Meloni e Macron, Parigi val bene una messa
21 Giugno 2023
Quello tra Meloni e Macron è stato un incontro all’insegna della realpolitik, con l’orizzonte più largo delle prossime elezioni europee. Da una parte l’interesse di due grandi nazioni che non possono permettersi di litigare, dall’altro la lunga corsa verso il voto in Europa e le scelte politiche che dovranno fare i leader di Italia e Francia. La visita a Parigi di Meloni dopo le frizioni degli ultimi mesi era stata programmata con cura ed è servita almeno per il momento a normalizzare le relazioni diplomatiche franco-italiane.
Se la candidatura di Roma all’Expo 2030 è rimasta sullo sfondo, perché Macron ha già fatto un endorsement per Riad, si è capito (speriamo definitivamente) che sull’immigrazione e la gestione dei flussi clandestini può anzi deve esserci maggiore condivisione tra gli Stati europei. La Francia sembra approvare il ‘modello Tunisia’, lo spirito della visita fatta in Nord-Africa da Meloni con accanto la presidente della Commissione von der Leyen.
Disgelo tra Meloni e Macron
Sintonia anche sulla riforma del Patto di Stabilità. Macron non ne parla nella conferenza stampa finale, l’Italia ha un problema di debito pubblico più grave dei francesi ma a Roma e Parigi conviene fare asse al Consiglio europeo per ammorbidire la Germania e il fronte dei Frugali. C’è piena intesa sulle armi all’Ucraina, con i sistemi missilistici Samp-T italofrancesi mandati a Kiev, la cooperazione nel settore della Difesa e più in generale nell’interscambio commerciale che vale 11 miliardi di euro. Insomma serviva una tregua fra i leader dopo il Trattato benedetto da Mattarella. Non a caso Macron ha insistito molto sulla parola amicizia.
Per Meloni, dopo l’incontro con Scholz, la visita a Parigi mostra tutte le intenzioni politiche dell’Italia di proporsi come una guida del fronte conservatore e moderato europeo. Una guida all’insegna del pragmatismo e della stabilizzazione politica. Non sappiamo ancora però come potrebbe essere raggiunto questo risultato. Se puntando a ribaltare l’ordine politico europeo attuale, candidando la destra moderata a guidare l’Unione, oppure lavorando a una nuova maggioranza altrettanto variegata di quella attuale, ipotesi che non dispiacerebbe ai franco-tedeschi.
Ribaltone o nuova maggioranza con o senza Ursula
Macron è consapevole del fatto che liberali socialisti e popolari potrebbero perdere seggi nel prossimo Parlamento europeo. Tenere in piedi lo schema Ursula così com’è sarà molto complicato. L’ala destra del partito popolare europeo ha già proposto una sorta di affiliazione a Meloni chiedendo però di togliere la fiamma dal simbolo. Per adesso la risposta è stata picche. Insomma, se l’idea del ‘ribaltone popolar-conservatore’ in Europa non sembra proprio dietro l’angolo, dopo l’incontro di ieri a Parigi l’ipotesi di un allargamento della (futura) maggioranza europea prende quota. Bisognerà capire se con Ursula o meno.