
La schiacciata a rete di Draghi

17 Ottobre 2022
La notizia arriva in un pomeriggio di domenica. Le parole sono del presidente del Consiglio Mario Draghi e sono indirizzate alla pallavolista della nazionale italiana. Paola Egonu. “Lei è un orgoglio dello sport italiano. Avrà certamente altre occasioni per vincere altri trofei indossando ancora la maglia della nazionale”. Il tutto contenuto in un tweet da Palazzo Chigi. Poche parole, ferme, essenziali, cariche di significato che fanno il giro delle agenzie, delle emittenti nel nostro Paese.
Una frase che va ben al di là dell’ambito sportivo. Parole che hanno scongiurato un passo indietro. Che cosa è accaduto? Sabato 15 ottobre si è giocata la partita del campionato mondiale di pallavolo. L’Italia ha battuto gli Stati Uniti ed è arrivata terza conquistando la medaglia di bronzo. Come dire un buon, se non ottimo risultato. Paola Egonu, la schiacciatrice per eccellenza, un vero martello da primato, come si usa dire nel gergo pallavolista, ha confermato di essere una colonna, neanche a dirlo, della nazionale azzurra. Da molti considerata una delle pallavoliste più forti al mondo.
23 anni. Nata a Cittadella, in provincia di Padova. Alta oltre un metro e novanta. Una carriera, come si dice, inarrestabile. Ma di colore. Una notizia questa, che sarebbe di per sé del tutto ininfluente. Una notizia che dovrebbe essere, per dirla in gergo, una “non notizia”. Se non servisse a spiegare che cosa è accaduto.al termine dell’incontro che ha visto la nazionale italiana vincere. La campionessa si è avvicinata al suo manager dicendogli, praticamente in lacrime: “Mi hanno chiesto perché sono in Italia. Sono stanca. Smetto”. Poi, ovviamente le precisazioni.
La presidente della Federvolley precisa: “Si tratta solo di una pausa”. E’ semplice stanchezza dopo la tensione dell’incontro, un po’ di frustrazione in seguito alla mancata medaglia d’oro. Qualcuno però ricorda gli attacchi pesanti alla Egonu sui social. Sta di fatto che in merito al fattaccio in questione si parla di alcuni, chiamiamoli tifosi, che avrebbero chiesto alla campionessa, “perché, lei, di colore, gioca, nel nostro paese?”. L’Italia.
Ovviamente, qualcuno si è affrettato a dire, come al solito, che si tratta di persone stupide che guarda casa erano nel palazzetto e che si sono permesse quel linguaggio e quelle domande. Stavolta però non si trattava di un povero emigrante in cerca di lavoro ma di una campionessa di fama mondiale. 28 anni fa toccò a un certo Roberto Baggio di un’altra nazionale, quella di calcio. Insultato pesantemente. Non era di colore, anche lui nato nel Veneto. Ma buddista. Tanto bastò per definirlo un tipo strano e fuori dai consueti canoni.
Passano gli anni eppure il vizietto, o per meglio dire l’impunità, “tanto sono solo stupidi”, continua a imperversare. Basta vedere cosa succede sugli spalti degli stadi del nostro Paese ogni domenica o giù di lì. Non si tratta di sociologia o politica. Si tratta di valori. Sì, di valori del nostro Occidente, valori di democrazia, di rispetto degli altri, dare la possibilità di essere accolti e valorizzati. Se non riusciamo a farlo con i campioni, per di più nati nel nostro Paese, come possiamo farlo con tutti gli altri?
Il melting pot in campo sportivo è per altro un valore indiscusso, anche sul piano pratico e dei risultati. Basta osservare la nazionale francese: 8 su 10 sono di colore. I bleu vincono anche per quello: tecnica, fisicità, voglia di emergere, integrazione finalizzata al risultato. Discorso che vale anche nel lavoro e nell’economia: noi abbiamo bisogno di richiamare energie, non di spedirle all’estero.
Ma stavolta l’assist vincente che, sempre per usare un gergo pallavolistico, potremmo chiamare “la veloce”, cioè un affondo rapido e imprevedibile, arriva dalla dichiarazione di Mario Draghi. E, allora tutto assume una valenza diversa.
Draghi nel suo insediamento al governo italiano, in parlamento, aveva parlato per due volte, in due passaggi diversi, del ruolo dell’Italia nella scelta atlantica. Vale a dire occidentale. Il riconoscersi – senza bisogno di scomodare la storia – nei valori di libertà, rispetto, accoglienza. Lo stesso Draghi che oggi sente il bisogno in una domenica pomeriggio di esprimersi con quelle parole che abbiamo detto all’inizio verso Paola Egonu.
Verrebbe da sorridere ricordando che si tratta di una ragazza nata in provincia di Padova che ha studiato, cresciuta, nella vita come nello sport fino a diventare una campionessa, allevata nel ricco Veneto. Di colore, è questo che per alcuni – i ‘sono solo stupidi’ – dovrebbe costituire un ostacolo e non invece un punto in più? Verrebbe da rispondere con un’altra domanda: che ci fanno loro, questi cosiddetti stupidi, nel nostro Paese? Ma qualcuno direbbe che è offensivo.
Già, che ci fa lei di colore nel nostro Paese. Perché gioca in nazionale. E’ come chiedere a un siciliano in cerca e o che lavora nel ricco Nordest che ci fa in quella terra. E questo fino a pochi ani fa accadeva davvero. Ricordiamo che le grandi nazioni hanno accolto e sono cresciute attraendo giovani menti. Hanno prosperato. Stati Uniti, Australia, Inghilterra, Nord Europa. Certo con infiniti problemi, ma è successo.
Un altro dato? Qualche anno fa due emigranti provenienti dalla Turchia, passando per la Germania sono arrivati negli Stati Uniti. Erano e sono due ricercatori turchi, diventati poi moglie e marito. Sono coloro che hanno messo appunto uno dei vaccini contro il coronavirus. Non risulta che nessuno gli abbia chiesto che cosa ci facevano negli Stati Uniti.
Ma sull’integrazione c’è ancora molto da fare, senza ideologia e senza magliette da indossare. Altrimenti si lascerà alla sola sinistra il monopolio della tutela dei diritti. Paola Egonu non è di destra, né di sinistra. E’ semplicemente una formidabile sportiva italiana, così come Draghi è… Basta nostalgia: lasciamolo schiacciare a rete. Per ora di punti ne ha segnati molti e il campionato è ancora lungo.