Il vicolo cieco dell’Udc
20 Dicembre 2007
La lezione di Follini deve pur
servire a qualcosa. L’Udc è irrecuperabile: è da un po’ che segue un percorso diverso
e spesso ambiguo. Ha un’idea diversa della società e della politica rispetto
alla stragrande maggioranza degli italiani. La politica dei compromessi e delle
mediazioni non provoca, infatti, nessuna nostalgia nel Paese. Nostalgici del
dirigismo politico sulle opzioni degli elettori non se ne trovano. Al contrario
c’è una gran parte di cittadini che vorrebbero scelte più dirette e semplici e
senza il filtro rappresentativo di mestieranti e manovratori. Gli italiani sono
stufi dei politicanti che rendono le soluzioni più complesse, incomprensibili e
spesso anche improduttive.
E’ sempre più evidente che il
partito di Cesa, Casini e Tabacci è rimasto all’opposizione solo perché i loro
parlamentari non sono sufficienti a sostituire quelli della sinistra
alternativa, e non possono neanche essere aggiunti a quelli di Diliberto,
Caruso, Giordano, Pecoraro Scanio e Luxuria. E che anzi una confluenza potrebbe essere
addirittura dannosa, perché l’elettorato moderato e gli ambienti cattolici difficilmente
riuscirebbero a comprendere una virata a sinistra senza moderarne il
percorso. Solo per questa ragione il centrodestra non li ha già definitivamente
persi. Se fossero stati, invece, determinanti, Prodi avrebbe già assegnato alla truppa di Buttiglione, Cesa, Baccini
e Tabacci due ministeri di medio peso, ridistribuiti tra quelli tolti a
Bianchi, Pecoraro e Ferrero, o un ministero di rango per Casini. Un piccolo
nugolo di Udc, forse anche Cosimo Mele, avrebbero già occupato un pacchetto di
poltroncine, tra viceministeri e sottosegretariati.
Altro che elezioni e lealtà verso
gli elettori, ed il richiamo all’etica del Presidente del Consiglio. Altro che
rispetto della volontà popolare quando il Professore di Scanziano minaccia i
partiti della sua maggioranza che dopo di lui ci sono solo le lezioni
anticipate. Prodi le sue chiappe dalla poltrona più alta del Governo non
vorrebbe assolutamente sollevarle, costi quel che costi.
I voti dell’Udc non sono sufficienti,
però: quel che si poteva è stato già fatto. Quando è stato utile Follini, per
la fredda logica dei numeri, l’operazione è stata fatta senza scrupoli di
sorta, anche se “io c’entro” politicamente non ha smosso una virgola.
La strategia dell’Udc è chiara,
ed è la stessa iniziata dall’ambiguo Follini già nella legislatura passata:
demolire Berlusconi ed il bipolarismo. E’ chiara a tutti anche alle pietre.
Casini ha una gran voglia di ricostituire la Democrazia Cristiana
raccogliendo tutti gli spezzoni della vecchia “balena bianca” della prima
repubblica. L’obiettivo è quello di occupare stabilmente ed in via prevalente
lo spazio politico di centro per porsi in bilico tra i due schieramenti e
privilegiare ora l’uno ora l’altro, a seconda dei vantaggi fruibili. Un fine da
perseguire a tutti i costi, benché lo spazio da occupare sia già diffusamente e
stabilmente frequentato ed a pieno titolo da FI o dal nuovo soggetto politico
che si andrà a formare su iniziativa di Berlusconi.
La strategia di Casini, però, è
destinata a fallire. Il popolo moderato è con Berlusconi: ed è per questa
ragione che l’Udc è persa. Dinanzi al fallimento della strategia tentata, le
truppe di Casini e compagni non potranno che ripiegare nel centrosinistra. Un
contenitore, quest’ultimo, già abbastanza confuso per le strategie diverse dei
partecipanti e per la presenza ancora massiccia di una visione comunemente centralistica
dell’azione politica, retaggio di cultura post marxista. In quest’area, e
soltanto in questa, l’integralismo post democristiano può recuperare spazio e
credibilità politica ed uscire dall’isolamento.
Il partito di Casini, con il
pretesto di ostacolare la soluzione bipartitica della riforma elettorale, intende
ostacolare invece la soluzione bipolare. L’auspicio per loro è il proporzionale
della prima repubblica, il sistema che rende indispensabile le coalizioni ed il
potere di veto dei piccoli partiti. Anche aver dichiarato da tempo l’opzione
per la soluzione tedesca è un depistaggio. La bozza Bianco, sul modello tedesco,
l’Udc ora non la vuole neanche discutere specie se corretta con l’indicazione
dello schieramento prima delle elezioni. Il sistema tedesco distribuisce i
seggi al 50% con il maggioritario ed al 50% con il proporzionale e con lo
sbarramento al 5%. Un sistema che consentirebbe ad un piccolo partito come
quello di Casini di mantenere la sua identità, ma non d’essere determinante.
Il sistema tedesco non garantisce
la governabilità se non corretto con le indicazioni sulle alleanze prima del
voto. I correttivi e le indicazioni su leader e coalizioni costringerebbero,
però, l’Udc ad abbandonare la strategia della formazione di un partito
neocentrista autonomo, spingerebbero addirittura a ricercare la confluenza o la
federazione nel C.D.
Discutere ancora con l’Udc non vale la pena. Casini ed i suoi vanno lasciati perdere. La riforma elettorale va
ricercata bipolare anche se rispettosa della pluralità democratica. Da soli i
post democristiani non rappresentano niente, il loro elettorato non li
seguirebbero. E’ persino utile per la chiarezza e la semplificazione che, ad
esempio, Buttiglione vada a porgere l’altra guancia a coloro che finora l’hanno
sempre guardato con ironia e diffidenza: non l’hanno mai voluto né ad un ministero
e né alla Commissione Europea. Uomini come il presidente Udc non hanno valore
aggiunto, allontanano persino le coscienze intelligenti e dinamiche del
moderatismo liberale. Con l’ipocrisia e l’ermetismo furbesco non si va da
nessuna parte. L’Italia liberale, moderata, cattolica e laica non può
riproporre personaggi già sufficientemente logorati dalla loro spesso impudente
mutabilità politica.
Gli elettori sapranno cosa fare
al momento di scegliere tra la voglia di rilanciare il Paese in un percorso di
modernizzazione e di crescita nelle certezze dei valori e delle tradizioni
comuni o consentire alla sinistra di modificare ed azzerare il patrimonio della
nostra civiltà e l’origine della nostra identità nazionale. Gli Italiani
sapranno respingere le scelte che mortificano l’uomo, la famiglia. Sapranno
schierarsi con coloro che richiamano le nostre tradizionali collocazioni in un
contesto occidentale e di democrazia liberale, e allontanare la confusione dei
neutralismi supini e le nuove ideologie che si ispirano a civiltà diverse: a
valori che non ci appartengono, per storia e cultura, e che minacciano di
prevalere per inedia e pavida viltà.