
Nella guerra ibrida, 1 a 0 per l’Europa in Romania

19 Maggio 2025
Nel fine settimana appena trascorso, tre appuntamenti elettorali hanno acceso i riflettori sull’Europa: in Polonia, Portogallo e Romania, milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne. Ma è soprattutto da Bucarest che arriva un segnale forte e importante per il contesto geopolitico odierno: l’ex sindaco della capitale rumena, l’europeista Nicușor Dan, è stato eletto presidente. Questo rappresenta un punto a favore della democrazia europea in una partita che si gioca anche sul terreno della guerra ibrida.
In Polonia, il primo turno elettorale ha visto il candidato europeista Trzaskowski prevalere di poco, forse troppo poco, sul conservatore Nawrocki. La crescita dell’estrema destra, con Mentzen e Braun oltre il 20%, rende il ballottaggio del prossimo prossimo giugno cruciale per gli equilibri futuri. Non solo quelli a Varsavia, ma nell’ambito dei Volenterosi per l’Ucraina.
In Portogallo, le elezioni legislative anticipate hanno visto la vittoria del centrodestra di Luís Montenegro seppur senza maggioranza assoluta. Il partito di estrema destra Chega ha ottenuto un risultato storico eguagliando quasi i socialisti. Un segnale di forte trasformazione del quadro politico, con l’estrema destra ormai stabilmente presente.
L’Europa, dai suoi estremi occidentali a quelli orientali, resta sotto pressione. In questo senso vale la pena riflettere sulla importanza del voto rumeno. Nei mesi scorsi, il primo turno delle elezioni presidenziali era stato annullato per violazioni al regolamento della campagna elettorale da parte del sovranista Calin Georgescu, successivamente escluso per questo motivo dalle elezioni.
Dan aveva denunciato pubblicamente gli attacchi ricevuti sui suoi profili social. “I miei account sono stati presi di mira da centinaia di migliaia di profili falsi, con commenti in un rumeno sgrammaticato provenienti da Vietnam, Pakistan, Brasile, India, Indonesia”. La Corte costituzionale rumena aveva riconosciuto l’impatto significativo delle ingerenze russe sul processo elettorale. Mentre i boss di Telegram si affrettavano ad accusare a loro volta la Francia di ingerenze digitali nelle campagna.
La vittoria di Dan, con una piattaforma europeista, pro NATO, pro Ucraina, basata sullo slogan “normalità”, la trasparenza e il civismo, dimostra che la “guerra ibrida” sui social si può vincere anche da posizioni centriste e moderate. Il risultato in Romania, quindi, rispecchia un elettorato stanco di populismi e aggressive campagne social. I rumeni, d’altra parte, non dimenticano il passato, il giogo comunista e per stare al presente il revancismo putiniano.
Dan si è mosso con accortezza sui social media, sfruttando le piattaforme per dialogare direttamente con gli elettori, diffondere dati verificati e contrastare le fake news, mobilitando la società rumena. Registrando un alto engagement sulle principali piattaforme. La ONG Funky Citizen, che segue i processi elettorali, ha definito le elezioni rumene “le più social della storia”.
Insomma, la democrazia può resistere alle manipolazioni e all’utilizzo delle piattaforme per alterare o manipolare i risultati elettorali, valorizzando la partecipazione, la consapevolezza dei cittadini e un uso corretto della informazione. Il voto rumeno congela le aspirazioni di quanti puntano a destabilizzare un’area che va da Varsavia al Mar Nero, passando per i Balcani. In attesa di capire come andrà a finire la partita in Polonia. Per ora, nella guerra ibrida, uno a zero per l’Europa in Romania.