La nuova scuola di Valditara che non ha paura del lavoro

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La nuova scuola di Valditara che non ha paura del lavoro

La nuova scuola di Valditara che non ha paura del lavoro

26 Gennaio 2023

Ogni volta che nasce un governo, il ministro dell’Istruzione di turno annuncia una rivoluzione copernicana…puntualmente disattesa. Le resistenze del mondo sindacale sono tali da frenare e impedire ogni cambiamento degno di questo nome. In questi primi mesi, il ministro Valditara si era fatto notare per alcune dichiarazioni controverse, se non irricevibili per chi scrive, su tutte l’umiliazione come momento formativo e i libri sull'”impero romano distrutto dagli immigrati” e sul sovranismo come speranza di fronte “al globalismo e alla grande finanza internazionale”. Eppure, le proposte programmatiche illustrate a “Italia 2023: persone, lavoro, impresa”, la piattaforma di dialogo promossa da PwC e Gruppo Gedi, vanno nella direzione della concretezza, almeno in gran parte.

Va capito, stavolta, fino a che punto si riuscirà e vorrà arrivare. La scuola non può più permettersi di rimanere uguale a se stessa dopo le ennesime dichiarazioni di rinnovamento.

ITS e alternanza scuola-lavoro

L’impostazione gentiliana della scuola italiana, in un modo e nell’altro, va superata. Non solo in termini di collegamento con il mondo del lavoro, ma anche nella valorizzazione stessa delle materie tecniche. Così come gli Istituti Tecnici non possono essere considerati la serie b dei licei, un discorso analogo va fatto tra Istituti Tecnici Superiori e università. Sostenere le integrazioni dei due percorsi, soprattutto in relazione alle lauree umanistiche che garantiscono minore occupabilità.

Secondo Indire, “l’80% dei diplomati ITS ha trovato lavoro a un anno dal diploma, il 92% degli occupati in un’area coerente con il percorso di studi”. Altro che serie b. Si tratta di una miniera d’oro in un Paese con due milioni di neet e un tasso di disoccupazione giovanile pari al 23,7%, più dieci punti percentuali sopra alla media UE (dati del 2021). Il governo Draghi lo sapeva, tanto è vero che ha integrato la riforma degli ITS, che include maggiori stanziamenti, nel PNRR.

Per valorizzare il rapporto tra scuola e territorio, Valditara indica alcune priorità: “benefici fiscali sulle donazioni, sistema di raccolta fondi, sponsorizzazione” e, infine “attuazione degli ITS Academy”. Qual è il filo che unisce queste priorità? Il ruolo dei privati che non va demonizzato. Può essere una risorsa importante, se incentivato e veicolato adeguatamente. La medesima logica applicata all’alternanza scuola-lavoro introdotta dal governo Renzi e, da allora, avversata con forza dalla sinistra. Il ministro la definisce “fondamentale, una grande sfida”.

Ma non finisce qui, perché Valditara sottolinea che “ci sono 1,2 milioni di posti di lavoro non coperti per qualifiche non corrispondenti”. La soluzione individuata, in questo caso, è l’assunzione di “professionisti a contratto provenienti dal mondo delle aziende”. Proprio sul modello ITS. Le resistenze a tale impostazione, già si sa, saranno totali.

Valditara: scuola e istituzioni

A livello istituzionale, il ministro dell’Istruzione e del Merito porta avanti due proposte. Una a livello comunitario, una a livello nazionale. La prima è scorporare istruzione e ricerca dai vincoli di spesa europei. Il rischio, chiaramente, è che la spesa esploda e che l’allocazione delle risorse sia meno ragionata. Va detto, inoltre, che questo tema non è all’ordine del giorno delle istituzioni europee. Sarebbe, probabilmente, più sensato e pratico attuare una revisione complessiva della spesa pubblica, ricostruendo il welfare a partire da istruzione e formazione.

Più interessante la proposta sulla diversificazioni degli stipendi. Valditara suggerisce di parametrare lo stipendio al costo della vita, tema che era emerso anche ai tempi del reddito di cittadinanza. La logica è cristallina. Un professore che vive a Milano dovrebbe guadagnare più di uno che vive a Nuoro. Non perché Nuoro sia un brutto posto o perché alcune zone d’Italia meritino di essere trattate peggio, come l’ex ministro Manfredi sostiene. È l’esatto contrario. Vincolare l’entità dello stipendio al costo della vita significa scegliere l’equità. Certo, non dev’essere l’unico parametro per stabilire gli stipendi. Ma questo è un altro discorso.

Valditara: più fondi, anche per le scuole paritarie

In un Paese dove la spesa pubblica è allocata in gran parte alle generazioni che hanno indebitato l’Italia, i 600 milioni di euro aggiuntivi e annunciati da Valditara, se confermati, sono una buona notizia. C’è chi attacca: “eh ma ci sono maggiori fondi per le scuole private”. Breaking news: le scuole paritarie non sono scuole private. Seconda breaking news: se le scuole paritarie non esistessero, il sistema scolastico attuale non potrebbe reggere il peso di tutti gli studenti.

Questione di strutture, il cui stato non proprio eccellente è noto, e di fondi. Suor Anna Monia Alfieri, da due mesi Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana in virtù del suo impegno per la libertà di scelta educativa, ha ben spiegato la questione. Ad oggi, le scuole paritarie percepiscono “un contributo poco meno di 800 euro per allievo a fronte di un costo medio studente di 7 mila euro”. È inimmaginabile pensare che questi costi possano essere trasferiti per intero nelle casse dello Stato, considerate le condizioni in cui versano.