Nella grande regressione occidentale c’è posto per Limonov
19 Giugno 2023
Far passare il liberalismo per una specie di tirannia soft è diventato lo sport internazionale come dimostra l’introduzione firmata da Alain De Benoist a “Grande ospizio occidentale” di Limonov (Bietti 2023). Il libro descrive un Occidente ridotto a sanatorio per anziani imbottiti di sedativi e tranquillanti, fa niente se Limonov quando decise di far conoscere la sua arte fuori dai confini dell’URSS indovina dove andò a parare, New York, USA.
“Ricevo benessere. Vivo del tuo lavoro: tu paghi le tasse e io non faccio una mazza, due volte al mese vado in un pulito e spazioso ufficio del welfare al 1515 di Broadway e ritiro il mio assegno”, scriveva il poeta in Eddie Baby lodando l’accogliente welfare americano. Limonov è diventato intoccabile dopo la biografia di Carrère, tant’è che De Benoist lo paragona, tenetevi forte, a Rimbaud.
Vita e avventure del famigerato Limonov
Ora sorvoliamo sulle famigerate avventure della buonanima di Limonov, pappa e ciccia col genocida Karazdic o impegnato a occupare Sebastopoli prima della invasione putiniana della Crimea, come ha raccontato in un recente Salone del Libro, senza contestazioni, ci mancherebbe. Occupiamoci invece dei suoi laudatores, gli intellos sovranisti ansiosi di trovare autori capaci di spalare escrementi sull’Occidente, attribuendo loro un credito letterario esagerato, neanche fossero Roth o Bellow. L’attrazione di certa destra europea (e della kultura de’ sinistra) per il confuso fanatismo post-sovietico di Limonov è un indizio della impotenza intellettuale, del narcisismo e della bancarotta morale dei chierici occidentalisti.
Gli occhi chiusi degli Occidentalisti
Accusano la civiltà che li ha cresciuti di essere senza valori, quando invece l’ordine liberale ha dato libertà e democrazia a livello globale. Deridono il rispetto per i diritti umani e confondono la libertà di parola con il politicamente corretto. Sono spaventati dal ventaglio di possibilità, dalla ricchezza e dalla diversità culturale delle società occidentali, tant’è che vorrebbero bloccare pure gli avanzamenti economici, scientifici e tecnologici che hanno evitato a milioni di persone nel mondo di morire di fame. Nella grande regressione in atto tra Europa e Stati Uniti, c’è posto anche per Limonov nel canone letterario dei perdenti radicali.