Magna Carta, i social e la qualità della democrazia

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Magna Carta, i social e la qualità della democrazia

Magna Carta, i social e la qualità della democrazia

07 Dicembre 2022

La comunicazione social oggi rappresenta una sfida impegnativa per la politica in tutti i Paesi occidentali. Gli strumenti digitali possono essere un’opportunità per chi ha visione, sa utilizzarli e intende migliorare la qualità della nostra democrazia.

“È fondamentale che i soggetti politici moderati, liberali, che non inseguono le dinamiche populiste ed estremiste tuttora in voga, si impadroniscano della consapevolezza e delle tecniche necessarie a utilizzare i social ai propri fini”. Lo ha detto sabato scorso il coordinatore del comitato scientifico di Magna Carta, Raffaele Perna, a margine dell’evento “A Cesare e a Dio”, organizzato dalla fondazione a Bucine, in provincia di Arezzo.

L’approccio di Perna alla questione della democrazia digitale trova una importante conferma nelle analisi più recenti sul comportamento dei cittadini in Rete. Una indagine del Pew Research Center condotta in 19 economie avanzate indica che la maggioranza dei cittadini considera i social media strumenti che hanno un impatto positivo sulla democrazia.

I social e l’indagine del Pew Research Center

La indagine del Pew Research Center è stata condotta da febbraio a giugno del 2022 su un campione di circa 25mila persone in 19 Paesi diversi. Il 57% del campione considera i social una “buona cosa” per la democrazia, contro il 35% che li considera invece una cosa “dannosa”. Il 56% degli italiani in particolare ritiene i social qualcosa di buono per la vita democratica del nostro Paese.

In tutti i Paesi presi in esame dalla indagine, i cittadini criticano il fatto che i social media alimentino divisioni ideologiche esasperate o possano determinare una manipolazione della opinione pubblica. La media in questo caso è del 65%. L’84% del campione denuncia il rischio delle fake news. Un numero consistente di cittadini, circa il 40%, lamenta infine la “inciviltà” degli utenti sui social.

Il dato più interessante è che la parte maggioritaria del campione considera gli strumenti sociali digitali una opportunità per avere più influenza nella vita politica del proprio Paese. In primo luogo dando loro la possibilità di riuscire a informarsi più liberamente sulle questioni di politica interna e i grandi eventi internazionali. I “giovani adulti” sono quelli che esprimono in modo più forte questo giudizio.

La maggioranza del campione ritiene inoltre che grazie ai social sia possibile modificare la percezione dell’elettorato sulle grandi questioni politiche del nostro tempo. Si tende a pensare che attraverso i social i cittadini possano spingere i propri rappresentanti eletti a porre attenzione alle questioni socioeconomiche considerate rilevanti. L’idea diffusa è che si possa indirizzare il politico a prendere decisioni sulla base della spinta che arriva dai social media.

Under 30

La indagine del Pew Research Center sembra confermare anche un altro dato emerso nel corso del Convegno tenuto da Magna Carta. Ovvero la forte tendenza degli under 30 a vedere nei social strumenti in grado di migliorare la vita democratica di un Paese. In 12 dei 19 Paesi presi in esame dalla indagine, gli under 30 tendono a credere molto più dei cinquantenni che i social media siano un fatto positivo per la democrazia. In Polonia, il dato raggiunge addirittura l’87% del campione.

Moderati, liberali e social media

I giovani affermano che attraverso le nuove tecnologie accettano più facilmente chi ha idee o una formazione diverse dalla loro. Credono infine che effettivamente si possa fare politica e mostrare i risultati del proprio impegno attraverso i social. Consapevolezza e capacità tecniche evocate da Perna diventano quindi fondamentali per una battaglia liberale e moderata sul campo da gioco della democrazia nel nostro Paese.

Anche perché, tecnicamente, la fase storica per le forze moderate non è delle più favorevoli. Prendiamo il mondo Facebook, la piattaforma preferita dai politici italiani. Meta sta cambiando le regole (a livello globale), complicandole. È una reazione iniziata prima del 2016 con l’emergere di una comunicazione politica fondata sulle fake news e su quella che viene definita “post-verità”.

Queste forme di comunicazione politica sono uno dei rischi maggiori per la tenuta democratica nel campione analizzato dal Pew Research Center. Populismi, complottismo, irruzione di emittenti non sempre limpide nel dibattito democratico occidentale, come nel caso della propaganda di matrice russa in Occidente. Tutto questo ha spinto Meta e le altre Big Tech ad alzare la guardia sulla promozione dei contenuti social attraverso il pay advertising.

Come cambia il mondo Meta

In breve, diventa sempre più difficile raggiungere target ristretti o singole nicchie di pubblico nel mondo Meta. Facebook ma anche altri grandi player come Google e YouTube impongono limitazioni sempre di più stringenti alla targettizzazione del pubblico. Richiedono procedure complesse per autorizzare la diffusione dei contenuti politici tramite la pubblicità.

Chi, in passato, ha investito somme consistenti per creare basi fan politiche strutturate soffre meno l’effetto di questi cambiamenti in corsa delle regole del gioco da parte di Big Tech. Chi le sue basi fan deve costruirle ex novo o ampliarle, invece, ha più bisogno di benzina. La benzina costa. Ma non è detto che spinga più la macchina come una volta.

Se quindi nei giovani e più in generale tra gli utenti dei Paesi occidentali c’è la volontà di usare gli strumenti sociali per fare politica, il cambiamento di questi stessi strumenti rende più difficile per forze non populiste un aumento della copertura social e successivamente la conversione di quelle coperture e interazioni in consenso reale.

Tecnica e consapevolezza

L’obiettivo da porsi dovrebbe essere quindi come convogliare i target di riferimento verso strutture organizzative tradizionali. I partiti politici. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto sperimentando nuove forme di mobilitazione digitale multicanale. Quindi non solo semplice comunicazione (slogan, grafiche accattivanti e acchiappalike) ma un coinvolgimento diretto dei target raggiunti nella azione politica.

Sfruttando le forme di customizzazione in real time sempre più avanzate offerte dai social stessi, ad esempio tramite la messaggistica istantanea. Non è un lavoro né facile né breve. Qualcosa del genere l’ha messa su in Francia Macron con Renaissance.

Partire da una sorta di ‘stati generali’ del mondo liberale e moderato italiano sul digitale, coinvolgendo creativi, account, sviluppatori e data scientist, oltre, naturalmente, al mondo politico, potrebbe essere una occasione per fare sistema, avere contenuti nuovi e costruire nuove forme organizzative. Al mondo moderato evocato da Perna serve quindi ragionare sulla forma partito digitale. Una questione che ancora una volta mette alla prova la qualità della nostra democrazia.

Leggi anche Arezzo, la sfida dei Moderati tra social e nuove forme organizzative