La vera faccia di Piazza Navona mette paura
09 Luglio 2008
“Nauseante”. Così Giampaolo Pansa, non un giornalista qualunque, aveva appena definito Antonio di Pietro sul suo Bestiario, rubrica dell’Espresso, non un settimanale qualunque. Piazza Navona ne è stata la riprova. Linguaggi e manifesti di sconclusionata virulenza. Volgarità irripetibili. Furia manichea. Evento ormai oltre la mitologia e la messa alla berlina del nemico. Sembrava una manifestazione da anni trenta contro la perfida Albione. Nessuna ironia come ai tempi dei primi girotondini. Nessuna mestizia come nell’eterno morettismo. Nessuna creatività, come nell’invenzione, sia pur greve e iperbolica, del Caimano. No. Adesso il caimano diventa il Magnaccia. E ha poco di che prendere le distanze l’ometto delle manette e dei mattinali di polizia, da colei – una comica molto appassita – che evoca “uccelli in bocca” e donne come lei, anzi, ministre, legittime rappresentanti del popolo, trattate con invidia maschilista e odio razzista. In effetti, in quella piazza di Roma, la presunta “difesa della Costituzione” scorre così come scorreva l’olio di ricino nelle gole degli avversari di Mussolini. Come alla vigilia dell’orgia giustizialista scorrevano le immagini del politico sul trattore, perfetta sintesi della sostanza dell’uomo di regime quale Di Pietro è, e che del Duce raccontavano i film Luce. A piazza Navona la legalità non è più uno strumento civile. E’ un fine da spione della Ddr. Un manganello da calare sulla testa di un tale che non è più riconosciuto nemmeno come un essere umano tra noi, esseri simili. No. Berlusconi è il diavolo in persona. E’ Jack lo Squartatore della comunità. E’ la Spectre di tutti i poteri occulti. E poi quella strana, inquietante, totalitaria insinuazione. E cioè che il voto degli italiani è “una truffa”, “un trucco”, “una farsa”. Quella piazza lì, come la marmaglia che marciava contro la socialdemocrazia di Weimar. Pezzi di spartachismo comunista e, soprattutto, camicie brune hitleriane. “Non sono di sinistra”. Con queste parole Piero Sansonetti, non un direttore qualsiasi, aveva preso le distanze dalla manifestazione del ducetto di Montenero delle Bisacce, e poi da quelle facce lì, così terree, così gogoliane, anime morte, di Travaglio, Flores D’Arcais, Camilleri. Non sono di sinistra. Non solo. Non sono neanche più l’antipolitica. Sono solo racaille. Feccia. Per fortuna l’Italia di Berlusconi non è la Repubblica di Weimar. Anche per questo il Pd e Veltroni non solo farebbero bene a prendere le distanze dall’Idv. Ma dovrebbero tranciare ogni ponte. Marcare linee di confine invalicabili. Scacciarlo all’estrema destra della Camera e del Laticlavio. Perché c’era proprio di tutto a piazza Navona. Tranne, appunto, lo spirito di libertà, civiltà e democrazia.