La Gelmini cambia la scuola pensando alla persona e non ai sindacati
09 Settembre 2009
di redazione
Finalmente una svolta nella scuola. Con il ministro Gelmini si prospetta una nuova scuola più attenta alla formazione e all’ istruzione dei bambini e dei ragazzi. Le novità principali sono tante: vediamole. Fine del precariato, si assumerà in base alla reale necessità, il numero degli insegnanti dovrà corrispondere al reale bisogno delle scuole. Ciò vuol dire non creare precari, e non dare illusioni di posti inesistenti.
Tutti gli insegnanti dovranno avere una preparazione di base per rispondere ai bisogni degli alunni disabili; altro aspetto nuovo, finora la disabilità consegnata agli insegnanti di sostegno, è finita per essere spesso, per mancanza di personale specifico, abbandonata a se stessa. Saranno previsti laboratori per l’inglese e le tecnologie che prevederanno una reale preparazione rispetto a queste materie per tutti i docenti, non solo per alcuni come è stato finora.
Per insegnare sia nella scuola dell’infanzia che nella scuola primaria sarà obbligatoria la laurea quinquennale, che sarà valida per materne ed elementari. Sarà così agevolata la mobilità, ed inoltre si spera che sarà assicurata una reale competenza dei docenti rispetto alle discipline fondamentali: italiano e matematica un po’dimenticate nella scuola primaria spesso per dare spazio ai laboratori più svariati.
Spariscono le Ssis, scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario, inutile ripetizione di apprendimenti che dovrebbero essere dati per scontati con l’acquisizione della laurea.
Ci sarà un tirocinio prima di poter insegnare. Grande novità, forse la più interessante. Infatti finalmente si coglie l’importanza del saper insegnare, che è tutt’altra cosa dal sapere e dall’avere delle competenze specifiche. Molti possono essere gli insegnanti che hanno accumulato una competenza disciplinare o anche pedagogica e che poi difronte ad una classe non sono in grado di stimolare la conoscenza, di promuovere la curiosità, né di comprendere gli stili di apprendimento dei propri alunni. Non basta avere competenza disciplinare e competenza psicopedagogia, ci serve anche una reale predisposizione ed un autentico interesse per poter fare questo lavoro. Tutti i lavori che prevedono una azione sull’altro, una relazione, in particolare con i bambini e i ragazzi hanno bisogno di una capacità di accoglienza e di empatia che non è comune a tutti.
Mi sembra che proprio in queste riflessioni che emergono dalla proposta Gelmini, appaia l’originalità della riforma. Una reale attenzione alla persona, e di conseguenza alla formazione dei docenti che hanno una grande responsabilità. I docenti dovranno non solo essere competenti nelle discipline e nella relazione, ma dovranno anche valutare la loro reale predisposizione per un lavoro non facile, che prevede oltre alle competenze specifiche del ruolo, pazienza, capacità di ascolto, empatia, ed interesse per i ragazzi. Capacità che sicuramente non possono essere date per scontate probabilmente né alla fine di un corso di laurea, né alla fine di un tirocinio ; quindi ben venga l’accento posto dalla riforma su tutti questi nuovi ed importanti aspetti che bisognerà valutare come essenziali nella formazione dei docenti.
Finora nelle diverse ipotesi di scuola che abbiamo vissuto non sono state esplicitate da nessuno. Non si è data la giusta importanza né agli alunni né ai docenti. Si è posta poca attenzione alla formazione dei docenti, che ora è invece sottolineata sia rispetto alle competenze disciplinari che a quelle psicopedagogiche, sia attraverso la richiesta del tirocinio. Che diviene l’indispensabile passaggio per acquisire consapevolezza rispetto alle proprie capacità, e all’interesse che si può valutare solo attraverso il fare. Con l’esperienza l’individuo può valutare il suo sapere e il suo saper fare.