Iran, sveglia italiani che la libertà non è scontata!
09 Dicembre 2022
Perché in Italia scarseggia la solidarietà verso quello che sta accadendo in Iran? Se lo chiede Gaetano Quagliariello nell’editoriale apparso oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Quagliariello ricorda quanto è stata importante la solidarietà internazionale in eventi fondamentali della nostra storia recente. Sostenere le battaglie per la libertà si rivelò importantissimo in Europa Orientale al tempo del comunismo, come pure in Cile. Può esserlo anche in Iran, oggi.
Eppure, scrive Quagliariello, “L’Italia appare distratta se non proprio refrattaria” a dare questa solidarietà. “Ciò vale per l’opinione pubblica così come per la politica ufficiale”. Anche le prese di posizione del Governo, fino adesso, “sono apparse troppo flebili per poter lasciare un segno”. Quagliariello si chiede a questo punto le ragioni di tutto questo. In passato, avremmo potuto indicare l’odio per l’Occidente e l’antiamericanismo tra le cause di questa indifferenza. Come quando la sinistra flirtava con la rivoluzione islamica khomeinista.
“Furono molti gli intellettuali laici e persino moderati a condividere con il più grande partito della sinistra quel clamoroso abbaglio”, ricorda Quagliariello. Ma il riflesso antioccidentale non è sufficiente a spiegare “la timidezza” della “politica tout court” di oggi. Non si può neanche prendersela con la proverbiale prudenza della nostra politica estera. “Quanto sta accadendo in Iran va rubricato sotto la voce ‘difesa dei diritti fondamentali della persona’, più che ‘politica estera’” scrive il presidente di Fondazione Magna Carta.
“Io credo che la ragione di fondo sia un’altra. Il fatto è che esiste oggi in Italia un assai forte partito trasversale della paura. E c’è poi un altro partito, di notevoli dimensioni: quello del controllo sociale. Non vi è, invece, un partito della libertà. Né a destra né a sinistra. Intendiamoci: nella storia del nostro Paese le correnti liberali sono sempre state minoritarie. E i tempi sono quelli che sono. La narrazione (ancor più che la realtà dei fatti) vuole che siano tempi di difficoltà economica e di austerità forzata. Resta il fatto che nell’Italia di oggi la politica, e ciascuno a suo modo, tende a proporre chiusure piuttosto che allargare gli orizzonti”.
“Presta attenzione al particolare piuttosto che a conquistare nuovi spazi di libertà per tutti; a legittimare atteggiamenti di prevenzione verso l’altro anziché puntare sull’empatia, la comprensione, la disponibilità”. “Accade così,” conclude Quagliariello, “che di fronte a taluni eventi epocali si assista a un deficit di iniziativa, nei casi in cui (a differenza ad esempio della guerra in Ucraina) non è in gioco il vincolo esterno.
“Non c’è nemmeno più una Oriana Fallaci che abbia il coraggio di incalzare ed essere sfrontata verso il potere, per quanto trionfante. Era il 1979 quando a un Khomeyni che le chiedeva: ‘Non capisco. Mi aiuti a capire. Che cosa intende per libertà?’, lei rispondeva: ‘La libertà… Non è facile definire questo concetto. Diciamo che la libertà è quando si può scegliere le proprie idee e pensarle quanto si vuole senza essere costretti a pensarne altre… E anche alloggiare dove si vuole… Esercitare il mestiere che si vuole’”.
“Mezzo secolo più tardi, quel concetto di libertà così semplicemente espresso da Oriana è divenuto la bandiera di una protesta di massa solo qualche anno fa inimmaginabile. Noi però non ce ne vogliamo accorgere e restiamo girati da un’altra parte”, conclude Quagliariello.
Il nodo è proprio questo. Fallaci è stata una delle più grandi giornaliste che hanno unito la passione per la scrittura alla battaglia per la libertà. Se si vuole davvero sostenere la rivolta dei giovani iraniani bisogna innanzitutto aiutarli ad avere voce. Dovremmo rafforzare quelle emittenti occidentali che possono fare la differenza. Investire di più in comunicazione, per esempio su canali come Radio Free Europe/Radio Liberty, come ha scritto nei giorni scorsi Anne Applebaum.
Non tanto per fare propaganda ma per aiutare chi si batte per la libertà a farsi sentire. E permettere al più grande numero di persone possibili nel nostro Paese (e nel mondo) di avere informazioni precise su quanto accade in Iran. Senza che i regimi, vale per quello di Teheran come per quello di Mosca, siano in grado di manipolare le informazioni disponibili.