José Mourinho, l’Inter e il pregiudizio egocentrico

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José Mourinho, l’Inter e il pregiudizio egocentrico

24 Febbraio 2010

Perchè la squadra di calcio italiana che schiera 3 dei giocatori più forti del mondo nei rispettivi ruoli (portiere, difensore di fascia destra e centrale), 2 tra i 5 più forti del mondo in altrettanti ruoli (centrale davanti alla difesa, prima punta) e 3 fra i primi 10 del mondo (seconda punta, centrale davanti alla difesa e laterale sinistro) talvolta cede all’isteria sportiva?

Semplice: è come il suo attuale allenatore, Josè Mourinho, e come l’unico altro allenatore che ha avuto. Josè Mourinho ed Helenio Herrera sono ambedue stranieri, ambedue sono passati alla storia per le loro vittorie, poche ma epiche, ed i loro temperamenti, affascinanti ed insopportabili.

Coscientemente inconsapevoli delle loro capacità riescono a perdersi in un bicchier d’acqua e consentono che gli altri mettano in discussione le loro capacità. Pieni di loro stessi sino all’altezzosità autolesionista, con una autostima che sfiora il bonapartismo sono narcisisti al punto da specchiarsi in ogni gesto tecnico della loro squadra.

I tifosi li specchiano: molti sono operai ma la maggior parte industriali, professionisti, uomini d’arte e cultura. Il loro primo impegno è nel sociale ma sportivamente sono classisti. Non concedono nulla al glamour, festeggiano i successi e piangono le sconfitte in famiglia ma i suoi giocatori e l’allenatore percepiscono compensi tra i più alti del mondo.

Ha un tifoso che fa il Presidente ed una tifosa, signora di animo e modi che segue ovunque la squadra che il padre ha reso l’italiana più celebre al mondo. Nonostante i successi più numerosi del Milan di Berlusconi. L’Inter di Mourinho, come di Herrera, accetta le sconfitte e le vittorie da predestinata.

Nel ’63/’64 aveva vinto il campionato ma la FIGC restituisce 2 punti al Bologna, penalizzato per doping di 5 giocatori. Allo spareggio il Bologna vince 2 a 0 (Fogli e Nielsen). Tutta l’Italia pallonara festeggia la sconfitta del calcio dei petrolieri. Angelo Moratti non fa una piega di fronte al dispetto ma ci pensa il Destino: da allora il Bologna galleggia fra la serie A e la serie B.

Nel campionato 1970/’71 l’Inter perde il derby del girone di andata 3 a 0. I suoi giocatori dopo una sconfitta a Napoli decidono di averne abbastanza. Nel girone di ritorno battono il Milan per 5 a 2 e vince il campionato recuperando al Milan 7 punti. Quando la vittoria ne assegnava 2! Degli scudetti lasciati alla Juventus inutile dire: moggiopoli le ha regalato la serie B! 

Il 5 maggio invece evoca la consapevolezza che l’Inter ha un solo vero avversario: se stessa! E così ai suoi tifosi ed al suo Presidente non restava che cercare un altro Helenio Herrera! Un allenatore che cercasse i “nemici” da battere, per poter vincere. Perchè diversamente l’Inter gioca solo per se stessa contro i suoi limiti!

La simpateticità tra tifosi e Josè Mourinho nasce dal fatto che da lui i tifosi non si aspettano che l’Inter vinca ma pretendono che vinca. Perché questi tifosi non solo non amano perdere ma nemmeno vincere: vogliono stravincere. Però sanno accettare di straperdere!

Il gesto delle manette sceneggiato alla TV da Mourinho nel corso della partita con la Sampdoria, costa all’Inter una punizione esemplare. La Società ed i tifosi devono accettarla. E lo facciano con la consapevolezza di due certezze.

La prima: d’ora in avanti una romanata quale quella che il capitano dei giallorossi fece all’arbitro Rizzoli importerà almeno 7 giornate di squalifica. D’ora in avanti le ‘mmuine del Presidente del Napoli ed i pianti del suo allenatore per presunti torti subiti provocheranno sanzioni disciplinari ed economiche esemplari. D’ora in avanti le capriole dei cascatori professionisti che militano in molte squadre blasonate matureranno cartellini gialli ed ammende cospicue.

La seconda: se l’Inter dovesse riuscire a vincere il campionato in corso non ci saranno più alibi per chi ha perso. Perché i Nerazzurri non avranno vinto a tavolino (2006); non per assenza di rivali all’altezza (2007); non a risarcimento dei torti subiti negli ultimi vent’anni (2008); non per revererenzialità sportiva ed arbitrale (2009) ma lo vincerà, controrrente, perché è la squadra più forte !

C’ è però un comprensibile cruccio retroscenico che alberga nelle menti neroazzurre. Un dubbio sottile come solo Richard Feynman avrebbe potuto nutrire, convinto com’era che “il futuro poggia sulla speranza generata dall’incertezza” (per gli interessati “Il senso delle cose”).

Nel caso l’incertezza, il dubbio è che il mondo del pallone abbia preso coscienza di aver fissato, con quelle decisioni, una nuova proporzionalità tra alcune tipologie di comportamento sportivo censurabile e sanzioni disciplinari. Un precedente cui potrebbe essere tentato di trovare una via di uscita.

Mario Sconcerti, da calciofilo riflessivo, ha intuito che la scure federale abbattutasi sull’Inter, pur legittima, inaugura un nuovo corso da cui non c’è ritorno. Pena la dequalificazione della FIGC e del torneo in corso. Inoltre sempre Mario Sconcerti non dice, lasciando al lettore la libertà della deduzione, che quei provvedimenti sono figli di una pretesa giacobina della Classe Arbitrale che, grazie a quei provvedimenti, recupera d’un colpo dignità e qualità di potere forte.

“Senza gli arbitri non si può giocare” riconosce un Presidente di serie A: il che non ci ha manlevato dalla più brutta tra le possibili complicità sportive, quella fra i nomofilachisti delle regole di gioco durante le competizioni ed alcune squadre! Acqua passata! Certo!

Come va considerata acqua passata quella del regolamento di conti tra Calcio Italiano e Josè Mourinho (cui è stata negata la panchina d’oro per l’anno 2008/09 come a Mancini per l’anno 2007/08).

Si archivino dunque questi eventi ma sia chiaro che d’ora in poi tutti avranno diritti di giudicare gli arbitri sapendo di doverli rispettare anche se sbagliano ma che loro hanno il dovere di scusarsi se sbagliano. Quanto alla FIGC, che ha dimostrato di voler tutelare ed assecondare la classe arbitrale con sanzioni draconiane, dimostri di saper imporre uniformità di giudizio non temendo di pensionare chi incorresse in errori macroscopici. E questo a prescindere di quanto si accingono a fare FIFA e UEFA con il Sig Ovrebo per la partita Bayern Fiorentina di Champions League. E forse la FIGC con il Sig. Rossetti per il recupero Fiorentina-Milan di ieri sera.