Lasciamo al Cav. la possibilità di fare le riforme di cui il paese ha bisogno
19 Luglio 2011
Con la presentazione della bozza di Riforma istituzionale (superamento del bicameralismo perfetto, riduzione dei parlamentari con retribuzioni rapportate al lavoro effettivo, rafforzamento del Primo Ministro, norme anti-ribaltone) e di quella fiscale (tre aliquote al 20, 30 e 40%), che si aggiungono a quella della Giustizia, già all’esame del Parlamento sia pur tra mille insidie, tutte le grandi Riforme costituzionali che costituivano l’ossatura del programma di governo approvato dagli Italiani sono sul tavolo di quel che resta della legislatura.
Né sono le sole, dato che non sono meno importanti quelle che si propongono di espandere la libertà d’intrapresa costituzionalizzando l’aureo principio liberale per cui tutto ciò che non è vietato deve ritenersi automaticamente consentito, quelle che puntano a promuovere la valorizzazione dei meriti oppure quelle che vorrebbero sancire l’obbligo del pareggio del Bilancio dello Stato, cui si possono aggiungere altre innovazioni di diritto ordinario, ma non per questo meno significative, come il rilancio dell’apprendistato, che punta a professionalizzare all’interno di una visione meno ingessata e più pragmatica delle relazioni universali.
Se si pensa che questa è stata anche la legislatura che ha liquidato i residui del’68 nella Scuola e nell’Università e che ha messo in sicurezza il sistema pensionistico, non si può negare che per il governo Berlusconi si prospetterebbe un consuntivo molto meno deficitario di come viene presentato, ove ovviamente si considerino le condizioni internazionali che ha dovuto scontare; e ove le suddette riforme andassero in porto, sia pure al netto del Referendum confermativo purtroppo non superato dall’analoga Riforma istituzionale del precedente governo-Berlusconi, che avrebbe disinnescato sul nascere -con il taglio della “casta” e con una maggiore efficienza di un sistema ad accresciuta democrazia diretta- le dilaganti pulsioni anti-politiche che stanno indebolendo il nostro Paese in una fase drammatica dell’economia mondiale.
Non si può peraltro non nutrire un pesante pessimismo sulla buona riuscita di questo ambizioso progetto, se si considera che i tempi disponibili sono troppo ristretti rispetto al lungo e tortuoso cammino da percorrere, ingenerando un amaro rimpianto per gli anni perduti ed il logoramento di un Governo e di una maggioranza ai quali non è stato risparmiato alcun tipo di attacco, in un assedio soffocante e concentrico che ha di fatto loro impedito di respirare, dovendo ininterrottamente difendersi da interminabili e ininterrotte insidie.
Ciò detto, si illude la sinistra se pensasse di potersi realmente giovare della fine del berlusconismo. Le aggressioni micidiali che tentano di liquidare il Cav. stanno colpendo alla radice l’intero sistema politico italiano, e dal big-bang che potrebbe conseguire il ceto politico attuale verrebbe totalmente disintegrato. Dopo la “Seconda Repubblica” non c’è il ritorno alla “Prima”, di cui PD, UDC ed anche SEL sono eredi, ma una masnada di giustizieri auto-referenziali ed oscurantisti, che non avranno pietà per nessuno e da cui rischiamo di dover difendere le nostre libertà fondamentali e le condizioni stesse del nostro sviluppo.
Molto meglio consentire al Cavaliere di chiudere la sua stagione con un lascito di pur tardive innovazioni, che consentano alla nostra democrazia di rigenerarsi senza pericolose avventure. Nell’interesse di tutti gli italiani.