
La rivoluzione Made in Italy delle imprese creative driven

11 Ottobre 2022
Il tessuto imprenditoriale italiano non è privo di difetti, ma ha un vantaggio diffuso: la cultura politecnica. A molti potrebbero sembrare paroloni, ma è un concetto con cui ci interfacciamo spesso. Parliamo, quindi, della “capacità di realizzare prodotti e servizi in cui i saper umanistici si innestano sulle più sofisticate conoscenze scientifiche”. Parole di Antonio Calabrò, noto Presidente di Museimpresa.
Il risultato? Estetica e qualità incontrano l’innovazione. I primi a beneficiarne sono i settori più caratterizzanti del nostro Paese: arredo, abbigliamento e agroindustria. Senza dimenticare i settori in cui la tecnologia sui è spinta più avanti, come la robotica, la meccatronica, la chimica, la nautica e l’aerospaziale. Insomma, il core di tutto ciò che fa crescere il Pil.
In quest’ottica, spesso, la tradizione digitale e quella ecologica anno a braccetto, come la sostenibilità economica e quella sociale. Non si tratta solo di produrre, ma di farlo bene creando davvero valore aggiunto. Per fare tutto questo, ad ogni modo, à indispensabile la collaborazione tra imprese, intesi come soggetti attivi di cultura politecnica, e le imprese creative e culturali.
Le ricerche di Federcultura, Fondazione Symbola e Unioncamere sono inequivocabili: le imprese creative driven sono un enorme capitale sociale per l’Italia, nonché una garanzia di competitività a livello nazionale. La politica non deve immischiarsi nell’economia, è vero, ma può fare qualcosa di utile? Ristabilire gli incentivi di Industria 4.0 e liberare nuove energie grazie a una diminuzione della pressione fiscale, ad esempio, sarebbe un buon inizio.