Germania, dove non c’è tetto all’uso del contante, in Olanda, nei Paesi scandinavi spesso i negozianti tendono a non accettare più pagamenti cash anche perché sul territorio manca una rete strutturata di deposito.
La gestione del contante per i negozianti diventa più costosa e macchinosa. Perché ci vuole più tempo per raggiungere fisicamente i punti di deposito e di erogazione del contante. E quando una cosa diventa difficile da fare, di solito si tende a non farla più.
Cosa accadrà quando il denaro contante non sarà più competitivo? È lecito domandarselo. Come sottolineato più volte dalla Commissione europea, il contante deve restare disponibile ai cittadini che vogliono utilizzarlo.
Il mix tra contante e strumenti alternativi di pagamento dovrebbe essere alla base della transizione tecnologica dei pagamenti in atto. Tutelando il principio della concorrenza.
La contrazione dei servizi di cassa delle banche può essere compensata dall’aumento di modalità alternative di pagamento?
Può essere, ma questo non vuol dire che i servizi di fornitura del cash debbano ridursi. Se accedere agli ATM diventa più difficile, i clienti tenderanno a prelevare cifre di denaro sempre più consistenti. Così facendo, aumenteranno anche i rischi per chi va a depositare o per chi effettua un prelievo.
Occorrono quindi meccanismi di tutela per le persone più anziane, parzialmente autosufficienti, che dipendono da altri di cui si fidano per un prelievo in contanti. Un discorso simile vale anche per i negozianti, i commercianti che vanno a depositare i loro incassi.
Tutte queste categorie sociali non possono essere penalizzate nella loro libera scelta di usare il cash. Iniziative favorite dalle banche commerciali per usare gli ATM in modo congiunto nascondono rischi non secondari per gli europei. ESTA ricorda la iniziativa Batopin in Belgio.
“Un nuovo network multibancario che assicura al 95 per cento dei belgi di avere accesso” ai bancomat “nel raggio di cinque chilometri dalla propria casa o dal proprio luogo di lavoro”, si legge sul sito di Batopin.
Cinque chilometri. Più banche si mettono d’accordo per condividere gli stessi ATM. Una scelta comprensibile oltre che lecita, per ridurre il costo di gestione del cash. Allora però bisognerebbe garantire l’accesso al contante e intervenire sul costo delle commissioni.
Cercare un bancomat nell’arco di cinque chilometri non sembra esattamente un vantaggio per i clienti delle banche.
Per il governo italiano che intende alzare la soglia di utilizzo di contante l’obiettivo dovrebbe essere quindi puntare a legislazioni europee che tutelino maggiormente le persone che intendono usare il contante.
Per esempio attraverso normative che assicurino almeno un livello minimo di servizi di cassa e una adeguata rete ATM sui territori. Così da garantire l’accesso al contante a chi vuole continuare a utilizzarlo.
Le Autorità garanti della concorrenza nei singoli Paesi europei dovrebbero a loro volta sorvegliare le politiche di riduzione dei costi delle banche per evitare che ricaschino sui clienti degli istituti di credito.
E’ strategico che le banche continuino a offrire ai loro clienti servizi vantaggiosi di fornitura del contante. Servizi di qualità, competitivi ed economici. Si tratta, in definitiva, di tutelare la nostra libertà di scelta.
Come ha scritto Fabio Panetta, del board BCE, i consumatori devono “mantenere la libertà di scegliere il metodo di pagamento che preferiscono”. Occorre ripensare l’atteggiamento del legislatore verso l’intero processo di fornitura, circolazione e gestione del contante.
Il cash è una forma di denaro pubblico.
Il suo destino, il suo futuro, non può essere deciso da soggetti privati che tendono a limitarne l’utilizzo inseguendo la propria, legittima politica commerciale.
La “società senza contanti” nasconde molti rischi.
Il futuro del contante lo devono decidere le istituzioni pubbliche, a livello nazionale e a livello europeo.