La Tirrenia dei debiti naviga verso la privatizzazione

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La Tirrenia dei debiti naviga verso la privatizzazione

31 Agosto 2009

Continua miracolosamente a navigare pur essendo da tempo affondata sotto la zavorra di un debito che è il doppio rispetto al suo patrimonio netto. Con il salvataggio di Alitalia il termine “carrozzone” è passato per diritto alla Tirrenia, vettore marittimo controllato al 100% dal Tesoro tramite Fintecna. Le analogie tra le due compagnie sono evidenti: entrambe si occupano di trasporto, anche se uno è aereo e l’altro marittimo, e di conti in rosso e aiuti di stato è costellata la storia dell’una e dell’altra società.

Al 31 dicembre 2008 il patrimonio netto del gruppo era di 357,9 milioni di euro a fronte di un indebitamento finanziario di netto di 752,1 milioni, che al netto dei crediti verso lo Stato risulta pari a 618,6 milioni. La flotta è invece costituita da 72 navi, delle quali 27 adibite ai servizi locali, con 1.522 dipendenti a tempo indeterminato e 215 a tempo determinato. Numeri scomodi per chi si troverà a gestire il dossier.

Anche la procedura che il Governo adotterà per la privatizzazione sarà molto simile a quella seguita per Alitalia: un valutatore indipendente, scelto dal Tesoro, deciderà quali offerte saranno congrue. La valutazione sarà possibile solo dopo che saranno passate alle Regioni le 4 società territoriali,Toremar, Caremar, Saremar, Siremar (passeranno rispettivamente alla Toscana, Campania, Sardegna e Sicilia) che svolgono il servizio di collegamento su scala regionale. Saranno richieste ai potenziali acquirenti una manifestazione di interesse, seguita dalla fase delle offerte preliminari, poi dalla data room e dalla due diligence, per arrivare alla fase delle offerte vincolanti.

La questione principale riguarda proprio le modalità di cessione di queste società alle Regioni: quanto debito dei 752 milioni dovranno accollarsi per poter poi a loro volta gestire l’apertura ai privati delle società regionali?, è l’annosa domanda cui bisognerà trovare al più presto risposta. Il nodo delle trattative tra Stato e Regioni, ma anche per i privati interessati, sta proprio lì, sulla ripartizione dei debiti, ovvero quanti andranno alle Regioni e quanti alla capogruppo Tirrenia. E’ per questo che tra qualche giorno avranno inizio i tavoli di confronto tra le varie parti interessate: il ministero dei trasporti di Altero Matteoli, quello dell’Economia di Giulio Tremonti, Fintecna, le parti sociali e le Regioni interessate a rilevare dal gruppo le compagnie di cabotaggio regionali. Il bando di gara dovrebbe essere pronto entro la fine del mese. Insomma, l’iter per la privatizzazione di Tirrenia – di cui s’è ricominciato a parlare nel 2008 – sta partendo, con tanto di squali che già navigano nelle acque del Mediterraneo, pronti a inghiottire il boccone.

Gli armatori privati, tramite la loro associazione Confitarma, hanno manifestato interesse a partecipare alla privatizzazione.  Una iniziale manifestazione di interesse del gruppo Moby che fa capo a Vincenzo Onorato è stata confermata con un “c’è interesse ma nessuna cordata pronta”. Sarebbe invece in fase di elaborazione una maxiofferta da parte di Grandi Navi Veloci, Gnv, la compagnia di trasporto marittimo dove nel novembre 2006 il Fondo Charme (di cui fanno parte Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle, Vittorio Merloni e Nerio Alessandri) ha rilevato una partecipazione del 9% insieme a Investitori Associati e a De Agostini.

Il piano è stato illustrato dall’amministratore delegato Silvano Cassano in un’intervista pubblicata da Il Sole 24 Ore pochi giorni fa e prevede il passaggio a Gnv, società fondata nel ’92 dall’armatore Aldo Grimaldi, di tutte le navi e i marittimi della compagnia statale. L’operazione si dovrebbe basare sulla stipula di un contratto di time charter, con opzione di acquisto, che consentirebbe al Tesoro di ottenere ricavi dalle navi noleggiate. Un pool di legali, spiega Cassano, ha già redatto "un piano preliminare" e Gnv è "pronta a procedere" e ad avanzare “una proposta formale". A condizione però di discutere con i manager di Fintecna e non con quelli di Tirrenia. Nel dettaglio, sottolinea l’ad di Gnv, "siamo pronti a prendere tutte le navi e i marittimi di Tirrenia e le rotte nazionali". Non dunque le quattro rotte regionali che, in base al piano di privatizzazione messo a punto dal Governo, dovrebbero essere scorporate e assegnate alle Regioni di riferimento.

Una nuova saga si profila all’orizzone: “l’Alitalia dei mari” e siamo certi che, come già per l’Alitalia dei cieli, terrà alta l’attenzione su di sé per diverso tempo.