
Landini sotto scacco: crescono occupazione e salari agli statali

10 Maggio 2022
Se un alieno fosse stato catapultato al concertone del 1º maggio non penserebbe solo che in Italia ci sia l’anarcocapitalismo, ma anche che questo fosse causa di precarietà e disoccupazione. Come spesso accade, ci pensano i dati Istat a smentire la narrazione catastrofista dei sindacati e di un pezzo di sinistra.
Migliorano i dati dell’occupazione
Nei dati pubblicati a marzo è segnalato un aumento del tasso di occupazione rispetto al mese precedente, che cresce dello 0,3% e raggiunge il 59,9%. Sono invece diminuiti il tasso di disoccupazione, che è sceso fino all’8,3%, e il tasso di inattività che ha raggiunto il 34,5%.
Questi dati sono ancora più incoraggianti se confrontati al primo trimestre del 2021. Infatti, il numero di occupati è cresciuto del 3,6% che significa +804mila unità. Anche in questo caso si registra un calo pari al 16,6% del numero di persone in cerca di lavoro e pari al 5,5% degli inattivi tra i 15 e i 64 anni.
Crescono i contratti a tempo determinato, ma non solo
Nell’ultimo anno sono cresciuti sia i contratti a tempo determinato quanto quelli a tempo indeterminato. Si tratta di un aumento rispettivamente di 103mila e 19mila unità. Esso riguarda sia le donne, finalmente tornate a livelli di occupazione pre-pandemici, che gli uomini. L’occupazione a tempo determinato non deve fare paura, soprattutto nello scenario di incertezza in cui tutti stiamo vivendo. Le stesse imprese hanno bisogno di gestire picchi di lavoro la flessibilità che questo tipo di contratto garantisce. Un discorso a parte dovrebbe essere fatto sul rapporto delle imprese con i contratti collettivi nazionali, non sempre applicati alla lettera e spesso ignorati dalle cooperative.
Rosario Rasizza, presidente di Assosomm e amministratore delegato di Openjobmetis, ha commentato questi dati focalizzandosi sul tessuto imprenditoriale. “I recenti numeri sull’occupazione in Italia – ha asserito – indicano innanzitutto. Direi chiaramente, la capacità delle nostre aziende di essere resilienti di fronte alle avversità, anche gravi come un conflitto così vicino a noi, e di sapersi innovare per cogliere le opportunità di crescita”.
Gli aumenti nella PA
Intanto, dopo il via libera di ieri della Corte dei conti, l’Aran e i sindacati hanno firmato in via definitiva il nuovo contratto delle Funzioni Centrali. Oltre all’inedita regolamentazione del lavoro agile, è stato stabilito che le progressioni di carriera saranno senza concorso e che ci sarà un periodo transitorio in cui le promozioni potranno avvenire in deroga al titolo di studio.
Gli aumenti a dipendenti sono un altro capitolo rilevante dell’accordo, che in qualche caso arriveranno addirittura a 10.458€ all’anno per i livelli superiori. Va detto che l’incremento medio consterà di 1625€ spalmati su 13 mensilità, ma non è certo il governo austero dipinto da Landini&Co. Tanto più che nell’accordo sono inclusi gli arretrati, non proprio spiccioli.