Le domande che uno schieramento liberale, popolare e conservatore come il PdL non può sottacere
29 Febbraio 2008
di Carlo Meroni
Intervenendo in merito all’opinione del Sen. Prof.
Quagliariello, gradirei chiarire alcuni punti sui quali si rischia di far dire
all’elettorato cattolico cose che in realtà non gli appartengono. Nonostante
questi siano argomenti già discussi in parecchie sedi e nelle più svariate
occasioni, ogni schieramento politico continua ad avere il proprio personale
punto di vista, col quale cerca di convincere ogni singolo cattolico della
bontà e della correttezza della propria opinione, per nulla in contrasto con la
fede dell’elettore. In parole povere: io non sono un credente, ma vota per me e
ti assicuro che non farai un dispiacere a Gesù.
Cercherò, nel limite delle mie capacità, di spiegare cosa
prova, cosa pensa, cosa interessa un cattolico praticante che si sente
fortemente ed orgogliosamente italiano, e vorrebbe essere governato da
istituzioni che propongano uomini caratterizzati da un certo spessore
intellettuale, morale, politico; e non pedine che siano semplici espressioni di
un equilibrismo più utile ad un gioco di società: io ti do la presidenza della
regione cruciale e tu in cambio mi dai il ministero della sanità più un
amministratore delegato FS. Si, però facciamo che io metto cinque parlamentari
nella tua lista, rinuncio al simbolo e tu mi dai un quinto del rimborso
elettorale.
Mi chiedo come faccia la classe dirigente di questo
benedetto paese a credere ancora che gli italiani non si accorgano di tutte
queste autolesionistiche manovre.
Il PD doveva essere la vera novità politica italiana:
facciamo da soli, e vi sorprenderemo. Certo, ma per la faccia tosta: prima
proclami americaneggianti, poi le imbarazzanti parentele con Di Pietro ed i
radicali. Cosa manca per essere identici ad un anno fa? Credono che basti
rimandare a dopo le elezioni l’alleanza con la sinistra radicale o lasciare a
piedi De Mita e i quattro gatti di Boselli per rifarsi una verginità?
Per questo sono arrabbiato col PdL. Perché noi, a differenza
delle ipocrisie del PD, avevamo la possibilità di proporre qualcosa di
veramente diverso e nuovo, ma abbiamo ceduto alle logiche della solita
politichetta all’italiana.
E qui vengo al punto, permettendomi di contestare
educatamente alcune tesi del Sen. Prof. Gaetano Quagliariello.
Gradirei però fare una premessa. E’ bello vedere come se da
un lato tutti invochino la distanza fra lo Stato e la Chiesa, tutti plaudano a
quanto sia anacronistico un partito dei cattolici, o non si perda tempo nel
ribadire che talune scelte etiche competono solo alla sfera personale e non
debbano entrare nell’agenda politica; nel contempo ci si affanna, da destra e
da sinistra, nel tirare per la giacchetta tutti quelli che vanno a messa la
domenica allo scopo di ottenerne il voto. Ma se siamo dei panda in via
d’estinzione come volete far sembrare, lasciateci nelle nostre riserve, no? La
verità è un’altra. Noi cattolici romani praticanti in Italia non siamo certo la
maggioranza, ma nemmeno quattro gatti. E la politica lo sa bene. Però abbiamo
un difetto inconciliabile con l’attuale società: non siamo prepotenti, non alziamo
la voce, non vogliamo imporci con la forza fisica, ma cerchiamo di discutere
con la sola forza della ragione. E questo ci mette sul piano dei perdenti. Per
ora. Poi un giorno faremo tutti un altro tipo di resoconti.
E’ molto più facile dire “i temi etici non devono entrare in campagna elettorale”, piuttosto
che imporre il contrario. Nel primo caso, i credenti non comprendono ma
accettano, come è nel loro stile da oltre duemila anni. Cercano di portare
comunque avanti una lenta, silenziosa e faticosa battaglia a sostegno di quelle
idee che la fede in Cristo ha instillato in loro.
Nel caso contrario, si avrebbe una vera e propria
sollevazione: fughe di massa di tutti i cosiddetti “laici” da questo o quel
partito, cortei di protesta e sollevazioni popolari in merito alle ingerenze
vaticane. Allora si giunge al solito compromesso: non si parla di temi etici
così non scontentiamo la massa ciarlante, però mettiamo in lista due/tre nomi
che ben rappresentano questi temi, in modo da fungere da richiamo anche per i
silenti cattolici.
Torniamo alle posizioni espresse dal Senatore Quagliariello.
