L’incertezza politica dell’Italia pesa nel giudizio di Moody’s

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L’incertezza politica dell’Italia pesa nel giudizio di Moody’s

L’incertezza politica dell’Italia pesa nel giudizio di Moody’s

06 Agosto 2022

Con il calar delle tenebre, ieri sera Moody’s ha comunicato la variazione dell’outlook per il rating sovrano dell’Italia. Da “stabile” a “negativo”. La variazione non risponde automaticamente al downgrade del rating, ma l’agenzia internazionale mette in fila una serie di aspetti problematici sulla tenuta dell’economia italiana.

La fine del Governo Draghi e le elezioni anticipate del 25 settembre fanno aumentare l’incertezza sulla applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’invasione russa dell’Ucraina alimenta i dubbi sulle forniture energetiche in Europa, anche se gli stoccaggi nel nostro Paese hanno superato il 70 per cento.

Il Tesoro: “Orientamento opinabile”

La risposta del Tesoro all’orientamento di Moody’s non si è fatta attendere. Dal Ministero dell’economia ricordando che i fondamentali italiani al momento non giustificano la variazione in negativo dell’agenzia.

“Pur in un momento di rallentamento congiunturale e di tensioni geopolitiche a livello internazionale, accompagnato dalla incertezza relativa alle elezioni politiche del 25 settembre, le condizioni economiche dell’Italia non giustificano tale orientamento”. E però eccola lì, la parola chiave, “l’incertezza” politica.

Il Tesoro sottolinea che il 2021 si è chiuso con una crescita del Pil del 6,6%. Quella acquisita per il 2022 è del 3,4%. Il debito è stato tenuto sotto controllo. L’avanzamento del Pnrr procede regolarmente. I dati sulla occupazione a giugno segnano un +1,8%.

Il Dl Aiuti servirà a sostenere le famiglie in difficoltà, a calmierare il costo del gas e ad arginare il caro-bollette. Un provvedimento, quest’ultimo, preso senza fare disavanzo. Al ministero dell’Economia sono convinti che le politiche intraprese “proseguiranno tempestivamente dopo le prossime elezioni politiche”.

Crisi politica e Governo che verrà

Moody’s però non ha messo in discussione i risultati rivendicati da Mario Draghi nei giorni scorsi in conferenza stampa. Piuttosto, gli effetti sulla economia generati dalla scelta dei partiti di mettere fine alla maggioranza che sosteneva il governo di Super Mario in una congiuntura internazionale così complessa.

L’esecutivo ha risposto senza tentennamenti alla aggressione russa contro l’Ucraina e ha rafforzato la posizione dell’Italia sui mercati finanziari, nonostante lo stratosferico debito pubblico che abbiamo. E adesso? Secondo Sarah Carlson e Alejandro Olivo, gli analisti di Moody’s, il rischio è che l’Italia non prosegua sulla strada delle riforme strutturali, comprese quelle necessarie alla attuazione del Piano nazionale italiano di ripresa e resilienza.

Cala la produzione industriale

L’incertezza torna nei dati forniti ieri da Istat. Il Pil nel secondo trimestre del 2022 ha avuto una “decisa accelerazione”, facendo guadagnare al nostro Paese un punto di prodotto interno lordo. La crescita acquisita sull’anno è superiore alle stime del Fondo monetario internazionale.

Il tasso di occupazione è ai massimi dal 1977 (60,1%), scende il numero di inattivi e disoccupati. L’inflazione è un problema, grave, ma tra gli effetti indiretti dell’aumento dei prezzi al consumo c’è stato anche l’aumento del gettito Iva con un aumento delle entrate erariali del 13,5% sul 2021.

Tutto bene? Mica tanto. Istat rileva che la produzione industriale frena. A giugno, per il secondo mese di seguito, il dato sulla industria italiana arretra del 2,1%, dopo il calo di 1,1% a maggio. Sul trimestre la produzione industriale regge ma cosa accadrà in autunno?

La riduzione della produzione industriale comprende “quasi tutti i settori, con l’eccezione di quello dell’energia” (+1,9)”. Male i beni strumentali come macchine e motori (-3,3%), i beni di consumo come mobili ed elettrodomestici (-2,1%), i beni intermedi (-1,3%), prodotti chimici, metalli, tessuti.

Secondo Anfia, a giugno la produzione del’automotive italiano nel suo insieme ha registrato una flessione del 16,4% rispetto allo stesso mese del 2021. Nel primo semestre del 2022 è diminuita del 3%. Se confrontata con i primi sei mesi del 2019, la flessione del primo semestre 2022 è del -10,9%.

Una congiuntura sfavorevole

Istat è convinta che nei prossimi mesi “si attendono possibili flessioni dell’attività manifatturiera accompagnati da una moderata vivacità nei servizi”. Insomma, il calo della produzione industriale insieme all’aumento del disavanzo della bilancia commerciale, alla inflazione e alla sfiducia mostrata dai consumatori, determina “rischi al ribasso per l’evoluzione congiunturale”.

Secondo Confcommercio la frenata dalla economia alla fine di questa estate potrebbe essere “brusca”. Unioncamere si aspetta che la crescita dei prezzi peggiorerà. Certo le nuvole che si addensando all’orizzonte non sono solo un problema italiano. La situazione si complica a livello globale. Secondo Istat ci sono “segnali di decelerazione dell’attività economica” e “una elevata e diffusa inflazione continua a contraddistinguere lo scenario internazionale”.

In Europa “le prospettive appaiono in progressivo peggioramento”. In uno scenario del genere, l’orientamento di Moody’s sul futuro prossimo del nostro Paese diventa più comprensibile. Il voto anticipato, la “incertezza politica” dopo le elezioni del 25 settembre, i tempi di formazione del nuovo governo e le sue scelte di politica economica, pesano e non poco sulle aspettative per l’Italia che hanno mercati e investitori internazionali.