La sfida di Giorgetti tra energia, PNRR e riforme strutturali
22 Ottobre 2022
Giancarlo Giorgetti è il nuovo ministro dell’economia. Un dicastero chiave, quello di Via XX Settembre.
Tra misure da prendere subito per fronteggiare il caro bollette che minaccia famiglie e imprese.
Per rassicurare l’Europa che continueremo a seguire la strada delle riforme necessarie ad applicare il Pnrr.
Per la manovra che va approvata in tempi stretti. Meloni sceglie il leghista più draghiano, più europeista e vicino al Nord.
Il Nord produttivo del nostro Paese, delle imprese che ancora non hanno digerito lo sgambetto fatto a Draghi.
Le imprese che però hanno dato consenso a Fratelli d’Italia rispetto al tradizionale orientamento verso le altre forze di centrodestra.
Giorgetti, il più ‘tecnico’ tra i politici leghisti, passa dallo sviluppo economico all’Economia, la casella più importante e riempita per ultima da Meloni.
L’incarico arriva dopo l’endorsement di Daniele Franco.
Franco al Corriere aveva detto che “Giorgetti sarebbe adattissimo per questo ruolo. Con lui abbiamo lavorato fianco a fianco in questi venti mesi di governo. Abbiamo in comune l’idea che lo sviluppo economico italiano dipenda da quanto accade nel sistema produttivo. In primo luogo nella manifattura e nei servizi”.
Reuters usa l’appellativo “fixer”, uno che risolve problemi. Un pragmatico, business friendly, pro euro e con un ideale politico.
Giorgetti ha davanti un periodo difficile. Il Fondo monetario internazionale ha previsto un 2023 di recessione e inflazione.
La risposta necessaria è ancora una volta la crescita. Gli investimenti. La capacità di liberare le energie vitali delle imprese italiane.
Spendendo per bene i soldi del Piano di ripresa concordato con l’Europa. ù
L’Italia, e il Nord proiettato nel cuore produttivo dell’Europa, ha bisogno di un ministro che parli francese e tedesco, non solo inglese.
Ma soprattutto abbiamo bisogno di Pil e ridurre il debito pubblico. Il contrario di quello che è accaduto negli ultimi 20 anni.
Abbassare la pressione fiscale sulle imprese. Il costo del lavoro e il cuneo fiscale.
Ridurre la oppressione burocratica. Rendere più efficiente e meno costosa la PA e farla interagire meglio con il mercato.
C’è bisogno, soprattutto al Sud, di contrastare la disoccupazione femminile, giovanile, il fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano, i NEET.
Più libertà economiche. Più lavoro, più produttività, più innovazione tecnologica, salari più alti.
Tutte queste cose non dobbiamo essere certamente noi a dirle a Giorgetti.
Non sappiamo ancora come deciderà di muoversi il Governo Meloni. Cosa farà il nuovo ministro della economia.
Ma una cosa possiamo dirla già da ora: molto meglio Giorgetti di quella sinistra, antimercato e anti-impresa che ha bloccato l’Italia.
Governando con le mani in tasca.