La prima annotazione che desidererei proporgli riguarda le presunte
preoccupazioni della Chiesa in merito al nuovo sistema politico bipolare
italiano, e le eventuali tentazioni per un ritorno al passato. Innanzitutto
attendiamo il risultato delle elezioni per verificare se questo bipolarismo
sarà così marcato (io lo spero, ma mai fare i conti senza l’oste…). Ad ogni
modo rassicuro il Senatore che la Chiesa ha ben altre preoccupazioni. Essa è
nata dall’intenzione di un Dio che si è fatto uomo Egli stesso, come ci ricorda
lo splendido inizio del Vangelo di Giovanni, proprio per condividere in tutto e
per tutto la nostra situazione. La Chiesa è la Sposa fedele di questo logos fatto Uomo. Detto questo, è
evidente come per la Chiesa non ci sia un patrimonio più prezioso che l’uomo
stesso, imitazione di Cristo e fatto ad immagine e somiglianza del suo
Creatore. La Chiesa è interessata all’uomo, è coinvolta nel suo destino, ama
ogni singola creatura umana che a lei viene supplicante e desiderosa di
sperimentare una visione della vita un po’ più ampia di quei settanta/ottanta
anni di gioie e dolori che a tutti noi spettano in regalo.
Ecco perché se c’è qualcosa di cui la Chiesa è preoccupata,
questo è il destino dell’uomo. Un destino che la Chiesa è abituata a vedere al
di là della semplice durata di una legislatura, e che ha delle prospettive un
po’ differenti. La Chiesa desidera una piena realizzazione dell’uomo! E questa
buona riuscita del progetto divino, che passa attraverso la nostra assoluta
libertà d’azione, compenetra ogni nostro campo d’azione quotidiano, politica
inclusa. La Chiesa è preoccupata quindi se si passerà dal “sex without babies” degli anni ‘70 al “babies without sex” di domani, se la presunzione di onnipotenza
dell’uomo oserà avvicinarsi troppo a derive pericolose per la sua stessa sorte,
se l’assoluta fede nella scienza e nel progresso sapranno fermarsi prima di
quel limite che contempla la nostra naturale finitezza, se lo Stato anteporrà
la sua azione alla sacralità e libertà del singolo soggetto “persona umana”.
Questo interessa alla Chiesa. Interessa far capire che alcuni mattoni che oggi
stiamo ponendo uno sopra l’altro cementandoli nelle nostre coscienze, se apparentemente
paiono una costruzione di quel “progresso” che renderà la nostra vita più
semplice, efficace, sicura, duratura, salubre per tutti noi; in realtà sono dei
mattoni che non fanno altro che avvicinarci alla nostra stessa distruzione.
Per questo la Chiesa pone così insistentemente l’accento sui
temi etici della vita, della famiglia, dell’educazione. Perché ama così tanto
quell’uomo che invece crede di saper fare già così bene tutto da solo, salvo
poi trovarsi in mano la polvere ottenuta dal risultato dei suoi stessi
disastri.
La Chiesa ha a cuore il destino dell’uomo, non “le cose dei
partiti”. Di questo ne sono più che certo. Ma il destino dell’uomo passa anche
attraverso le opere di coloro che tengono le redini di una nazione: per questo
la Chiesa cerca di essere sempre così prudente ma ferma e convincente nelle sue
posizioni, pur non avendo nostalgia alcuna per un “partito dei cattolici” e
cercando invece incessantemente “cattolici impegnati in politica”, poiché la
difesa della libertà è inscindibile dalla difesa della Verità, come sosteneva
Giovanni Paolo II nella “Veritatis Splendor”.
Secondo punto: l’identificazione nello scudo crociato.
Parliamoci chiaro: per cinquant’anni la DC non è stata altro
che il “male minore”. L’alternativa era quella di finire in pasto ai rossi e
fare la fine dell’Ungheria. Dire però che qualcuno potrebbe, nel 2008, avere
nostalgia della DC mi pare pura follia. Sono abituato a non fidarmi proprio di
chi si mette in mostra nel fare la comunione tutte le mattine, figuriamoci se
posso avere nostalgia di quella DC così ipocrita e maneggiona. Ma è servita
anche quella pagina di storia, nel bene e nel male. Pagina che ora è chiusa, e
così deve restare. Credo che le insistenze di Casini in merito allo stare in
proprio siano più legate a poca condivisione di temi programmatici col PdL
(ipotesi alta) o situazioni monetarie legate a finanziamenti e rimborsi
elettorali (ipotesi bassa ma più praticabile).
Il simbolo, era solo una questione di lana caprina.
