Inflazione alimentare e rigurgito populista sono un film già visto

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Inflazione alimentare e rigurgito populista sono un film già visto

Inflazione alimentare e rigurgito populista sono un film già visto

15 Maggio 2022

Le nazioni occidentali non saranno colpite dal punto di vista del fabbisogno alimentare dal calo delle esportazioni di grano e mais dall’Ucraina. Due conseguenze, tuttavia, saranno inevitabili. La prima, già sotto gli occhi di tutti, è l’inflazione. In aprile, secondo il consumer price index’s food, i beni alimentari di prima necessità sono cresciuti del 9,4 per cento (l’incremento più alto dal 1980). E non accennano a rallentare. Per questo dobbiamo farci trovare pronti.

Vanno bene le misure adottate dai governi europei a sostegno della produttività dei campi, meno altre soluzioni d’emergenza. Ricordiamoci la lezione di Ricardo sui benefici del commercio internazionale. Eppure, l’India, spaventata dalla carestia, ha appena annunciato il blocco dell’export di riso. La Francia, addirittura, parla di autarchia quando l’Unione europea è il principale esportatore di prodotti agroalimentari al mondo e controlla il 36,6% del mercato globale. Danni economici nelle sanzioni sono inevitabili, non l’autolesionismo.

I mercati finanziari, nel frattempo, hanno approfittato della situazione per mosse speculative sui prezzi delle materie prime agricole e, più in generale, il comparto agroalimentare è composto da pochi attori che esercitano un forte controllo sulla catena del valore. Storture del libero mercato che potrebbero rapidamente riaccendere il sentimento anticapitalista nelle fasce della popolazione più colpite dall’inflazione, mentre la crisi alimentare nei Paesi in via di sviluppo aumenterà la pressione migratoria. Il contesto perfetto per una nuova fiammata populista. Quando successe, pochi anni fa, le conseguenze, politiche ed economiche, furono disastrose.