La direttiva europea sulla casa è un rischio per l’Italia

Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

La direttiva europea sulla casa è un rischio per l’Italia

La direttiva europea sulla casa è un rischio per l’Italia

16 Marzo 2023

Il Parlamento Europeo ha approvato ieri la revisione della direttiva sull’efficienza energetica degli edifici (Energy Performance of Buildings Directive – EPBD – o Direttiva Green House), che punta ad aumentare il tasso di ristrutturazioni e ridurre il consumo energetico e le emissioni nel settore edilizio. Nulla quaestio: l’obiettivo della decarbonizzazione e la riqualificazione del patrimonio immobiliare sono fondamentali. Tuttavia, è altrettanto fondamentale considerare il contesto di riferimento quando si pensa ad un intervento normativo. Quello italiano, ad esempio, presenta sfide specifiche dovute a ragioni storiche, alla conformazione peculiare del nostro territorio e soprattutto alla visione sociale radicata nelle famiglie della casa come “bene rifugio”.

Green House, di cosa stiamo parlando?

La nuova direttiva stabilisce che gli edifici residenziali dovranno raggiungere, almeno, la classe energetica E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e pubblici, le stesse classi dovranno essere raggiunte rispettivamente entro il 2027 (E) e 2030 (D). Tenendo conto delle diverse situazioni di partenza dei patrimoni edilizi nazionali, nella classificazione dell’efficienza energetica, che va dalla lettera A alla lettera G, la classe G deve corrispondere al 15% degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche in ogni Stato membro.

Nove milioni di immobili a rischio

Secondo l’Associazione Nazionale Costruttori (Ance), in Italia potrebbero esserci fino a 9 milioni di immobili, il 60% del patrimonio nazionale, che presentano criticità in termini di efficienza energetica. La paura è che le case in classe energetica G saranno espulse forzosamente dal mercato e che si prevedano interventi colossali per quelle in classe F ed E.

Direttiva europea sulla casa, l’asse franco tedesco colpisce ancora

Tutto questo fermento normativo sembra, però, essere pensato ad uso e consumo di Francia e Germania, che da un decennio spingono sull’efficienza energetica degli edifici e si trovano rispettivamente al 17% e al 7% di necessità. Da questo punto di vista, contano molto le diverse dinamiche del mercato. In Italia, gran parte dei cittadini sono proprietari di casa, mentre in Francia e Germania l’uso del sistema di affitto porta la proprietà ad essere concentrata nelle mani dei grandi fondi di investimento che, ovviamente, hanno avuto più tempo e più risorse per dare priorità all’efficienza.

Il caos normativo oltre la direttiva europea sulla casa

In tutto questo, non dimentichiamoci che i professionisti del settore edilizio italiano oggi si trovano in un contesto di totale caos, dovuto a un quadro frammentario di interventi normativi nazionali e regionali, che creano enormi problemi per il lavoro di tutti i tecnici e, di conseguenza, per i cittadini. Con il congelamento del credito, le incertezze sui bonus e i continui cambiamenti normativi, si dubita fortemente che gli obiettivi fissati dalla recente direttiva UE possano essere raggiunti.

Insomma, l’Europa a trazione franco tedesca sembra ignorare, di nuovo, le peculiarità del contesto italiano, imponendo obiettivi rigidi e difficilmente raggiungibili per un Paese con una realtà immobiliare così complessa e diversificata. Le misure proposte saranno anche lodevoli nella loro finalità, ma rischiano di aggravare ulteriormente il caos normativo e burocratico nel settore edilizio italiano, mettendo a dura prova professionisti e cittadini.