Bazzecole. Il cristiano trova il suo vero scudo nella fede in Cristo. Quello
crociato con la scritta “libertas” lo possiamo mettere anche in soffitta. Che
conta è ciò di cui si vuole discutere, di ciò che sta nell’agenda politica e
programmatica di un partito. Da interista nato, potrei votare anche un PdL con
lo scudetto del Milan come simbolo, basta che mi prometta di portare in aula
parlamentare ciò che mi preme per il futuro dei miei figli.
Terzo punto: si dice che la Chiesa rischia di perdere di
vista il “voto dei cattolici” per accreditare un “voto cattolico” che non
esiste più. Non capisco come non possa essere chiaro questo punto e ci si
arrovelli attorno a simili differenze lessicali. Nel celebre passaggio dove
Cristo ricordava di dare a Cesare ed a Dio ciò che era di loro spettanza, non è
secondario ricordare che stava rispondendo a chi, provocatoriamente, gli
chiedeva se fosse lecito pagare i tributi all’imperatore. Questo per metterlo
in difficoltà: in un modo o nell’altro avrebbe scontentato i romani o i suoi
conterranei. E invece Gesù ne uscì alla grande come sappiamo. Ma in tutto il
resto della sua vita, Gesù non ha fatto altro che farci presente con le sue
opere e le sue predicazioni di come tutta la vita possa essere vissuta (ripeto:
senza che nulla del suo sapore ci venga tolto) in un’ottica di servizio al
Padre.
Per questo è impossibile dire che non esiste un “voto
cattolico”. Mia nonna mi diceva sempre che anche i santi peccavano sette volte
al giorno. Io, fatte le debite proporzioni, sono certo di andare fuori strada
in media tra le due e le tremila volte al giorno. Ma ciò non significa che io
non debba impegnarmi nel cercare di vivere da credente nella totalità delle mie
azioni. Gesù ci ha insegnato che ci si può divertire, lavorare, pregare,
viaggiare, studiare, socializzare, aiutare gli altri… in un ben preciso modo.
Quello del cristiano. E non capisco perché il voto debba essere escluso dalle
azioni che un credente possa fare contemplando anche quella fede a cui la sua
ragione gli suggerisce di credere.
Infine, il Senatore (sulla cui integrità, serietà e
correttezza non ho nulla da eccepire, ma che giocoforza e comprensibilmente
difende alcune scelte giunte dall’alto) porge il fianco ad alcune maliziose
domande:
-Se il PdL ha deciso di non concedere l’apparentamento a
Ferrara e Casini, perché l’ha fatto con Bossi e Lombardo? Semplici questioni di
politica territoriale o semplicemente perché acquistabili più a buon mercato?
Il peso specifico dei primi due mi pare evidentemente sproporzionato rispetto
ai secondi…speriamo che non lo sia anche in termini di voti. Non avere Casini e
Ferrara in lista, per avere Angela Sozio e Katia Noventa sarebbe davvero
imperdonabile.
-La scommessa di cui parla (“far vivere laicamente le tematiche dell’identità cristiana in un
grande partito di governo”) è quanto di meglio io possa sperare. Ma se non
sbaglio Berlusconi ha detto proprio il contrario di quanto Lei espone: alcune
tematiche devono restare una questione di coscienza personale. Riusciranno
Quagliariello, Formigoni, Mantovano e Roccella a far cambiare idea al
Cavaliere, senza passare da un Fini che ormai è quanto di più impresentabile
per un partito che si voglia definire conservatore? Potrà il PdL contrastare
davvero la prosecuzione della deriva ideologica del PD, che pur travestito da
moderno partito di ispirazione anglosassone continuerà a riproporre le stesse
ostinate battaglie anti-uomo di quaranta anni fa? Il vero pericolo non rischia
di essere la vostra contrapposizione interna con Capezzone, Prestigiacomo, Fini
e tutti coloro che nel PdL fanno di una non precisata “laicità” il pretesto per
captare benevolenze laddove è più difficile ottenerle mediante serie battaglie
culturali?
Lei lo sa meglio di me: oggi vale assai di più l’emozione
che la ragione, per questo le prospettive a lungo termine paiono così barbose
ed inutili. Meglio un bel figlio in provetta oggi che una deriva eugenetica
domani. Vi auguro di pesare molto, all’interno del PdL, e perciò consiglio una
bella “dieta ingrassante”!
Concludo consigliando a tutti gli interessati la lettura di
“Cristianesimo e democrazia” di
Jacques Maritain (Ed. Passigli). Seppur scritto tra il 1942 ed il 1943,
possiede alcuni spunti di interesse ancora attuali in merito all’argomento
trattato, assai applicabili allo scenario politico attuale ed alle numerose
domande che uno schieramento liberale, popolare e conservatore come il PdL non
può sottacere.
A Sua disposizione.